27 agosto 2008

Le "quote-stranieri" a scuola, e poi?

Da bambino lessi una frase, mi pare di Pico della Mirandola, che diceva: "Un uomo vale tante persone quante lingue parla". Lì per li, detta da uno che si dice che parlasse circa 22 lingue, mi sembrò un po' una smargiassata, un vantarsi. Però poi, più tardi, quando iniziai a studiare una lingua straniera, ne scoprii la profonda verità. Una lingua non è solo un modo di dire una cosa, una lingua è un mondo, una cultura, una storia. Una lingua è un modo differente di pensare e di sentire (nel senso dell'inglese feel).
Non ho la fortuna di aver il dono delle lingue. Parafrasando un vecchio ebreo di uno sketl posso dire che parlo 4-5 lingue tutte in italiano (raccontino narrato da Moni Ovadia).
Però mi ha sempre affascinato l'altro. Uno straniero è sempre un mondo diverso, inesplorato e mai totalmente conoscibile. È per questo che mi è sempre piaciuto viaggiare. Mi è sempre piaciuto andare sì nelle grandi città, ma soprattutto nei piccoli paesi. In questi è ancora possibile un contatto umano, uno scoprire l'altro nella sua diversità (e svelare la propria diversità), non per giudicarla, ma per accoglierla, per esserne arricchiti. E per arricchire l'altro con la nostra diversità.
Sarà per questo che chi mi affascina più di tutti è il Totalmente Altro?
Ricordo ancora con molta riconoscenza una chiacchierata fatta con un pescatore greco in un paesino (4-5 case) della Calcidicia. Nessuno dei due parlava la lingua dell'altro, ci si arrangiava con i gesti, con qualche parola di inglese, qualche di francese, qualche di tedesco. Ma soprattutto con la voglia di comunicare e di incontrarsi. Dopo due ore di questo dialogo, mi ha invitato al matrimonio della figlia la domenica seguente.
Oppure l'incontro col contadino bavarese (non parlo tedesco) fatto anche questo in una lingua improvvisata da noi per l'occasione. Mi ha rivelato tante di quelle cose sui tedeschi (ma forse sarebbe meglio dire sui bavaresi) che non avrei appreso in centinaia di libri.

Questa lunga premessa mi è venuta in mente quando ho letto, e sentito alla radio, che c'è qualche mente che si ritiene acuta, che vorrebbe limitare il numero di stranieri nelle classi. La scuola dovrebbe insegnare a crescere, insegnare che non si finisce MAI di imparare, di scoprire. E solo aprendosi a ciò o a chi non si conosce, che si può imparare.

Quando impareremo che gli stranieri possono essere un arricchimento per tutti noi? quando impareremo che una persona sbaglia indipendentemente da dove è nata?

2 commenti:

  1. comunicare è non solo e non tanto un arte ma, credo, una necessità. Farlo è fondamentale nella vita perchè ci consente di conoscere (=amare) e di raccontarci. Farlo con chi è diverso (per sesso, razza, cultura, ecc.) è, quindi, ancora più necessario e bello.
    un abbraccio
    vincenzo

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  2. Carissimo Vincenzo, proprio ieri sera ho iniziato un piccolo corso per adulti che si preparano alla Cresima (uno di loro anche alla Comunione). Era il primo incontro, più che altro dedicato ad una introduzione e a una conoscenza reciproca (io non li conoscevo, me li aveva affidati il parroco).
    Ho impostato il discorso di fede come rapporto d'amore. E proprio da loro è venuto fuori la assoluta necessità del dialogo perché un qualsiasi rapporto funzioni, viva e cresca.

    Pace e benedizione

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