20 maggio 2011

L'ennesima occasione persa.


Non ho mai amato molto Susanna Tamaro. La reputo una scrittrice molto sopravalutata. I suoi romanzi hanno degli ottimi spunti, sono belle storie, ma manca sempre, a mio avviso, qualcosa. Rimangono sempre al di qua di quella soglia che ne farebbe dei libri splendidi, dei capolavori. Ci si avvicinano molto, a volte si affaciano a questa porta, ma non la valicano mai. Insomma, dopo la lettura mi rimane sempre molto amaro in bocca, la sensazione di un qualcosa che potrebbe essere stato ma non c'è riuscito.


Complice un viaggio in treno ho letto l'ultima sua opera: "Per sempre". Mi incuriosiva il fatto che per la prima volta il protagonista fosse un uomo, e le varie critiche che avevo letto erano tutte molto favorevoli. 


Piccola digressione: ma perché la maggioranza delle critiche che si leggono su riviste, rete e quant'altro, a parte alcune eccezioni, sembrano fatte con il copia-incolla?


La storia narrata è molto bella. Scritta anche bene. Il classico libro che non riesci a smettere di leggere, ma da cui ogni tanto devi fare una pausa perché le emozioni suscitate sono talmente forti che a volte hai il bisogno fisico di fermarti a riprendere il fiato. Ma sempre con la voglia di rimetterti a leggere appena possibile, appena il tuo animo ha ritrovato un po' di quiete.


Insomma, inizio a pensare che finalmente l'autrice abbia scritto un libro veramente splendido. 


Ma poi arrivo all'ultimo capitolo, alla chiusura. E qui casca l'asino. La mia impressione è che la chiusura sia stata buttata giù. Mi ha fatto venire in mente quando a scuola dovevamo fare i temi, e quando stava per scadere il tempo a disposizione, si buttava giù una chiusura quale che sia solo per consegnare in tempo. 
Non so se l'abbia terminato in questo modo perché c'erano scadenze contrattuali da rispettare. Oppure anche se la storia l'abbia presa talmente che non sapeva più come chiuderla, quasi un taglio netto per non cadere nel vortice dell'emozione. 


A conti fatti ancora una delusione, anche se notevolmente minore delle altre volte. Quella soglia non è ancora stata varcata, ma mai come questa volta ci è andata vicino.


Però nonsotante tutto è un libro di cui consiglio la lettura.

2 commenti:

  1. a proposito delle recensioni tutte eguali, ho il sospetto che in molti casi chi le pubblica non abbia letto il libro

    sul finale del libro di s.t., avrei un'osservazione: credo che gli scrittori professionisti il finale lo scrivano subito, in modo poi da non avere «quel» problema

    comunque, io non ho mai letto alcun libro di s.t., e debbo confessare che non sono attratto

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  2. Devo dire che anch'io ho il medesimo sospetto sui critici.

    Non so come agisca S.T., ma anche a me risulta che tantissimi scrittori scrivano per prima cosa l'inizio e la fine dei loro romanzi, e poi si lascino 'trasportare' dalla storia. In questo caso invece mi sembra che il finale sia stato messo lì all'ultimo, giusto per chiudere.

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