Domenica del Buon Pastore, anche se il termine greco usato da Giovanni (kalós) può significare anche "bello". Gesù è quindi il pastore buono e bello, cioè il pastore perfetto, quello atteso. È la realizzazione delle promesse dell'Antico Testamento.
Tutto ciò che è vivo ha bisogna di cura, di amore, di protezione, di dedizione. Ogni giorno, ogni momento. E Gesù fa proprio questo. Si prende cura delle pecore, le ama, le protegge, le fa vivere e vive per loro.
E invita anche noi a fare altrettanto. Tutti noi siamo chiamati ed essere pastori delle persone: dei mariti, delle mogli, dei figli, degli amici. Perché tutti abbiamo un qualche ruolo di responsabilità: il parroco guida i fedeli, il genitore i figli, il dirigente i suoi dipendenti, l'insegnante i suoi alunni, e così via.
Essere "pastore" significa porre attenzione alle persone, non umiliarle, non esigere di sapere sempre tutto, non scaricare addosso agli altri i nostri sbalzi d'umore. La fiducia si merita, non è un diritto.
Essere "pastore" significa credere nelle proprie pecore, valorizzarle, credere che in ogni persona c'è una scintilla di Dio.
Essere "pastore" significa guidare lasciandoci guidare solo dall'amore.
Essere "pastore" significa dare la propria vita, perché le pecore sono la cosa più importante. Le pecore sono più importanti del risultato, del successo. Più importanti della vita dello stesso pastore!
Questo è possibile solo se il pastore conosce personalmente le sue pecore, se ha il nome di ognuna scritto nel suo cuore.
Per Dio siamo tutti figli unici! Non ci ama in maniera indistinta, sa tutto di noi: le gioie e le fatiche, i sogni e i limiti. Il Signore è capace di adeguare il Suo passo ai nostri ritmi, ma sa anche essere esigente quando la nostra pigrizia lo richiede. Gesù è l'unico che ci conosce veramente, e proprio per questo può amare di noi quello che gli altri o noi stessi non riusciamo ad amare.
La logica del "pastore" è la logica dell'amore, del "mi importa di te". Per Dio, l'uomo è importante. Più importante della sua stessa vita, difatti ce la dona. A ognuno di noi ripete ogni istante: "ho a cuore i passeri del cielo ma tu vali molto di più; ho a cuore i gigli del campo, ma tu vali molto di più"
È questa la bella notizia di questa Domenica: a Dio importa di me! Anche quando non capisco. Anche quando sono turbato per il suo silenzio. Perché il "bel/buon pastore" non può stare bene finché non sta bene ogni sua pecora, ogni suo figlio.
(At 4,8-12; Sal 117; 1Gv 3,1-2; Gv 10,11-18)
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