16 dicembre 2009

Una domanda

Ho appena finito di rileggere (rileggo sempre i libri che mi sono piaciuti) "L'eleganza del riccio". Devo dire che mi è piaciuto nuovamente (non tutti i libri passano una seconda lettura). Però alla fine mi è rimasta in fondo al cuore una domanda che vorrei rivolgere a tutti coloro che credono che tutto finisca con la morte:

"Perché compier un gesto d'amore,
se alla fine nulla rimane?"

Non lo dico per giudicare, ma per capire.

Riuscire a compiere un gesto d'amore, soprattutto se nascosto, se fatto in modo che neanche chi lo riceve lo possa percepire, quando si pensa che niente di tutto ciò rimarrà, è ben più meritorio ed eroico di chi lo fa sapendo che resterà per l'eternità.

Pace e benedizione

5 commenti:

  1. con un uomo di fede, come sei tu, caro julo, provo come imbarazzo a ragionare intorno a questa domanda: se io sono buono, senza sperare nella ricompensa della vita eterna, sono ancora più buono?

    se ad esempio un uomo buono basa il suo agire esclusivamente, kantianamente direi, sulla sola forza della sua rettitudine, è forse migliore di un uomo di fede?

    io penso: in un certo senso, sì;

    però sono convinto che un "vero" uomo di fede, sia un uomo cambiato "dentro", sia un uomo la cui fiducia nel bene è ormai parte del suo essere

    personalmente non oso definirmi credente, mi sento solo un uomo in cammino nell'esperienza complessa che è la vita, e penso sinceramente che la parola di gesù sia una parola d'amore per tutti, anche per chi non crede

    non mi piace pensare al bene come una cambiale, faccio del bene, poi da morto vado su a riscuotere, come avessi investito in "bot del paradiso"

    dio è un mistero, l'anima non la salvi con una polizza

    certo, caro julo, il problema rimane, ma gesù forse per questo ci invita ad esser fanciulli, che se ragioni troppo, se già fuori strada

    pace e bene, amico mio, da un forse credente, chissà

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  2. un caro augurio per un 25 dicembre di pace e di serenità
    gesù è nato per noi , purtroppo non sempre noi siamo buoni e lo amiamo, come non amiamo gli altri intorno a noi d'altronde

    secondo me fare del bene o essere buoni non è un mestiere a pagamento o solo perchè poi avremo un premio nell'aldilà
    è qualcosa che nasce in noi e che si sviluppa con il tempo con la sensibilità che ci accompagna con l'amore anche per chi non sempre ricambia la nostra gentilezza ...

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  3. Innanzi tutto lungi da me ogni idea di 'remunerazione'. Trovo che il ragionamento 'faccio del bene così mi merito un qualcosa', da un punto di vista cristiano, sia minato alla base da una completa non comprensione del messaggio di Gesù. Se bastasse fare del bene per salvarsi allora l'Incarnazione sarebbe del tutto inutile, sarebbe bastata la legge ebraica.
    Quello che si dovrebbe fare è ribaltare completamente la prospettiva: non 'faccio del bene per salvarmi', ma 'faccio del bene perché sono salvato'.

    Dici giustamente Diego, che l'amore di Gesù è per tutti, non solo per chi crede. E difatti tutta la sua vita è proprio una dimostrazione di questo: massima misericordia per i 'peccatori', e le parole più dure e sferzanti per coloro che si ritenevano esclusivisti della fede.

    Non bisogna dimenticare che la fede è un dono. Come tale però richiede molta responsabilità. Penso che sia questo il senso delle parole di Gesù che a chi molto ha, molto sarà richiesto. Cioè se uno ha fede, proprio perché ha la coscienza di essere salvato, è maggiormente responsabile di impostare la propria vita da salvato. Ritengo che sia questo il significato di 'le prostitute e i ladri vi precederanno nel Regno'

    Ma come sempre c'è il discorso del 'già ma non ancora'. Cioè sono salvato, ma non lo sono ancora in maniera definitiva. Ecco quindi che le 'cadute' rientrano in questo cammino verso la salvezza definitiva. Fanno parte del 'non ancora'. E personalmente le trovo anche terapeutiche: mi fanno rendere conto che non sono ancora alla meta, e quindi è inutile che mi monti la testa!
    Ma anche le imperfezioni nel mio operare il bene fanno parte di questo cammino. Mi rammentano che non sono perfetto, ma sempre e comunque perfettibile.

    Penso che la più bella definizione di Dio la dia l'apostolo Giovanni nella sua prima lettera: "Dio è amore". Ma se Dio è amore, allora non c'è gesto, atto d'amore che non sia in Lui. Quindi ogni atto d'amore lo faccio solo in quanto partecipo della realtà di Dio. E questo sia che ne sia cosciente sia che non lo sia, sia che creda in Dio sia che non ci creda. Ça va sens dire che chi crede, anche qui, ha maggiori responsabilità e doveri.

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  4. A volte ci si sente egoisticamente bene per aver fatto contento qualcuno anche senza che questi lo sappia.
    Tanti cari auguri anche a te Julo!

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  5. @Artemisia
    Perché dici 'egoisticamente'? Se dopo aver fatto del bene (le rare volte che mi riesce) mi sento bene non mi sento affatto egoista.
    Pace e benedizione

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