06 dicembre 2009

La speranza

Seconda domenica di Avvento

Intimamente legata all’attesa c’è la speranza. In effetti riusciamo ad aspettare proprio perché speriamo. Sarà forse proprio per questo che non c’è più, come dicevo la volta scorsa, il piacere dell’attesa: perché non speriamo più! E quello che fa più male è che sono proprio i giovani che hanno perso la speranza. L’aver rubato la speranza ai giovani penso che sia una delle colpe più gravi delle nostre generazioni di adulti.

I latini dicevano che la speranza è l’ultima dea, ad indicare che una volta che la si è persa non rimane più niente. E anche noi tante volte, ad indicare il suicidio, diciamo “un gesto disperato” cioè un gesto di chi è “senza speranza”.

Ma la speranza ha anche un’altra ‘dote’: mantiene giovani.
Nel racconto evangelico della presentazione di Gesù al Tempio (quello che si legge il 2 febbraio, la Candelora) ci sono due persone che hanno molti anni, Simeone e Anna, ma che nel loro animo sono rimaste giovani. E sono rimaste così perché non hanno mai smesso di sperare.
E la forza di questa speranza ininterrotta è che la loro speranza è basata sulla parola di Dio. Dio mantiene le sua promesse, anche a costo di farsi inchiodare ad una croce.

Che questo tempo di Avvento sia l’occasione per noi di tornare a sperare, ma soprattutto di essere segno di speranza per tutti i disperati che ogni giorno incontriamo nella nostra vita.

2 commenti:

  1. c'è un legame stretto fra futuro e speranza, e probabilmente è il senso d'un futuro "chiuso" il principale motivo dell'oblìo della speranza

    certo un orizzonte di fede è "in sè" un orizzonte di speranza, e quindi forse rimane l'ultima carta buona da giocare, per chi ovviamente è religioso, ma non solo



    ti chiedo scusa se sono sfacciato, ma qui ne parlo anch'io, nei miei modesti mezzi

    http://www.peve.it/blog/files/90b963b0533137a4d1d98afb1a166c40-255.php

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  2. Caro Diego, non sei assolutamente sfacciato.

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