10 aprile 2025

Un atto d'amore totale - 13/4/2025 - Domenica delle Palme


 
 
«Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi»
La sequela non si limita ad ammirare e osannare il Signore, ma è anche accompagnarlo mentre si consegna alla notte più buia, mentre, abbandonato dai suoi, si abbandona al potere per amore degli altri; è stargli vicino anche se so che non lo capirò mai del tutto. La croce non ci è stata data per capirla, ma per aggrapparci e farci portare in alto. Cristo non è venuto nel mondo perché lo capissimo, ma perché ci aggrappassimo a Lui, afferrassimo la croce per lasciarci semplicemente trasportare da Lui, su in alto, verso la luce divina, verso la pienezza di vita.
 
«Tu che hai salvato gli altri, salva te stesso, se sei il Cristo». Per tre volte queste parole colpiscono il crocifisso. Sono il ritornello che accompagna Gesù dai giorni del deserto: "se sei il Cristo, fai un miracolo, conquistaci, imponiti, sii il più forte, scendi dalla croce e allora crederemo che sei tu il Messia". Nel deserto erano le parole del diavolo, adesso lo dicono tutti: i capi, i soldati, il malfattore.
Qualsiasi re, qualsiasi essere umano scenderebbe dalla croce. Lui, no. Solo Dio non scende dal legno. Perché il nostro Dio è il Dio che entra fino in fondo nella tragedia umana, entra nella morte perché è quello il luogo dove va ogni suo amato figlio. Sale sulla croce per essere con me e come me, in modo che io possa essere con lui e come lui. Essere in croce è ciò che Dio, nel suo amore, dona all'uomo che è in croce: "Io non ti lascerò mai, sarò sempre e ovunque con te e per te". Perché il primo e più importante bisogno dell'amore è di essere con l'amato. Qualsiasi altro gesto ci avrebbe confermato in una falsa idea di Dio. Solo la croce toglie ogni dubbio, è lo svelamento supremo di Dio. La croce è l'abisso dove Dio diviene l'amante.
Fondamento della fede cristiana è la cosa più bella del mondo: un atto d'amore totale.
 
«Ricordati di me», supplica il malfattore. «Oggi sarai con me, in paradiso», assicura l'Innocente. Anche nell'agonia Gesù non si preoccupa di sé, ma di chi gli muore a fianco. In quel ladrone giustiziato, è svelata la realtà profonda di ogni essere umano: nel suo limite ultimo l'uomo è ancora amabile, ancora degno di essere salvato.
Nessuno è perduto per sempre, nessuno sarà mai così lontano da non poter essere raggiunto dall'amore di Dio: "sarai con me".
Le braccia di Gesù, distese e inchiodate, dicono solo accoglienza che non esclude, abbraccio che non può essere negato. Raccontano un cuore dilatato fino a lacerarsi molto prima del colpo di lancia. L'uomo rinasce dal cuore trafitto d'amore del suo creatore.
 

 
Cristiani e pagani

Uomini vanno a Dio nella loro tribolazione,
piangono per aiuto, chiedono felicità e pane,
salvezza dalla malattia, dalla colpa, dalla morte.
Così fan tutti, tutti, cristiani e pagani

Uomini vanno a Dio nella sua tribolazione,
lo trovano povero, oltraggiato, senza tetto né pane,
lo vedono consunto da peccati, debolezza e morte.
I cristiani stanno vicino a Dio nella sua sofferenza.

Dio va a tutti gli uomini nella loro tribolazione,
sazia il corpo e l'anima del suo pane,
muore in croce per cristiani e pagani
e a questi e a quelli perdona.

Dietrich Bonhoeffer (giugno 1944)
 
 

 
Letture:
Isaia 50,4-7
Salmo 21
Filippesi 2,6-11
Luca 22,14-23,56
 
 

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