25 febbraio 2021

Un lampo di luce - 28/02/2021 - II Domenica Quaresima



Penso che possano capire veramente la Trasfigurazione solo i mistici o gli artisti. Basti pensare che la prova finale per essere nominati iconografi (coloro che fanno le icone) consiste proprio nel fare l'icona della Trasfigurazione: se si riesce a 'scrivere' la 'luce taborica' si viene promossi, se non si riesce si viene bocciati. E questo dopo anni di studi e di preghiera.
Siccome io non sono un artista, né tanto meno un mistico, cercherò di balbettare alcuni pensieri su questo brano del Vangelo.

Gesù chiama con sé solo tre dei dodici. A ben guardare sono i tre apostoli pieni di ardore, ma anche più duri a capire, quelli che fanno più fatica a comprendere veramente il messaggio del Cristo.
E Pietro non si smentisce. «... facciamo tre capanne ...». Quando Pietro si mette a fare progetti non ne imbrocca mai una. Lui interpreta questa visione come un segnale di riposo, non si accorge che invece è un invito a camminare, un segnale di partenza.
Lui oltre a non capire, "non sa quello che dice". Se siamo sinceri sembra proprio il nostro ritratto, il nostro modo di essere cristiani. Ma non è un rimprovero! È semplicemente una precisazione sulla posizione del credente nei confronti delle parole del Maestro.
«Ascoltatelo!» dice la voce dal cielo. Vero discepolo è colui che sa ascoltare.

Il punto culminante di tutta questa scena è proprio questa parola che viene dal cielo: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». Oltre al riconoscimento divino del proprio Figlio come al battesimo, adesso c'è un elemento nuovo: "ascoltatelo" (ascolto=fare quello che dice).
Dio in persona garantisce che Gesù, suo Figlio prediletto, è il profeta che devono ascoltare. Devono prendere sul serio le sue parole, anche quando parla di sofferenza, di croce, di morte. Devono seguirlo sul cammino che, attraverso la croce, conduce alla Gloria.
La croce, cioè la morte di sé e del proprio egoismo, ma soprattutto il dono totale della propria persona agli altri, è la strada che porta alla Gloria. Non solo a quella di Gesù, ma anche alla nostra. Perché anche noi saremo trasfigurati, anche a noi Dio dice «Tu sei Figlio mio, l’amato»

«Improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo». Forse si guardavano attorno aspettandosi chissà quale altra meraviglia, ma tornando a guardare Gesù lo ritrovano "solo". Non è più trionfante, è nel suo aspetto ordinario. Ma è solo anche perché i discepoli non hanno ancora capito.
Sembrerebbe quasi che la discesa sia più faticosa della salita, che sia piena solo di dubbi e domande. Però hanno visto un lampo di luce. E quel lampo, unito alla luce che vedranno dopo la Resurrezione, sarà la medicina che li guarirà dalla loro cecità, dalla loro testa dura. Quel lampo li aiuterà a familiarizzarsi col mistero.

Le realtà dolorose verranno confermate, ma non potranno più essere separate da quella luce. Inoltre gli apostoli, si rendono conto che l'esperienza fatta, pur essendo qualcosa di decisivo, non potrà mai considerarsi terminata. Un po' di quella luce continuerà ad illuminare i loro passi. E anche i nostri.


(Gen 22,1-2.9.10-13.15-18; Sal 115; Rm 8,31-34; Mc 9,2-10)


18 febbraio 2021

Lasciamo che la nostra vita sia afferrata da una "notizia" - 21/02/2021 - I Domenica Quaresima



Marco, già stringato per conto suo, in questo brano riesce a superarsi. In sole tre frasi c'è tutto un mare di messaggi! (Volendo fare il cattivello, direi che tanti predicatori avrebbero solo da imparare: non è la quantità di parole ciò che conta)

«Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto»
Letteralmente sarebbe "lo spinse fuori". Non alito leggero di vento, ma violento refolo di bora che quasi ti sbatte per terra. Viene in mente Adamo cacciato fuori dall'Eden (Gen 3, 23-24). Gesù è il nuovo Adamo che affronta la lontananza da Dio, il mondo percorso dal male, per iniziare il viaggio di ritorno dell'umanità verso il Paradiso perduto.
Lo Spirito non tiene al calduccio, al riparo dalle intemperie, ma ti spinge fuori, allo scoperto. Ti butta proprio dentro le difficoltà della vita. Dopo il battesimo nel Giordano, Gesù riceve il battesimo nell'umanità. Il deserto diventa così il punto di saldatura tra due dimensioni, quella divina e quella umana.
Vivere una vita nello Spirito, una vita spirituale, non è sosta, nido, coro di angeli, ma cammino, sentiero, a volte aspro, da inventare e scoprire giorno per giorno. È imparare ad essere uomini e donne in mezzo ad altri uomini e donne.

«Nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana»
Marco non precisa quali siano le tentazioni. In questo modo sembra quasi voglia sottolineare che Gesù fu tentato durante tutta la sua vita, che ci sarà sempre chi cercherà di distoglierlo dalla sua missione, di suggerirgli un'altra via che non sia quella del servizio, del dono totale di sé. Ci sarà sempre qualcuno che lo solleciterà ad essere Dio secondo il volere umano.
E che abbia vinto le tentazioni è indicato da due immagini: "stava con le bestie selvatiche" e "gli angeli lo servivano".
Anche qui si torna ad Adamo, a quando era circondato da tutte le bestie e diede loro il nome (Gen 2,20). È il progetto originario di Dio: l'armonia tra tutte le cose create (le bestie selvatiche). È la riconciliazione tra le creature e il Creatore (gli angeli che servono).
Ma questa armonia la dobbiamo ricomporre prima di tutto in noi. Soltanto ritrovando la fedeltà alla nostra vocazione umana e cristiana abbiamo la possibilità di mettere un po' di ordine e concordia intorno a noi. Armonia come pienezza, come unità ritrovata per mezzo di un rapporto con Dio che arricchisce, potenzia e dona nuova vita e nuova linfa ai rapporti con gli uomini.

E poi c'è il primo annuncio, fatto con quattro formule: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo»
Le prime due formule sono la rivelazione da parte di Dio, e le altre due sono la risposta dell'uomo. Risposta che richiede due scelte: conversione e fede. All'annuncio gioioso (Vangelo= notizia che dona gioia) da parte di Dio, c'è la risposta umana. È Dio il fornitore di buone notizie per l'uomo!

«Il tempo è compiuto»
Gesù non rimanda al futuro. Il tempo è questo, è questo il momento favorevole, il momento giusto. L'attenzione deve essere rivolta al presente. È nell'oggi che si vive il futuro.

«Il regno di Dio è vicino»
Il regno di Dio è già presente oggi. La realtà del Regno ci è già offerta, regalata oggi, qui e ora. È un dono che Dio ci fa e che noi possiamo ricercare e ricevere già oggi.

Ma questo dono richiede la conversione. Conversione che non è tornare indietro, ma guardare avanti, verso un avvenimento mai sentito prima. Convertirsi vuol dire mettersi davanti alla Buona Notizia annunciata da Gesù e prendere una posizione dinnanzi alla persona stessa di Gesù.
Questo richiede di "credere nel Vangelo", cioè credere alle parole e alle azioni di Gesù. Lasciare che la nostra vita sia 'afferrata' e portata per mano da una notizia.


(Gen 9,8-15; Sal 24; 1Pt 3,18-22; Mc 1,12-15)


PS: Mi sono accorto che io per primo non sono riuscito a limitarmi con le parole. Faccio ammenda e chiedo scusa!


11 febbraio 2021

Dio guarisce con una carezza - 14/02/2021 - VI Domenica tempo ordinario



Gesù di fronte alla nostra sofferenza prova compassione. Ma la sua compassione non è un vago sentimento che passa appena girato lo sguardo. È viscere in fiamme, è sofferenza di madre tutta presa dal patire del figlio, è gesto di pronto soccorso.
È dimostrazione che Dio non è indifferente al nostro star male. A Lui non interessano le nostre categorie di meritevole o non meritevole, di puro o impuro, di degno o indegno. Per Lui noi siamo tutti, ma proprio tutti, figli amati e perdonati.

Colpisce che Gesù alcune volte non abbia compiuto miracoli. A causa dell'incredulità di alcuni non ha compiuto miracoli (Mt 13,58), di fronte alla ricerca del miracolo fine a sé stesso, al miracolo per stupire, non ha compito miracoli (Lc 23,8-9), neanche per la sua salvezza ha compiuto miracoli!
Ma di fronte al rimettersi alla sua volontà, alla ricerca di poter vedere in prima persona il venire del Regno che Lui sta annunciando, Gesù dice «Lo voglio, sii purificato!» Gesù non riesce a resistere all'umiltà di chi si rimette totalmente alla sua volontà, di chi accetta da Lui anche la possibilità di una non risposta.

Ma a Gesù non basta vederlo, lo tocca. Infinita tenerezza di una carezza. Dio guarisce con una carezza. Proprio in questi tempi di distanziamento sociale, di persone isolate senza nessun contatto umano, sentiamo la mancanza, l'importanza vitale di carezze, di abbracci. Come dice Papa Francesco "il tatto è il senso più religioso dei cinque". Però la Carità ci obbliga a limitare al massimo l'uso di questo senso. Allora, sempre secondo le parole del Papa, possiamo "guardare gli occhi: anche questo è contatto". Imparare ad accarezzare con lo sguardo, imparare ad abbracciare con gli occhi, è questa la missione che ci è affidata in questo periodo.
Dobbiamo far si che i nostri occhi diventino la mano con cui Dio accarezza gli esseri umani per guarirli dalla solitudine, dalla povertà, dalla mancanza di accoglienza, dall'emarginazione sociale e religiosa, dal giudizio.


(Lv 13,1-2.45-46; Sal 31; 1Cor 10,31-11,1; Mc 1,40-45)


09 febbraio 2021

Alī Aḥmad Saʿīd Isbir (Adonis)

fi kl qasidat sara baytanaan li
(
In ogni poesia vedrò una casa per me)

 


Non sono Gilgamesh e nemmeno Ulisse,
non dall'Oriente
dove il tempo è una miniera di polvere,
né dall'Occidente,
dove il tempo è ferro arrugginito.

Ma dove vado, e cosa farò
se dicessi: la poesia è il mio paese e l'amore il mio cammino?
Così risiedo viaggiando
scolpendo la mia geografia con lo
scalpello dello smarrimento,

ed ecco la luce -
non corre più nei passi dei bambini,
allora perché il sole ripete il suo volto?
Non scenderai tu pioggia
per lavare, questa volta, l'utero della terra?

La notte:
lampi -
i tessuti del tempo bruciano, la verità si vela.

La terra:
- Sognami e dì
ovunque io vada, vedrò una poesia abbracciarmi,
sognami, veramente, e dì allora
in ogni poesia vedrò una dimora per me.


(da Siggil, Adonis, Interlinea Edizioni)

04 febbraio 2021

Andare oltre i pregiudizi - 07/02/2021 - V Domenica tempo ordinario



Nel miracolo della guarigione della suocera di Pietro è nascosto un altro miracolo, che lo precede e lo rende possibile.

A quei tempi le donne contavano meno di niente. Non potevano parlare ad un uomo se non interrogate, non avevano nessun diritto, dovevano vivere appartate e cercare di essere invisibili. E questo quando erano sane, perché se malate si aggiungeva il fatto che erano 'religiosamente impure'.
Inoltre siamo ancora nella giornata di sabato (è lo stesso giorno del Vangelo di domenica scorsa), che tra i suoi 1521 divieti aveva quello di guarire gli ammalati o anche solo di far loro visita.
Ecco che, in questa cultura e mentalità, appena arrivati a casa, i discepoli «gli parlarono di lei».

Dopo aver liberato un uomo da uno spirito impuro, Gesù libera gli stessi discepoli. Potevano benissimo fare a meno di parlarne a Gesù. In fondo non era che una donna, con una malattia neanche grave, solo un po' di febbre, ma soprattutto era sabato!
Ma Gesù, strada facendo, ha liberato anche il cuore dei suoi discepoli dalle catene dell'indifferenza e delle consuetudini religiose e culturali. Gesù riesce a liberarci dai demoni che incatenano gli uomini, anche i più religiosi. Gesù continua il suo cammino salvando l'umanità dall'affogare nel mare di cattiveria, pregiudizio, razzismo, indifferenza che sono i veri demoni molto potenti anche oggi.
È quello che anche noi dovremmo chiedere a Gesù oggi. Di essere liberati da ogni forma di chiusura e indifferenza che ci porta a guardare solo a noi stessi o a chi ci sta più vicino, a non prendersi cura dei problemi e dei mali del prossimo. Che ci liberi da quel demone che ci fa dire e pensare "prima i nostri...". Quel demone per cui gli altri, gli stranieri, coloro che appartengono ad altre categorie sociali o etniche, diventano dei 'niente', se non addirittura nemici e ostacoli al benessere mio e dei "nostri".
Quando Gesù nella sinagoga di Cafarnao ha liberato l'indemoniato, i discepoli, pur con tutte le chiusure e con tutte le durezze che ancora manifesteranno, hanno imparato un po' la lezione. E così, appena arrivati a casa, parlano della suocera e diventano un ponte (e non un muro) tra Gesù e questa donna e la sua sofferenza.

Ma guarendo la donna, Gesù le ridona dignità. In quella frase «ed ella li serviva» Marco usa lo stesso verbo impiegato nel racconto degli angeli che servivano Gesù nel deserto dopo le tentazioni. La donna che era considerata una nullità, viene fatta uguale agli angeli, le creature più vicine a Dio.


(Gb 7,1-4.6-7; Sal 146; 1Cor 9,16-19.22-23; Mc 1,29-39)