21 marzo 2010

Il Cireneo (quinta dom. di Quaresima)

Davvero misteriosa la Via Crucis: Dio entra nella sofferenza umana, la porta sulle proprie spalle; però nello stesso tempo offre all’uomo la possibilità di condividere il suo dolore, di partecipare alla sua Passione, di dargli una mano a portare la croce. L’episodio del Cireneo ci racconta questo mistero. Dio che interviene nella pena dell’uomo e l’uomo che interviene nella pena di Dio; Dio che porta il peso dell’uomo e l’uomo chiamato a portare il peso di Dio.

Non c’è salvezza senza partecipazione; 
non c’è redenzione senza fatica condivisa; 
non c’è croce, ma neanche felicità, solitaria.

Certo non è una cosa facile, difatti il Cireneo è stato requisito, obbligato. Di fronte alla croce si vorrebbe girare al largo, dire che è troppo per le mie forze, che non è giusto, che male ho fatto per meritarmi tutto questo? Invece è questa la croce che oggi devo portare, proprio nel momento meno opportuno, nelle circostanze meno propizie. Viene da dire: “ma proprio a me doveva capitare?” Perché no, se è “capitato” anche a Dio.
Ma anche di fronte alla croce degli altri si scantona facilmente, si finge di non vedere. “Sono cose che succedono”, si dice sperando che succedano sempre e solo agli altri; “a chi tocca, tocca”, purché tocchi sempre agli altri.“Che c’entro io?” pensiamo. E invece c’entriamo eccome dal momento che “c’entra” Dio!

Chi come me ha studiato il catechismo di Pio X ricorda che una delle prime domande, la settima se non ricordo male, era “dov’è Dio?”. Dopo tanti anni non ricordo più la risposta esatta, però saprei ugualmente dare una risposta: “Dio è all’altro capo della croce”. Della mia croce. Ma anche della croce dell’altro. Dovunque ci sia una croce, non c’è che da tirarla su e siamo certi che dall’altra parte c’è Lui. Adesso sappiamo dove trovarlo

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