Giovanni Battista attira l'attenzione di due suoi discepoli su Cristo Domenico Zampieri detto Domenichino (affresco 1627-1628) Catino dell'abside chiesa di Sant'Andrea della Valle (Roma) |
Il giorno precedente all'episodio raccontato dal Vangelo di oggi, Giovanni Battista aveva ricevuto la visita di una delegazione che voleva accertare la sua identità (vedi Vangelo del 17/12/23 terza domenica di Avvento). Adesso quel «uno che voi non conoscete» è lì che sta passando. E Giovanni non ha nessuna esitazione: lo indica ai suoi discepoli.
Un gesto molto significativo.
Giovanni non accentra neanche per un momento l'interesse su di sé. Anzi, lo sposta subito sul Personaggio principale. E non si preoccupa se questo gesto gli fa perdere alcuni suoi seguaci, ma ne è contento perché è quello che si aspetta («Lui deve crescere; io, invece, diminuire» Gv 3, 30).
Il dito del Battista che indica senza nessun indugio è il simbolo migliore di ogni testimonianza cristiana. Il vero "testimone della fede" è uno che conosce bene la propria parte, che sa quando deve 'entrare in scena', senza paura, ma soprattutto che sa uscirne al momento giusto e in silenzio. Il vero testimone non è invadente, non pretende di avere tutto il palcoscenico a sua disposizione, È uno che lascia spazio. Lascia spazio ad un Altro, ma anche lascia spazio alla libertà degli altri.
E da questo dito puntato, Giovanni Evangelista inizia il racconto dell'incontro con Gesù. Nonostante i molti dettagli (le indicazioni di luogo, la data e persino l'ora) le parole riportate sono molto poche. L'Evangelista che in altre occasioni (ad esempio i colloqui con Nicodemo o con la Samaritana) ha riferito dettagliatamente quanto detto, qui non dice neanche una parola sulla conversazione di quelle ore.
Sembra quasi che Giovanni ci voglia suggerire che l'importante non è quello che si sono detti, ma il fatto di stare là, insieme a Lui. L'avvenimento cruciale, ciò che conta realmente, era la sua Presenza, non altro.
Certi momenti, certi incontri, sono "Grazia" indipendentemente dalle parole che vengono dette.
Invece Andrea sente il bisogno di parlare, di condividere la scoperta inaudita. «Incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia"». Quel "per primo" lascia intendere che ha comunicato anche ad altri la sua esperienza. Quello che conta è che non si è perso in tante parole, ma che "lo condusse da Gesù". Anche lui come il Battista si è fatto da parte, ha portato il fratello alla fonte.
Possiamo e dobbiamo condividere con gli altri la nostra esperienza, ma non dobbiamo pretendere che loro la ripetano allo stesso modo, seguendo lo stesso schema. Ciascuno deve fare la propria esperienza. La nostra può servire da invito, da spunto. Non da modello da copiare.
Possiamo e dobbiamo dare il gusto dell'avventura, ma poi dobbiamo lasciare che ognuno tenti personalmente, che diventi soggetto della propria strada.
Un fatto personale diventa evento comunitario. La storia di una chiamata, si allarga, diventa racconto di vita attraverso una trama di amicizie.
Letture:
1Samuele 3,3-10.19
Salmo 39
Prima Corinzi 6,13-15.17-20
Giovanni 1,35-42
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