25 gennaio 2024

Ogni uomo è 'faccenda' di Dio - 28/1/2024 - IV Domenica Tempo Ordinario

La fede ha il sapore del pane condiviso
(foto: Gustavo Di Nucci)



Nella sinagoga di Cafarnao Gesù compie il primo miracolo, ed è un miracolo di liberazione.

Il primo miracolato, è un indemoniato che sta pregando nella comunità. È un habitué del sabato, uno che di prediche e di spiegazioni della Torah ne deve aver ascoltate un mucchio. Eppure ha dentro di sé ha «uno spirito impuro». Può capitare di passare tutta una vita andando ogni sabato in sinagoga, ogni domenica in chiesa, pregare, ricevere i Sacramenti, eppure mantenere dentro uno spirito malato. "Si può vivere tutta una vita come cristiani della domenica senza farsi mai toccare dalla Parola di Dio" (Gaetano Piccolo s.j.). È questione di lasciare che la fede resti un 'sapere' (precetti, comandamenti, latino, paramenti e giaculatorie varie), senza mai far sì che diventi un 'sapore'.
Perché la vera fede ha il sapore del pane condiviso con chi si trova vicino a te in quel momento, ha il profumo di un abbraccio, il calore di un sorriso fatto a chi non se lo aspetta. La vera fede scende dal cervello e si radica nel cuore. La vera fede non si preoccupa di stabilire chi è dentro o fuori dalla Chiesa, ma sogna di farci entrare tutti.

Ma cerchiamo di capire un po' di più cosa ha fatto Gesù. Lui ha individuato alla radice le forze che impediscono ad un uomo di essere uomo. E si impegna a denunciarle ed esorcizzarle. Si impegna a liberare l'uomo da tutto ciò che deturpa l'immagine di Dio che egli è, da tutte quelle forze come il denaro, il potere, la paura, la brama di dominare e tante altre, che gli danno una falsa sicurezza, ma in realtà lo incatenano e lo schiacciano sempre più in basso.
Questo perché i nemici dell'uomo sono i nemici di Dio. Tutto ciò che attenta alla dignità di un essere umano, di una persona, è bestemmia alla gloria di Dio. Tutto ciò che minaccia l'uomo è un oltraggio a Dio. Difendere Dio vuol dire innanzi tutto difendere la sua "immagine e somiglianza". Dio non sa che farsene degli omaggi alla sua santità quando la poi deturpiamo sfregiando la sua immagine che è ogni essere umano. Ogni offesa ad un essere umano, a qualsiasi essere umano, è contraria alla dottrina e alla morale.

L'uomo, ogni uomo è faccenda di Dio, checché ne dica chi cerca di usare Dio per il proprio interesse di parte.

In fondo l'indemoniato ha detto la verità: Dio è venuto per rovinare Satana. Anche se Satana, dal giardino dell'Eden in poi, dice che Dio è venuto per rovinare l'uomo.




Letture:
Deuteronomio 18,15-20
Salmo 94
Prima Corinzi 7,32-35
Marco 1,21-28


18 gennaio 2024

Dio si mette alla ricerca degli uomini - 21/1/2024 - III Domenica Tempo Ordinario o della Parola di Dio

Chiamata di Pietro e Andrea
mosaico secc. V/VI
S. Apollinare Nuovo - Ravenna



Marco, nel sui Vangelo, ci presenta un Gesù sempre in movimento, e che mette in movimento le persone. Questa scena della prima chiamata è essenziale, schematica, e presenta alcuni elementi comuni nelle chiamate dei discepoli.

I primi da sottolineare da parte del Cristo sono lo sguardo e l'iniziativa.
Sguardo - Quel «vide» non è una notazione banale. Qui è uno sguardo che mette a fuoco una persona, che ne legge il cuore. Uno sguardo che sceglie, che elegge, che tira fuori dalla folla. L'incontro inizia col 'vedere' la persona al di là delle apparenze. Ma è anche uno sguardo che diventa messaggio, proposta di comunione.
Iniziativa - Nel giudaismo del tempo erano i discepoli che cercavano e sceglievano il maestro. Gesù, fin dal principio, sovverte il 'si è sempre fatto così': è lui che va in giro a scegliersi i discepoli. E sceglie all'insegna dell'assoluta gratuità, cioè senza nessuna motivazione umana. Fin dall'inizio Gesù ci spiega, con il suo operare, che la vita cristiana è risposta al dono della grazia. Se mi decido è perché Qualcuno si è deciso nei miei confronti. Non siamo noi che partiamo alla ricerca di Dio, ma è Dio che si mette alla ricerca degli uomini. La Grazia di Dio non è frutto dei nostri meriti, ma li precede. Sono i nostri 'meriti' ad essere il frutto della Grazia di Dio che abbiamo accolto.

Ma alla chiamata corrisponde una risposta, in cui c'è da sottolineare il distacco, la sequela e il 'lasciarsi fare'
Distacco - La risposta passa attraverso il distacco, si traduce in una separazione, una rinuncia, un allontanamento.
Sequela - Ma l'accento non va posto sul 'lasciare', ma sul 'seguire'. Discepolo non è chi ha abbandonato qualcosa, ma chi ha trovato Qualcuno. Quello che si è trovato vale centomila volte quello che si è lasciato.
Si tratta si seguire, non di imparare. Si impara giorno per giorno seguendo il Maestro, vedendo come si comporta, come opera, come ama! Dobbiamo imparare a imitarlo, la "Imitatione Christi".
Lasciarsi fare - «vi farò diventare pescatori di uomini» il mestiere di pescatori di pesci lo conoscono, quest'altro no. Lo impareranno strada facendo. Lo impareranno lasciandosi plasmare, lasciandosi amare dal Maestro.

Quest'ultimo punto è importante. È impossibile trovare un discepolo, un cristiano già bell'e fatto, completo, arrivato. Cristiano è semplicemente "uno che lo sta diventando". Su ognuno di noi Dio mette il cartello di "lavori in corso".



Letture:
Giona 3,1-5.10
Salmo 24
Prima Corinzi 7,29-31
Marco 1,14-20


11 gennaio 2024

Certi incontri sono 'Grazia' - 14/1/2024 - II Domenica Tempo Ordinario

Giovanni Battista attira l'attenzione di due suoi discepoli su Cristo
Domenico Zampieri detto Domenichino
(affresco 1627-1628)
Catino dell'abside chiesa di Sant'Andrea della Valle (Roma)



Il giorno precedente all'episodio raccontato dal Vangelo di oggi, Giovanni Battista aveva ricevuto la visita di una delegazione che voleva accertare la sua identità (vedi Vangelo del 17/12/23 terza domenica di Avvento). Adesso quel «uno che voi non conoscete» è lì che sta passando. E Giovanni non ha nessuna esitazione: lo indica ai suoi discepoli.
Un gesto molto significativo.
Giovanni non accentra neanche per un momento l'interesse su di sé. Anzi, lo sposta subito sul Personaggio principale. E non si preoccupa se questo gesto gli fa perdere alcuni suoi seguaci, ma ne è contento perché è quello che si aspetta («Lui deve crescere; io, invece, diminuire» Gv 3, 30).
Il dito del Battista che indica senza nessun indugio è il simbolo migliore di ogni testimonianza cristiana. Il vero "testimone della fede" è uno che conosce bene la propria parte, che sa quando deve 'entrare in scena', senza paura, ma soprattutto che sa uscirne al momento giusto e in silenzio. Il vero testimone non è invadente, non pretende di avere tutto il palcoscenico a sua disposizione, È uno che lascia spazio. Lascia spazio ad un Altro, ma anche lascia spazio alla libertà degli altri.

E da questo dito puntato, Giovanni Evangelista inizia il racconto dell'incontro con Gesù. Nonostante i molti dettagli (le indicazioni di luogo, la data e persino l'ora) le parole riportate sono molto poche. L'Evangelista che in altre occasioni (ad esempio i colloqui con Nicodemo o con la Samaritana) ha riferito dettagliatamente quanto detto, qui non dice neanche una parola sulla conversazione di quelle ore.
Sembra quasi che Giovanni ci voglia suggerire che l'importante non è quello che si sono detti, ma il fatto di stare là, insieme a Lui. L'avvenimento cruciale, ciò che conta realmente, era la sua Presenza, non altro.
Certi momenti, certi incontri, sono "Grazia" indipendentemente dalle parole che vengono dette.

Invece Andrea sente il bisogno di parlare, di condividere la scoperta inaudita. «Incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia"». Quel "per primo" lascia intendere che ha comunicato anche ad altri la sua esperienza. Quello che conta è che non si è perso in tante parole, ma che "lo condusse da Gesù". Anche lui come il Battista si è fatto da parte, ha portato il fratello alla fonte.
Possiamo e dobbiamo condividere con gli altri la nostra esperienza, ma non dobbiamo pretendere che loro la ripetano allo stesso modo, seguendo lo stesso schema. Ciascuno deve fare la propria esperienza. La nostra può servire da invito, da spunto. Non da modello da copiare.
Possiamo e dobbiamo dare il gusto dell'avventura, ma poi dobbiamo lasciare che ognuno tenti personalmente, che diventi soggetto della propria strada.
Un fatto personale diventa evento comunitario. La storia di una chiamata, si allarga, diventa racconto di vita attraverso una trama di amicizie.




Letture:
1Samuele 3,3-10.19
Salmo 39
Prima Corinzi 6,13-15.17-20
Giovanni 1,35-42


04 gennaio 2024

Dio si nasconde in mezzo ai peccatori - 7/1/2024 - Battesimo del Signore

Battesimo di Cristo
Mosaico della cupola del
Battistero degli ariani - Ravenna



Marco, nel suo Vangelo (che è anche il più antico dei quattro), non parla della nascita di Gesù, ma inizia il suo racconto con la nascita della sua missione. Sembra quasi che abbia fretta di descrivere lo svolgersi dell'Annuncio che dona gioia (è questo il significato della parola 'Vangelo'). Difatti in questo passo troviamo il primo «subito» della lunga serie che scandisce questo Vangelo, e che qui sottolinea l'urgenza della missione del Cristo.

Gesù si mette in file con i peccatori. Lui è solidale col suo popolo incamminato sulla strada della conversione. Non si presenta 'separato' dagli altri, ma mescolato, nascosto nella schiera dei peccatori.

Ma sono tre i punti principali di questo brano:
   - i cieli "squarciati"
   - la discesa dello Spirito
   - la voce

I "cieli chiusi" nell'Antico Testamento indicano il muro di separazione tra Dio e l'uomo in conseguenza del peccato. Ma adesso Dio esaudisce la preghiera del profeta Isaia: «Se tu squarciassi i cieli e scendessi!» (Is 63, 19). I cieli squarciati proclamano che è finito il tempo dell'inimicizia tra gli uomini e Dio, che è crollato il muro di separazione. Che inizia anche a frantumarsi il potere del male.
Ma se si è dissolto il muro di separazione, significa che adesso è la terra che diventa la casa di Dio. Adesso è offerta a tutti la possibilità di vedere il Figlio di Dio che cammina sulle nostre strade.
Se si squarciano i cieli, è per indicare che adesso dobbiamo puntare con maggiore attenzione gli occhi sulla terra. Dal momento che Qualcuno è disceso in mezzo a noi, si tratta di guardarci attorno, e non in alto: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?» (At 1, 11)

Lo Spirito Santo che discende sotto forma di colomba ricorda lo Spirito che all'inizio della creazione aleggiava sulle acque primitive per fecondare il caos e mettervi ordine. Lo Spirito che era presente all'inizio della creazione, è presente anche ora ad indicare l'inizio della nuova creazione. Col Battesimo di Gesù "inizia una storia, la storia del mondo nuovo" (Franz Jehan Leenhardt).
E il posarsi dello Spirito su Gesù indica un riconoscimento da parte di Dio, un'investitura ufficiale.

I cieli che si aprono e lo Spirito che scende indicano che è anche finito il tempo del silenzio. E difatti si sente una voce. È Dio che prende la parola, che indica suo Figlio. Ma è anche la Parola di Dio che si fa carne, che si fa presenza viva in mezzo a noi.

Il Vangelo di Marco si apre e si chiude con la stessa affermazione dell'identità di Gesù. Qui è Dio che lo indica come suo Figlio. E alla fine del Vangelo sarà la voce del centurione a risuonare: «Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!» (Mc 15.39)
All'inizio e alla fine una voce. La prima scende dall'alto, la seconda sale dal basso. L'affermazione del Padre viene confermata dal riconoscimento finale di un pagano. Alla dichiarazione di Dio corrisponde la dichiarazione dell'uomo.
La fede è proprio questo punto d'incontro tra un suggerimento che viene dall'alto (e non "dalla carne e dal sangue") e una risposta che nasce dalla profondità della nostra esperienza personale.
Riconoscere che Gesù è il Figlio di Dio, in fondo non è altro che dare ragione al Padre.



I nuovi tempi sono già iniziati,
i tempi nuovi che il mondo attendeva
fin dall'origine, gli ultimi tempi:
e fu la voce dal cielo a bandirli.

«Questi è il mio Figlio, l’amato da sempre,
nel quale ho posto la mia compiacenza»:
così è spuntata l’aurora del mondo
e fu l’inizio di nuova creazione.

Ma tu sei venuto a battezzarci
in Spirito santo e fuoco:
non vale l’acqua soltanto
ma l’acqua e il sangue
che sgorga dal tuo costato, Signore:
così sia il nostro battesimo
affinché i cieli si aprano anche su di noi.
Amen.

E cielo e fiume insieme si aprirono:
è il nuovo esodo e il patto per sempre!
Come colomba lo Spirito scese
e fu la quiete seguita al silenzio.

David Maria Turoldo




Letture:
Isaia 55,1-11
Da Isaia 12
Prima Giovanni 5,1-9
Marco 1,7-11