08 maggio 2013

Dalla teoria alla pratica - Terza parte: Alcune considereazioni


Un po' di numeri

Stando al tracciato studiato a tavolino avrei dovuto fare 13,8 km. Ma in realtà, tra deviazione forzata e errori miei alla fine ho camminato per 18,9 km. Rimanendo sulle statistiche, ho camminato per 4 ore e 22 minuti, ho fatto 337 metri in salita e 418 in discesa, l'altitudine massima era di 368 metri e l'ho raggiunto a 4,8 km dall'arrivo e l'altitudine minima era di 192 metri ed era l'arrivo.
L'interruzione era di 935 metri, mentre la mia deviazione è stata di 4,94 km. Quindi alla fine, facendo qualche calcolo, i miei errori di percorso mi hanno fatto camminare giusto un chilometro in più.

La chiusura del sentiero

Il Carso triestino è sempre stato pieno di sentieri che lo attraversavano in lungo e in largo. Ma negli ultimi anni sempre più zone vengono recintate e di conseguenza i sentieri che vi passavano vengono chiusi al transito. Questa è la conseguenza spiacevole della politica degli incentivi all'agricoltura: io, proprietario di un terreno, lo chiudo con fili elettrificato, ci metto dentro una mucca (quando va bene) e mi becco gli incentivi regionali ed europei. E dei sentieri che eventualmente lo attraversavano, visto che da un punto di vista legale non esistono servitù di passaggio, non mi interessa proprio niente. Mi sa che ci vorrebbe un padre Blampied, il parroco anglicano che nel romanzo "Prigioneri del passato" di James Hilton lotta contro la chiusura dei sentieri della campagna inglese. 
Il guaio di queste chiusure è che non se ne sa niente prima. Le scopri solo quando ci vai a sbattere contro. E questo perché riguardano sentieri 'secondari'. 

Lo stato dei sentieri

Una volta, quando i vari sentieri erano usati quotidianamente o quasi, questi venivano curati, il semplice passaggio li teneva puliti. Da quando sono usato solo da qualche escursionista, se non ci sono dei volontari che provvedono alla manutenzione, un po' alla volta vengono cancellati dalla vegetazione. Un paio di volte mi è capitato che dove le carte (ma anche le foto dei satelliti di qualche anno fa) indicavano la presenza di un sentiero, abbia trovato un bel prato costellato di arbusti e cespugli. Chiaro segno che da anni il sentiero non veniva usato da nessuno e nemmeno curato.

Le carte

Questo porta al discorso carte. È sempre meglio consultare varie carte. Anche le più aggiornate (come quelle di OpenStreetMap che vengono aggiornate settimanalmente) sono sempre 'indietro' rispetto alla realtà. Le foto satellitari tipo GoogleMap o BingoMap sono un valido aiuto e un'integrazione importante. Ma non bisogna dimenticare che anche queste non sono aggiornate (anzi, a volte sono proprio vecchie).

GPS

Può essere utile in caso si abbiano tracce di chi ha già fatto il cammino. Però a mio avviso toglie un po' di 'avventura', non si corre più il rischio di perdersi. E qualche volta perdersi è bello, fa scoprire cose che altrimenti non vedremmo né scopriremmo mai. A volte perdersi è molto istruttivo.
Io lo uso per studiare dopo il cammino fatto.
Chi volesse, trova qui il tracciato gps

Considerazione finale

C'è molta differenza tra fare un cammino, un pellegrinaggio o fare trekking, hiking o una camminata. Queste ultime hanno nell'atto il loro fine, si esauriscono nel mettere un piede davanti all'altro.
Fare un cammino, un pellegrinaggio invece immette nella storia, ti ci fa entrare. Se fai un cammino 'storico', documentato, hai la sensazione, la percezione di far parte di uno stuolo di persone che prima di te hanno calpestato il terreno che stai calpestando, hanno visto il panorama che vedi. Facendo un cammino senti che sei entrato a far parte di una famiglia.
Se invece fai qualcosa di 'nuovo' senti che stai facendo qualcosa per gli altri, e non importa quanti saranno. Fosse anche uno solo, che lo sappia o meno, sarà una parte di te e tu sarai una parte di lui.


1 commento:

  1. veramente molto interessante, Julo

    anche un pochino provoca un senso di colpa nei pigracci come me...

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