30 ottobre 2007

Mai vantarsi

Abba Xantia disse: “Il ladro era sulla croce, e con una sola parola fu giustificato. Giuda, che era nel numero degli Apostoli, in una sola notte perse sé stesso e dal cielo scese agli inferi. Perciò che nessuno si vanti delle sue opere buone, poiché tutti quelli che fecero affidamento su sé stessi caddero

26 ottobre 2007

Sui cattivi pensieri

Ancora dai racconti dei Padri del deserto:
Abba Isaia interrogò abba Poemen riguardo ai pensieri impuri. Abba Poemen gli rispose: “È come un baule pieno di indumenti: se sono trascurati si rovinano con il tempo; lo stesso è per i pensieri: se non li realizziamo corporalmente, con il tempo si rovinano, cioè svaniscono

25 ottobre 2007

Umiltà e discernimento

Dai racconti dei Padri del deserto:
Abba Antonio disse: “Io vidi tutte le reti tese dal nemico sulla terra e dissi gemendo: Chi può superare queste trappole? E una voce mi rispose: L'umiltà

Egli disse ancora: “Alcuni hanno macerato il loro corpo nell'ascesi, ma poiché non hanno saputo discernere, si sono allontanati da Dio”.

24 ottobre 2007

La difficoltà della preghiera

Dai racconti dei Padri del deserto:
Un giorno i fratelli domandarono ad abba Agatone: “Padre, qual è, fra le opere buone, la virtù che richiede maggiore sforzo?”. Egli rispose loro: “Perdonatemi, ma io credo che non vi sia maggior sforzo di quello richiesto per pregare Dio. In effetti, ogni qualvolta l'uomo decide di pregare, i suoi nemici fanno di tutto per impedirglielo. Essi sanno, infatti, che possono impedire il suo cammino spirituale soltanto distogliendolo dalla preghiera. Qualsiasi opera buona che una persona intraprende, se sarà perseverante troverà la pace. Ma per la preghiera bisognerà combattere fino all'ultimo respiro”.

23 ottobre 2007

Siamo tutti peccatori

Dai racconti dei Padri del deserto.

Un prete cacciò dalla chiesa un fratello che aveva peccato.
Abba Bessarione si alzò e uscì con lui, dicendo: “Anch'io sono peccatore

22 ottobre 2007

Temperanza

Dai racconti dei Padri del deserto:

Nel deserto c'era un cacciatore di animali selvatici che vide abba Antonio fare ricreazione con alcuni fratelli e se ne scandalizzò. Poiché il vecchio saggio voleva convincerlo che ogni tanto bisognava accondiscendere ai desideri dei fratelli, gli disse: “Metti una freccia al tuo arco e tendilo”. Questi fece così. Il vecchio riprese: “Tendilo di più”, e il cacciatore lo fece. Il vecchio gli disse ancora: “Continua a tenderlo”. Il cacciatore rispose: “Se tendo il mio arco oltre misura lo romperò”. Il vecchio allora gli disse: “È la stessa cosa nell'opera del Signore: se tendiamo i fratelli troppo, presto saranno spezzati. Quindi ogni tanto è necessario accondiscendere ai loro bisogni”. Al sentire quelle parole, il cacciatore fu pieno di contrizione, e partì edificato dal vecchio saggio. Quanto ai fratelli, se ne ritornarono rafforzati.

Il sabato è per l'uomo, e non l'uomo per il sabato.

19 ottobre 2007

Santi e peccatori

Una volta un predicatore fece ad un gruppo di bambini questa domanda: “Se tutte le persone buone fossero dipinte di bianco e quelle cattive fossero dipinte di nero, voi di che colore sareste?
La piccola Mary rispose: “Reverendo, io sarei a strisce!

La divisione tra santi e peccatori è una divisione immaginaria. Nessuno sa chi veramente sono i santi e chi i peccatori. E poi tutti noi, santi e peccatori, siamo peccatori.

Un uomo cercava una buona chiesa da frequentare ed entrò per caso in una in cui il prete e i fedeli stavano leggendo il loro libro di preghiere. E dicevano: “Non abbiamo fatto queste cose che avremmo dovuto fare e abbiamo fatto queste cose che non avremmo dovuto fare.
L’uomo si lasciò cadere su di un banco e sospirando sollevato si disse: “Grazie a Dio ho finalmente trovato la mia gente

18 ottobre 2007

Conoscere davvero

Dialogo tra un uomo convertito a Cristo di recente e un suo amico non credente:
- Così ti sei convertito a Cristo?
- Si
- Allora devi sapere un sacco di cose su di lui. Dimmi, dov’è nato?
- Non lo so
- Quanti anni aveva quando è morto?
- Non lo so
- Quante prediche ha pronunciato?
- Non lo so
- Sai decisamente ben poco per essere un uomo che afferma di essersi convertito a Cristo!
- Hai ragione. Mi vergogno di quanto poco so. Ma quello che so è questo: tre anni fa ero un ubriacone. Ero pieno di debiti. La mia famiglia cadeva in pezzi. Mia moglie e i miei figli temevano il mio ritorno a casa ogni sera. Ma ora ho smesso di bere, non abbiamo più debiti, la nostra ora è una casa felice, i miei figli attendono con ansia il mio ritorno a casa la sera. Tutto questo ha fatto Cristo per me. E questo è quello che so di Cristo!

Conoscere davvero significa essere trasformati da ciò che si sa.

17 ottobre 2007

Cambiamenti

Un maestro sufi diceva di sé stesso:
- Quando ero giovane ero un rivoluzionario e tutte le mie preghiere a Dio erano: “Signore, dammi la forza di cambiare il mondo
Quando ero vicino alla mezza età e mi resi conto che metà della mia vita era passata senza che avessi cambiato una sola anima, cambiai la mia preghiera in: “Signore, dammi la grazia di cambiare quelli che sono in contatto con me; solo la mia famiglia e i miei amici e sarò contento
Ora che sono vecchio comincio a capire quanto sono stato sciocco. La mia preghiera ora è: “Signore, fammi la grazia di cambiare me stesso
Se avessi pregato per questo fin dall’inizio non avrei sprecato la mia vita.

Tutti pensano di dover cambiare il mondo, solo i saggi pensano di dover cambiare sé stessi. Solo cambiando sé stessi si potrà cambiare il mondo.

16 ottobre 2007

La vera ricchezza

Il marito: “Sai cara, lavorerò sodo e un giorno saremo ricchi
La moglie: “Siamo già ricchi caro, perché tu hai me e io ho te. Un giorno forse avremo i soldi

15 ottobre 2007

Il Peccato

Due monaci buddisti, in cammino verso il monastero, incontrarono sulla riva del fiume una donna molto bella. Come loro ella desiderava attraversare il fiume, ma l’acqua era troppo alta. Così uno dei monaci se la pose sulle spalle e la portò sull’altra sponda.
Il monaco che era con lui era scandalizzato. Per due ore intere lo rimproverò per la sua negligenza nel rispettare la santa regola: aveva dimenticato che era un monaco? Come aveva osato toccare una donna? E peggio trasportarla attraverso il fiume? E cosa avrebbe detto la gente? Non aveva screditato la santa religione? E così via.
Il monaco rimproverato ascoltò con pazienza l’interminabile predica. Alla fine lo interruppe dicendo: “Fratello, io ho lasciato quella donna al fiume. Non sarà che tu te la stia ancora portando dietro?

L’atto del peccato è molto meno dannoso del desiderio e del pensiero del peccato. Quando qualcuno non fa che rimuginare sui peccati commessi da altri sorge il sospetto che queste riflessioni procurino loro più piacere di quanto il peccato ne procuri al peccatore.

12 ottobre 2007

Presunzione e superbia

Il maestro sufi Sa’di di Shiraz racconta questa storia di sé stesso:
Quand’ero bambino ero un ragazzo pio, fervente nella preghiera e nella devozione. Una notte vegliavo con mio padre con il santo Corano in grembo. Tutti gli altri presenti nella stanza iniziarono a sonnecchiare e ben presto si addormentarono profondamente, per cui dissi a mio padre: “Nessuno di questi dormiglioni apre gli occhi o solleva la testa per dire le preghiere. Si direbbe che sono tutti morti”.
Mio padre replicò: “Mio diletto figliolo, preferirei che anche tu ti fossi addormentato come loro piuttosto che maldicente”.

Bisogna fare attenzione perché la presunzione e la superbia sono sempre in agguato.

11 ottobre 2007

Pasqua

La grazia di Pasqua è un grande silenzio, una tranquillità immensa e un senso di pulito nell’anima. È il sapore del cielo, ma non del cielo di una violenta esaltazione. La visione di Pasqua non è orgia ed ebrietà di spirito, ma la scoperta di un ordine sopra ogni ordine, scoperta di Dio e di tutte le cose in Lui. È un vino senza ebrietà, una gioia che non nasconde alcun veleno. È una vita senza morte. Quando l’avremo gustata per un momento, saremo subito in grado di vedere e di vivere tutte le cose secondo la loro verità; e possederle nella loro sostanza nascosta in Dio, oltre tutti i sensi. Il desiderio si aggrappa invano alla veste, alle caratteristiche esteriori delle cose, ma la carità le possiede nella semplice profondità di Dio.

Thomas Merton, Il segno di Giona, pag. 341

10 ottobre 2007

Il mistero della parola e del silenzio è sciolto negli Atti degli Apostoli. La Pentecoste ne è la soluzione. Il problema del linguaggio è il problema del peccato. Il problema del silenzio è anche un problema d’amore. Come può un uomo sapere per certo se scrivere o no, se parlare o no, se le sue parole e il suo silenzio siano per il bene o per il male, per la vita o per la morte, se non comprende le due divisioni delle lingue: la divisione di Babele, quando gli uomini furono divisi nel linguaggio a causa dell’orgoglio, e la divisione di Pentecoste, quando lo Spirito Santo inviò uomini di un solo dialetto a parlare tutte le lingue della terra, e condurre tutti gli uomini all’unità: siano essi uno, Padre, Tu in Me e Io in loro, perché siano uno in noi!

Thomas Merton, Il segno di Giona, pagg. 343-344

09 ottobre 2007

AVVISO

Sul mio sito è disponibile la prima scheda di catechesi sulla Seconda lettera a Timoteo.

La scoperta di Cristo

La vita cristiana, soprattutto la vita contemplativa, è una continua scoperta di Cristo in luoghi nuovi e inaspettati. E tali scoperte sono a volte immensamente proficue, quando Lo troviamo in una cosa che eravamo portati a trascurare e anche a disprezzare. Allora il risveglio è più puro, è l’effetto più gagliardo, perché Egli ci era così vicino, e noi Lo trascuravamo.
Quante volte scopriamo che ciò che cercavamo è vicino a noi, solo che non avevamo occhi per vedere, ma soprattutto cuore per accogliere.

08 ottobre 2007

Donarsi a Dio

Alla metà del secolo scorso un cistercense scriveva: “Dio si dona a coloro che si donano a Lui. Il modo non ha importanza, finché è quello da Lui scelto per noi.
Qualunque sia la strada che Dio ha scelto per noi, quando noi la accettiamo e in quella strada ci doniamo a Lui, allora Lo troveremo. E allora sarà uno scambio d’amore.

05 ottobre 2007

La ricchezza della parola è la sua povertà

Troppe volte uno sottovaluta il significato e il valore della propria situazione. Ad esempio, la donna di casa, il povero, l’oppresso, l’emarginato, in genere giudicano se stessi con la mentalità di chi li pone in ruolo subalterno, e si spossessano, almeno a livello di condizione, del loro valore.
Gesù dice che questo non è affatto vero: dichiara piuttosto finito chi è potente, arrivato, e pronostica vincente il povero, chi piange, chi è mite.
Il regno si costruirà con questa stoffa.
Al suo piccolo gregge, ad esempio, dirà che le scelte dovranno essere sempre nell’umiltà, nella semplificazione, perché si realizzi il servizio e sia sempre possibile l’ospitalità, per chiunque e da qualsiasi parte giunga. La complicazione e la superstruttura ne saranno la vecchiaia e la morte; mentre il ritorno continuo al piccolo e al semplice, sarà il ritorno alla giovinezza, alla fecondità e alla vita

Silvano Fausti, Una comunità legge il Vangelo di Marco.

04 ottobre 2007

Un prete annotava: “Per predicare la parole di Dio ci vuole silenzio. Se la predicazione non è nata dal silenzio, è tempo sprecato.
Le parole per comunicare l’incomunicabile devono nascere non dalla nostra piccola testa, ma da un silenzio profondo, da un silenzio vissuto in un faccia a faccia con Dio.
Per preparare un’omelia, una meditazione, una catechesi, la cosa principale non è la preparazione teorica, ma il silenzio orante, il silenzio che possa riempire le nostre parole della Parola.

03 ottobre 2007

Importanza della Passione

Un monaco trappista scriveva nel suo diario: “La vita contemplativa diventa terribilmente superficiale e monotona, se per parecchi giorni di seguito non si riflette esplicitamente sulla Passione di Cristo.
Se questo è vero per una persona che vive in convento, è ancor più vero per chi vive nel mondo. Solo ritornando continuamente ai piedi della Croce, solo ripercorrendo ogni giorno la Passione di Gesù, possiamo innanzi tutto rimanere intimi di Dio senza farci “assorbire” dal mondo, ma soprattutto riusciamo a dare un senso e a vivere pienamente le tante piccole croci che ci capitano nella giornata. Solo ai piedi di Cristo il dolore e la sconfitta (apparente) diventano la porta della risurrezione.

02 ottobre 2007

Prega come puoi

“Prega come puoi, e non cercar di pregare come non puoi”
Don Chapman, Lettere Spirituali.
Troppo spesso la nostra preghiera viene meno perché non riusciamo a pregare secondo il modello di preghiera che abbiamo in mente. Dimentichiamo così che la preghiera non è una formula, un dovere, ma è rapporto con Dio. In ogni rapporto umano c’è il momento delle risate e quello delle lacrime, il momento delle carezze e il momento del viso ‘duro’, il momento delle parole e il momento del silenzio. E così nel nostro rapporto con Dio. Meglio una preghiera povera, fatto come possiamo, che non pregare. Nella preghiera sincera Dio mette quello che manca alla nostra povera umanità.

01 ottobre 2007

La chiesa in stato di emergenza

Con la Chiesa e come la Chiesa, noi, a causa del mondo, siamo in stato di emergenza. Tutto ciò che facesse di noi dei pensatori, delle persone ripiegate nell’introspezione, dei problematici cronici, ci impedirebbe di far fronte a tale emergenza ... Invece, mentre si cammina, si può pensare, ci si può raccogliere, si può riflettere.
Poiché siamo nella Chiesa, siamo persone incalzate, in essa e con essa, da urgenze.
Ora, noi siamo sempre indotti nella tentazione di dimenticare questa condizione della Chiesa, questo stato di emergenza, e di trasformare le soste della nostra vita in immobilismo o in chiacchiere.
Le stesse parole del Signore e la interpretazione che Egli ne dà, possiamo sclerotizzarle, dimenticando che esse sono spirito, vita.
Perfino gli appuntamenti che Cristo ci ha dato: “Là dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”, noi possiamo trasformarli in conferenze.
Anche la preghiera, questo mezzo datoci da Gesù per ottenere ciò che a noi è necessario, possiamo ridurla a qualcosa di meccanico o a una richiesta di soccorso.
Le stesse soste necessarie: “Venite in disparte e prendetevi un po’ di riposo”, sì, possiamo non dico trasformarle, in un campeggio, però c’è il rischio che vi studiamo l’arte del campeggiatore.
Nelle curve delle nostre strade, vicino alle persone che incontriamo, corriamo il rischio di dimenticare che Cristo è la nostra unica via e che Egli è presente in ogni nostro incontro. Allora siamo anche capaci di fermarci a dipingere un paesaggio ... o a fare analisi psicologiche.
Da tutte queste tendenze è necessario che il Signore ci scampi. Bisogna chiedergli che la nostra ... guida tascabile ci insegni a sincronizzare i nostri passi, a portare i bagagli gli uni degli altri, a far nostra la fatica di tutti, a sorridere quando i piedi ci fanno male, a sorridere davvero per non essere ingrati.
Lungo il cammino: “Tutto ciò che capita è adorabile”*, lungo il cammino: “Tutto è grazia”.
Fino alla fine dei tempi la Chiesa resterà una sposa novella, ed è proprio così che san Giovanni la presenta. Fino alla fine dei tempi la Chiesa combatte contro la morte, e sulla morte consegue la vittoria che già le è stata data. La Chiesa partorisce dei risorti.
In tal modo la Chiesa avanza indefinitamente, finché dura il tempo, verso la pienezza della sua giovinezza.
In essa è la legge della vita eterna in noi.
La Chiesa ci alleva, ci educa, ci istruisce, ci forma perché in essa diventiamo Vangelo vivente. Tutto nella Chiesa mira a ciò. E noi, da quelle infinite terminazioni nervose che siamo nel corpo della Chiesa, dobbiamo, come tutto il resto, diventare questo Vangelo vivente.
Dobbiamo diventarlo attraverso ciò che la Chiesa a tale scopo incessantemente ci comunica. Ma dobbiamo diventarlo anche attraverso ciò che l’intimo contatto con il mondo, senza tregua, ci impone, ci propone, ci oppone.
Dobbiamo seguire l’istinto della Chiesa che rivendica il diritto di camminare su tutte le strade.
Affinché in essa Gesù Cristo vada nel mondo per salvare il mondo, è necessario che la Chiesa ogni giorno si incarni nel mondo: la sua carne siamo tutti noi, contrastati e trafitti come il mondo e dal “mondo”

Madeleine Delbrel “Indivisibile amore” pagg 138-140

*Per la Delbrel "adorabile" ha il significato di "da adorare".