08 dicembre 2013

2 dom. Avvento 2013 - Immacolata

Sempre in quell'intervista di cui parlavo la volta scorsa, papa Francesco dice: “Io vedo la santità nel popolo di Dio paziente: una donna che fa crescere i figli, un uomo che lavora per portare a casa il pane, gli ammalati. La santità io la associo spesso alla pazienza: non solo la pazienza come farsi carico degli avvenimenti e delle circostanze della vita, ma anche come costanza nell'andare avanti, giorno per giorno. Questa è la santità della Chiesa”.

Inconsciamente tutti noi associamo la santità a miracoli appariscenti, a visioni, apparizioni, a tutta una serie più o meno grande di ‘effetti speciali’. Ma così finiamo per dimenticarci che la vera santità è quella di Dio, un dio che si fa bambino, che si dona a noi nella quotidianità e nella piccolezza di un boccone di pane e di un sorso di vino, di un incontro, di un sorriso, di una carezza.

Ma soprattutto ci allontaniamo dalla nostra di santità: “siccome non riusciamo a fare miracoli non siamo santi”. È spesso questo il ragionamento, sbagliato, che facciamo. 

La santità dei piccoli gesti quotidiani! Di tutti quei gesti che facciamo ogni giorno, che magari a volte ci pesano, che ormai spesse volte facciamo senza neanche pensarci su, in maniera automatica! Eppure quei gesti, quelle azioni così banali, possono essere occasioni di incontro con Gesù, sono la via della nostra santità.

Ma un’altra cosa difficilmente associamo alla santità: la pazienza. Viviamo in una società per cui la pazienza non è una virtù, ma una cosa superata, da perdenti. Vogliamo tutto e lo vogliamo subito. Dimentichiamo che l’uomo, la natura, l’universo hanno i propri tempi. Ma soprattutto Dio ha i suoi tempi. E dimentichiamo che nella Bibbia, a partire da Adamo ed Eva, la mancanza di pazienza ha portato sempre a peccare, ad uscire dalla relazione con Dio per affidarsi a un qualche idolo, come nell'episodio del vitello d’oro nel corso dell’Esodo (Es. 32,1).

Ma c’è una persona che non ha mai dimenticato tutto questo: Maria. La donna della pazienza che ha fatto crescere il proprio figlio Gesù nella quotidianità di Nazareth, pazientemente, giorno per giorno, affidandosi ai tempi di Dio e meditando tutto nel proprio cuore.

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