27 marzo 2011

terza dom. di Quaresima

Il vangelo di Giovanni nel racconto dell’Ultima Cena, invece dell’istituzione dell’Eucaristia, ci narra la ‘lavanda dei piedi’. 
A questo proposito Madeleine Delbrêl scriveva: 


Se dovessi scegliere una reliquia della Tua Passione, prenderei proprio quel catino pieno d’acqua sporca.
Girare il mondo con quel recipiente e a ogni piede cingermi dell’asciugatoio e curvarmi giù in basso, non alzando mai la testa oltre il polpaccio per non distinguere i nemici dagli amici.
E lavare i piedi del vagabondo, dell’ateo, del drogato, del carcerato, dell’omicida, di chi non mi saluta più, di quel compagno per cui non prego mai.
In silenzio...
Finché tutti abbiano capito

Per lavare i piedi a qualcuno bisogna chinarsi, inginocchiarsi di fronte a lui. È un gesto allo stesso tempo di servizio e di adorazione. Servizio all’uomo, al fratello; e adorazione all’immagine di Dio presenta in tutti gli esseri umani. 
Per lavare bene i piedi a qualcuno bisogna fissare il nostro sguardo ai suoi piedi. E dimenticare se il volto ci è noto o sconosciuto, simpatico o antipatico. Dimenticare se la persona ne è degna o meno, se è un santo o il peggiore degli uomini. Dimenticare tutti i titoli, le etichette.
L’unico titolo che conta è questo: uomo, figlio di Dio, fratello.

21 marzo 2011

Un libro ritrovato


Nell'antologia delle medie c'era un piccolo brano che mi incuriosì molto: parlava di un bambino di 4 anni, Ulysses, che vive ad Ithaca. Nelle note si diceva che il era il co-protagonista, assieme al fratello tredicenne Homer, del libro "La Commedia Umana" di William Saroyan. Trovai il libro, lo lessi tutto e devo dire che mi piacque molto.
Poi nel corso dei fatti della vita l'ho perso. Ma mi era sempre rimasto un po' nel cuore. Qualche giorno fa in una libreria l'ho trovato (l'ha riedito la Marcos y Marcos). Comprato, letto e riamato.
Non ha perso la sua bellezza. Bellezza delle cose piccole e semplici, ma che sono piene di senso, di gioia e di tristezza, di VITA. È commovente senza essere melenso.


Al di là dei nomi 'classici' (per completare il quadro c'è anche una Helen) niente a che vedere con riedizioni o riletture di Iliade od Odissea. La storia si svolge in America durante la seconda guerra mondiale. È una storia della gente tutti i giorni, degli umili che accettano “l’universo”. 
Libro adatto a tutte le età, dai 12 ai 99 anni.






Un uomo che non piange di fronte al dolore del mondo è un uomo per modo di dire. Nel mondo ci sarà sempre dolore. Questo non significa che si debba perdere la speranza. Un uomo vero si sforzerà di eliminare il dolore del mondo. Un uomo meschino non lo vedrà nemmeno, tranne che in se stesso. E un uomo malvagio, per sua disgrazia, porterà al mondo altro dolore, seminandolo ovunque andrà. Ma non è colpa di nessuno, mi sa, perché nessuno ha chiesto di venire al mondo” (p. 169).


La mano di Saroyan è piena di rabbia, una rabbia armena eppure americana: e soprattutto, la sua scrittura è fantastica, lirica fino all'ultimo punto, all'ultima virgola. (John Fante) 

20 marzo 2011

seconda dom. di Quaresima

Nei giorni che passano tra l’ingresso trionfale a Gerusalemme e la Sua Passione, Gesù si reca spesso al tempio. Durante una di queste visite c’è l’episodio dei due soldi della vedova.


Per fortuna della chiesa il suo è un esempio che continua attraverso i secoli. Quello della povera vedova è un deposito continuamente alimentato dagli umili, dai semplici, dalla gente che non conta e che non appare. Vi vengono versati fede, generosità disinteressata, sacrificio, fatica quotidiana, fedeltà sofferta, dedizione nascosta, preghiera. Cioè vangelo preso sul serio. E il tutto accompagnato da umanità, pietà, misericordia, compassione.
Ed è solo questo il tesoro della chiesa, queste sono le sue vere ricchezze.


In ogni edificio ci sono le colonne portanti, quelle che assicurano che la casa stia in piedi, e senza le quali al minimo soffio di vento la costruzione crolla. Ma queste strutture portanti sono nascoste, in vista ci sono le facciate, le pareti. Tutte cose appariscenti, utili ma non fondamentali, funzionali, a servizio delle colonne portanti.
Diaconi, preti, vescovi hanno senso solo se sono a servizio delle vere colonne portanti, di coloro che nascostamente, silenziosamente, il più delle volte senza neanche rendersene conto, reggono il peso della chiesa, fanno si che essa sia sempre viva, sia sempre in piedi. Sono tutte le ‘povere vedove’ e i ‘poveri vedovi’ che assicurano la sopravvivenza della chiesa. La continua presenza di Dio sulla terra.

13 marzo 2011

prima dom. di quaresima

In questa prima domenica di Quaresima cerchiamo prima di ogni altra cosa di cogliere il senso vero e profondo  di questo tempo liturgico.

Quando pensiamo alla Quaresima,  il nostro pensiero va subito verso la penitenza, il digiuno e la rinuncia. Pensiamo a visi tristi; pensiamo a quaranta giorni come quelli che Gesù ha passato nel deserto, in solitudine e digiuno, o ai quarant’anni che il popolo di Dio ha passato nel deserto del Sinai camminando verso la Terra Promessa.

Tutte cose vere e giuste, ma che rappresentano solo la punta dell'iceberg, la parte più visibile, ma non la maggiore né la più importante.

La Quaresima non è un tempo di austerità o di tristezza, né un periodo per coltivare la colpa fissando il nostro sguardo su di noi, sulle nostre colpe e le nostre mancanze. È soprattutto un momento per cantare la gioia del perdono. I quaranta giorni quaresimali sono il periodo che Dio ci dona per prepararsi a riscoprire le piccole primavere delle nostre esistenze.

Quando, all’inizio del Vangelo di san Matteo, Giovanni Battista proclama «pentitevi!», egli vuol dire «volgetevi verso Dio!». Sì, durante la Quaresima, noi dovremmo volgerci verso Dio per accogliere il suo perdono. Cristo ha vinto il male e il suo costante perdono ci permette di rinnovare la nostra vita interiore. È alla conversione che siamo chiamati: non a volgerci verso noi stessi in una introspezione o in un perfezionismo individuale, ma a cercare la comunione con Dio e la comunione con gli altri.

10 marzo 2011

La forza della vita





Sorpresa di questa mattina arrivando al lavoro. I boccioli hanno resistito a tre giorni di bora fino a 180. E questa mattina hanno iniziato a sbocciare.