06 dicembre 2009

Ritorno a teatro

Approfittando che il 29 ottobre era, oltre che il nostro anniversario di matrimonio, anche il primo giorno di prenotazione, pensando di fare un regalo diverso, ho acquistato due biglietti per il "Cyrano de Bergerac" nell'allestimento del Teatro di Roma (regia di Daniele Abbado e interprete principale Massimo Popolizio) Oggi finalmente ci siamo andati.

Erano molti anni che non andavo più a teatro (una ventina) e devo ammettere che il momento in cui le luci calano fino a spegnersi e il sipario lentamente si alza crea un'emozione che il cinema mai potrà dare.

Il Cyrano è un'opera che amo molto, ho letto almeno una decina di volte il testo. Quindi forse avevo troppe aspettative. La scenografia è molto spoglia, fredda, prevalgono (anzi, esistono solamente) i grigi e i marroncini, colori che sono anche quelli dei vestiti (a parte la mantella di Rossana che è rossa). La recitazione, specie quella di Massimo Popolizio è spesso inintelligibile. Penso che certe cose se le poteva permettere solo Carmelo Bene, che comunque rimaneva sempre comprensibile.
Anche la scelta operata nei tagli, o nel riadattamento, di alcune scene e di alcune battute hanno sottolineato una chiave di lettura che era indicata anche dalla mimica e e dalle movenze degli attori. Cioè via l'eroe romantico che lotta per la libertà contro ogni cortigianeria, rimane solo un l'idealista a cui rimane solo l'amore.
Ma proprio certe scelte registiche e recitative portano a risultati a volte ridicoli. E per un personaggio che dice "Il mio cuore non fa che nascondersi dietro il mio spirito per pudore: io parto per strappare al cielo una stella e poi, per paura del ridicolo, mi chino a raccogliere un fiore" direi che proprio non ci siamo.


2 commenti:

  1. anche a me è capitato di non apprezzare uno spettacolo teatrale o un film proprio perchè mi ero fatta un'idea completamente diversa leggendo il libro originale
    un saluto erica

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  2. Si, ma qui a mio avviso si è completamente stravolto il senso. Tutta la vita di Cyrano è stata (leggendo il testo) sotto il segno del rifuggire il ridicolo, mentre nella messa in scena che ho visto si punta molto proprio sul ridicolo. Non si tratta di una diversa idea, di una diversa lettura, ma di aver completamente stravolto il senso di un'opera. È questo che mi ha maggiormente deluso.
    Piccola nota positiva: hanno tolto, nella scena 'del bacio' la frase "un apostrofo rosa tra le parole t'amo".

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