09 marzo 2014

prima domenica di Quaresima

Una leggenda spagnola racconta che un penitente andava sempre a confessare lo stesso peccato dallo stesso sacerdote. Il sacerdote, alla fine, gli dava l’assoluzione, raccomandandogli però di emendarsi. All’ennesima confessione, si spazientì e non volle più dargli l’assoluzione. Si sentì allora una voce proveniente dal Crocifisso posto dietro il confessionale “Non sei mica morto tu in Croce per lui...” e Cristo abbassò il braccio dalla Croce per dare lui stesso l’assoluzione al penitente.

In genere dire “leggenda” equivale a dire “cosa non vera, cosa inventata”. E stando al vocabolario questo è proprio uno dei significati di questa parola. Ma c’è un altro significato: spiegazione, ausilio alla lettura (pensiamo alla leggenda alle figure, cioè la spiegazione di un’immagine o di un disegno).
Ed è con questo significato che vorrei usare questa leggenda.

La prima cosa che mi sembra ci illustri questa leggenda è che Dio non si stanca mai di perdonare. Anzi, per Lui è sempre il momento buono per perdonare. Basta solo che glieLo chiediamo. In fondo si è fatto uomo, ha vissuto in mezzo a noi, si è fatto mettere in croce solo per questo: perdonarci. Possiamo dire che ci perdona perché così ci può donare le gioia vera: perdona per donare.

E la seconda che ci racconta è che non importa se gli altri, se la società ci condannano. Non importa neanche se il nostro cuore ci condanna, perché Dio è più grande del nostro cuore (1Gv 3,20). Lui non chiede altro che di perdonarci. Come col figliol prodigo, non chiede neanche il nostro pentimento, non gli interessa se andiamo da Lui per calcolo, interesse o abitudine: gli basta che decidiamo di tornare da Lui. Non dimentichiamo mai che il contrario del peccato non è la virtù, ma la grazia di Dio.

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