29 aprile 2021

Condividere lo stesso soffio vitale di Dio - 02/05/2021 - V Domenica Di Pasqua


 

C'è una vigna, che non è altri che Gesù, e un vignaiolo, che è il Padre. Sono questi i protagonisti del Vangelo di oggi. E noi? noi non siamo né la vigna né tanto meno il vignaiolo. Noi siamo dei semplici tralci. Siamo una parte di Gesù, condividiamo con Lui la stessa linfa, lo stesso soffio vitale, ma solo finché siamo innestati sul suo tronco.

"Chi pota bene, vendemmia meglio" recitava un detto dei nostri nonni. Un albero, se non lo poti, muore. Se lo poti rinnova la sua forza e darà un raccolto più abbondante. È la logica della vita così come ce l'ha descritta il vangelo: "Chi ama la propria vita la perde e chi perde la propria vita per il vangelo la ritrova" (cfr. Gv 12, 23-25).
Potare è un'arte difficile e lenta. Ma è soprattutto un gesto di premura, di cura, di amore. È togliere il superfluo perché l'essenziale possa sviluppare tutto il suo potenziale.

«Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto»
Chi compie queste azioni è il Padre. È un Dio innamorato, che contempla la sua vigna e ne vede tutte le possibilità, anche le più nascoste e segrete. E proprio perché queste potenzialità fioriscano in tutto il loro splendore usa tutto il suo amore in due azioni: tagliare e potare.

"Tagliare". Prendere gli errori, le brutture della nostra vita e gettarle via. Dimenticarsele. Il male verrà bruciato.
"Potare". È come lo scultore che toglie alla pietra tutto ciò che non è scultura, come l'orafo che fa emergere da un pezzo di metallo un gioiello. Il Padre pota per ingigantire.

Ma oltre alla potatura, per portare frutto è necessario un altro verbo: "rimanere"
Rimanere non è stare fermi, inattivi. Non si tratta di rimanere in un posto, ma in una relazione, in una comunione d'amore nella quale capiamo che la stessa vita che percorre la vite percorre anche i tralci, la stessa vita di Gesù percorre la nostra vita. Rimanere significa anche ricevere le attenzioni, lasciarsi curare, custodire, potare dal vignaiolo, cioè Dio Padre.
Ma rimanere è anche non stare da soli. Abbiamo bisogno di Dio. Anche Gesù, da solo, non può far nulla! Lui è rimasto fedele a questa affermazione, anche quando dalla croce ha sentito quell'invito: "Salva te stesso!" non l'ha fatto, è rimasto sulla croce. Quello che in questo brano di Vangelo Gesù ci chiede, cioè di rimanere, lui l'ha vissuto fino alla fine. La nostra comunione con Dio è proprio in questo verbo: rimanere!


(At 9,26-31; Sal 21; 1Gv 3,18-24; Gv 15,1-8)


22 aprile 2021

A Dio importa di me - 25/04/2021 - IV Domenica Di Pasqua

 


Domenica del Buon Pastore, anche se il termine greco usato da Giovanni (kalós) può significare anche "bello". Gesù è quindi il pastore buono e bello, cioè il pastore perfetto, quello atteso. È la realizzazione delle promesse dell'Antico Testamento.

Tutto ciò che è vivo ha bisogna di cura, di amore, di protezione, di dedizione. Ogni giorno, ogni momento. E Gesù fa proprio questo. Si prende cura delle pecore, le ama, le protegge, le fa vivere e vive per loro.
E invita anche noi a fare altrettanto. Tutti noi siamo chiamati ed essere pastori delle persone: dei mariti, delle mogli, dei figli, degli amici. Perché tutti abbiamo un qualche ruolo di responsabilità: il parroco guida i fedeli, il genitore i figli, il dirigente i suoi dipendenti, l'insegnante i suoi alunni, e così via.
Essere "pastore" significa porre attenzione alle persone, non umiliarle, non esigere di sapere sempre tutto, non scaricare addosso agli altri i nostri sbalzi d'umore. La fiducia si merita, non è un diritto.
Essere "pastore" significa credere nelle proprie pecore, valorizzarle, credere che in ogni persona c'è una scintilla di Dio.
Essere "pastore" significa guidare lasciandoci guidare solo dall'amore.
Essere "pastore" significa dare la propria vita, perché le pecore sono la cosa più importante. Le pecore sono più importanti del risultato, del successo. Più importanti della vita dello stesso pastore!

Questo è possibile solo se il pastore conosce personalmente le sue pecore, se ha il nome di ognuna scritto nel suo cuore.
Per Dio siamo tutti figli unici! Non ci ama in maniera indistinta, sa tutto di noi: le gioie e le fatiche, i sogni e i limiti. Il Signore è capace di adeguare il Suo passo ai nostri ritmi, ma sa anche essere esigente quando la nostra pigrizia lo richiede. Gesù è l'unico che ci conosce veramente, e proprio per questo può amare di noi quello che gli altri o noi stessi non riusciamo ad amare.

La logica del "pastore" è la logica dell'amore, del "mi importa di te". Per Dio, l'uomo è importante. Più importante della sua stessa vita, difatti ce la dona. A ognuno di noi ripete ogni istante: "ho a cuore i passeri del cielo ma tu vali molto di più; ho a cuore i gigli del campo, ma tu vali molto di più"

È questa la bella notizia di questa Domenica: a Dio importa di me! Anche quando non capisco. Anche quando sono turbato per il suo silenzio. Perché il "bel/buon pastore" non può stare bene finché non sta bene ogni sua pecora, ogni suo figlio.


(At 4,8-12; Sal 117; 1Gv 3,1-2; Gv 10,11-18)


15 aprile 2021

Gesù, il donatore della pienezza di vita - 18/04/2021 - III Domenica Di Pasqua

 


Nei racconti della apparizioni di Gesù risorto ai discepoli ci sono molti punti in comune, soprattutto quando sono nel Cenacolo.
Innanzi tutto Gesù si mette sempre nel mezzo, al centro. Non è un fatto casuale. Essere discepoli del Risorto significa proprio lasciare che Gesù si metta al centro della nostra vita.
Essere cristiani vuol dire mettere tutta la nostra vita nelle mani trafitte di Gesù e lasciare che tutta la nostra vita sia centrata non più su di noi, ma su di Lui.

Poi c'è l'insistente dono della pace. «Pace a voi!» non è un semplice augurio, ma un dono che il Risorto fa a noi. Un dono che non è un punto di partenza, ma di arrivo: se noi lasciamo i nostri egoismi, se lasciamo che Lui diventi il centro della nostra vita, allora riusciremo ad accettare anche la sua Pace!
Perché la sua Pace è una pace vittoriosa perché passata attraverso il combattimento della Croce. È la Pace che ha una forza superiore a quella dell'odio, della vendetta, della violenza, a quella di tutte le nostre piccinerie, di nostri egoismi, delle nostre vanaglorie.

Ultimo punto in comune è la paura dei discepoli.
Ma Gesù non accetta la paura. Il Risorto è il pienamente Vivente, il portatore della pienezza di vita, che cerca con in suoi esclusivamente un rapporto di amicizia, di amore. E dove c'è amore non c'è posto per il timore: «Nell'amore non c'è timore, al contrario l'amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell'amore» (1Gv 4, 18). Gesù scaccia da noi i fantasmi della paura.
Se crediamo veramente nella Risurrezione, non c'è più nulla che giustifichi i nostri timori, le nostre ansietà. Neppure il peso del nostro peccato. Se confidiamo in Lui, il peso del nostro peccato ci farà cadere nell'abbraccio della sua Misericordia. "Qualunque cosa il nostro cuore ci rimproveri, Dio è più grande del nostro cuore" (1Gv 3, 20).
No! Le nostre colpe non sono più grandi del suo perdono. Dio è più grande anche della nostra piccineria.
«Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20) ci raccomanda san Paolo. Sa che non è facile lasciarsi riconciliare, lasciarsi perdonare. Qualche volta è più facile lasciarsi rimproverare.
Invece la salvezza consiste nel lasciarsi riconciliare, cioè nel lasciarsi amare.

Non bisogna aver paura di Dio, neppure dei suoi comportamenti a volte imprevedibili. "Ci sono benedizioni di Dio che entrano rompendo i vetri" (Louis Veuillot). Se Dio ci rompe qualche vetro è per far entrare più luce, più aria, più profumi di primavera, più vita. Con Dio tutto andrà bene, nonostante le apparenze contrarie, perché con Lui tutto è amore, tutto è bontà. Anche il più furioso dei temporali può diventare un sorriso, una carezza amorevole, un abbraccio benedicente.


(At 3,13-15.17-19; Sal 4; 1Gv 2,1-5; Lc 24,35-48)


08 aprile 2021

La più bella dichiarazione di fede della Bibbia - 11/04/2021 - II Domenica Di Pasqua


 

«... mentre erano chiuse le porte ...» e otto giorni dopo «... a porte chiuse ...»
Per nostra fortuna non sempre Gesù sta alla porta limitandosi a bussare ("Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" Ap 3,20). A volte entra, ma senza fare irruzione. Non butta giù la porta, neanche la apre: quando ci sa spaventati, bloccati dalla paura, con molta delicatezza, con infinita gentilezza, si fa piú vicino, si fa nostro prossimo.
E subito la sua pace scende in noi. Pace che non è assenza di guerre o di violenze. È molto di più: è la forza dei giusti contro le ingiustizie, è la serenità dentro le persecuzioni, è una vita che da spenta e triste fiorisce e si apre alla pienezza. È da questa pace che viene la gioia.

Ma non ci dona solo la sua presenza. Ci dona molto di più, «soffiò e disse loro: "Ricevete lo Spirito Santo"». Su quelle creature chiuse e impaurite soffia quello Spirito che aleggiava sulle acque prima della creazione del mondo (Gen 1,2), quella brezza carezzevole dell'Oreb sul profeta Elia (1Re 19, 12-14), quel vento impetuoso che sconquasserà il Cenacolo (At 2,2).

E sono proprio queste persone impaurite e asserragliate in sé stesse che Gesù manda nel mondo. Li manda così come sono, fragili e lenti nel capire, ma adesso hanno anche la Sua forza, il Suo Spirito, quel suo alito che gonfierà le loro vele e riempirà la loro vita (e anche il mondo) di Dio!
E anche noi siamo mandati così come siamo, con i nostri pregi e i nostri difetti, con i nostri limiti e le nostre grandezze, con le nostre paure, le nostre fobie, i nostri sogni e i nostri desideri, ma adesso anche con la Sua forza, con lo Spirito Santo in noi che ci sostiene e ci dona la forza di affrontare le sfide della nostra vita quotidiana.

E non si scandalizza se qualche volta anche noi, come Tommaso, siamo preda dei dubbi, se facciamo fatica a credere. Lui non ci rimprovera, ci avvicina ancora di più, ci tende quelle mani dove l'amore ha inciso una storia meravigliosamente dolce.
E a noi questo gesto è sufficiente. Quando qualcuno ti tende la mano, non ti giudica ma ti incoraggia, ti offre un petto ferito dove riposarti e riprendere fiato, sai che quel qualcuno ha un nome solo: Gesù!

E allora anche noi, con la gioia che trabocca dal cuore, gli diciamo «Mio Signore e mio Dio!».


(At 4,32-35; Sal 117; 1Gv 5,1-6; Gv 20,19-31)


01 aprile 2021

Cristo è veramente Risorto - 04/04/2021 - Domenica Di Pasqua



Cristo è risorto!
- È veramente risorto!

Veramente, e non apparentemente.
Veramente, e non probabilmente.
Veramente, e non simbolicamente.

È qui in fondamento della nostra fede,
è qui la ragione della nostra gioia,
è qui la certezza della nostra speranza.

«ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede» (1Cor 15,17)
Cristo risorto ci dice che l'amore è più forte della morte,
che l'amore è più forte dei nostri peccati,
che nessun gesto d'amore va perduto,
che solo ciò che doniamo non lo perderemo mai.

Il mio augurio di Buona Pasqua lo faccio con parole di qualcuno più bravo di me:

(padre Ermes Ronchi, frate dei Servi di Maria)
Siamo presi per il polso da Gesù (nelle icone orientali della Risurrezione Cristo afferra Adamo per il polso, là dove si sente pulsare la vita e battere il cuore), trascinati in alto dal Risorgente in eterno: chi vive in Lui, chi è in Lui compreso, è preso da Lui nel suo risorgere. Cristo non è semplicemente il Risorto: egli è la Risurrezione stessa. L’ha detto a Marta: «Io sono la risurrezione e la vita» (Gv 11,25). In quest’ordine preciso: prima la risurrezione e poi la vita.

(don Tonino Bello, vescovo di Molfetta)
Pasqua, festa che ci riscatta dal nostro passato! Allora, Coraggio! Non temete! Non c’è scetticismo che possa attenuare l’esplosione dell’annuncio: “le cose vecchie sono passate: ecco ne sono nate nuove”. Cambiare è possibile. Per tutti. Non c’è tristezza antica che tenga. Non ci sono squame di vecchi fermenti che possano resistere all’urto della grazia…!

(don Luigi Verdi, Comunità di Romena)
Risorgi, ora che la paura
domina la speranza.

Risorgi e donaci parole coraggiose
e spighe di calore,
affinché questa generazione
spezzi le catene.

Risorgi e donaci pace nei cuori
non più abitati dalla gioia,
tu che ci accogli senza
soffocare il nostro grido.

Risorgi e donaci la pazienza,
unica cura,
quando il male è scaltro.

Risorgi e donaci occhi
lacrimanti di stupore.

Risorgi, silenzioso,
a riempire la casa di luce.


Buona Pasqua di Resurrezione a tutti!