03 aprile 2011

quarta dom. di Quaresima

Nel racconto della veglia nell’orto del Getsemani, l’evangelista Luca (22,43) aggiunge un particolare: Dio manda un angelo a consolare Gesù.


A tutti nella vita capitano dei momenti di scoraggiamento, di prostrazione profonda. Di dolore indicibile. Indicibile proprio perché non si può comunicare. Anche alle persone più care, che ci sono più vicine, la nostra sofferenza rimane in parte incomprensibile. Il sonno che coglie Pietro, Giacomo e Giovanni non è segno di indifferenza, ma del nostro limite umano, Nel dolore dell’altro, per quando ci sia caro, rimane sempre una zona irraggiungibile, incomprensibile, misteriosa.


Quando si soffre così, ci si sente sempre molto soli, abbandonati da tutti. Anche Dio a volte sembra lontano e insensibile al nostro dolore.
Ma se proprio in quei momenti si ha la forza di dire: “Non io, ma Tu. Non la mia ma la Tua volontà sia fatta”, allora il Signore ci manda un angelo per consolarci, per darci forza e coraggio.


Può essere un sorriso da una persona sempre seria, un “grazie” per qualcosa che neanche ci siamo accorti di fare, un gesto di amicizia e di affetto da chi conosciamo appena. Sono cose apparentemente piccole, ma che ci danno forza, ci danno il coraggio di affrontare la prova che stiamo vivendo, danno al nostro cuore un po’ di pace e di serenità. Ci fanno capire che non siamo soli, ma che c’è Qualcuno che ci ama di un amore molto più grande del nostro dolore.

1 commento:

  1. Grazie del passaggio!
    Sono in tutto d'accordo con te...
    Bella anche la riflessione della Delbrel, la faccio mia in questo cammino quaresimale.
    ciao!
    Ernesto

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