Due profeti molto diversi nelle letture di oggi: nella prima lettura Isaia parla di un creato completamente riconciliato, di lupo che si accompagna all'agnello; nel Vangelo Giovanni Battista invece parla di scure alla radice degli alberi, di fuoco divorante.
Isaia ci parla di un dono immeritato, più bello anche del sogno più ardito.
Giovanni ci parla di un mondo da costruire.
Sono tutte e due voci che risuonano dentro di noi, perché tutti noi viviamo di opere nostre e di doni di Dio, di fatica e di poesia, di dure realtà da affrontare e di sogni da realizzare.
Però, nonostante le diversità, sono tutti e due profeti di speranza. Giovanni sa benissimo che non è la paura che ci libera dal male, che fa convivere il lupo e l'agnello. Sa che l'unica forza che riesca a cambiare le persone è la forza dell'amore, dell'amore divino che viene in noi, che ci cresce dentro facendoci crescere anche fuori.
È questo l'annuncio centrale del Vangelo di oggi: «il regno dei cieli è vicino!», cioè Dio è vicino. È vicino a tutti, è un abbraccio che accoglie in pace e in armonia il lupo e l'agnello, il bambino e la vipera, l'uomo e la donna, l'arabo e l'ebreo, il mussulmano e il cristiano, il bianco e il nero. È questo il sogno di Dio. E a questo sogno siamo chiamati. Siamo chiamati al futuro.
Ma c'è anche un altro elemento che è decisivo: «Convertitevi». Convertirsi è lasciare entrare un pezzetto di Cristo in me, lasciarmi scaldare dal fuoco del suo amore. Fuoco che mi scalda e mi ammorbidisce, che mi plasma sempre più a «immagine e somiglianza» (cfr. Gen 1, 26) di Dio.
Convertirsi non significa perdere tempo in rimorsi o in sensi di colpa, con gli occhi e il pensiero fissi sul passato, ma andare avanti cambiando strada, cambiando pensieri, cambiando azioni.
"Convertiti!" non è un ordine. È un'opportunità. Cambio strada perché nella nuova strada il cielo è più azzurro, ci sono più fratelli che gioiscono con me e per me, che mi soccorrono nelle difficoltà, che mi allungano una mano e mi aiutano a rialzarmi quando inciampo e cado.
La poetessa Alda Merini ha scritto:
La fede è una mano
che ti prende le viscere,
la fede è una mano
che ti fa partorire
La fede è una mano
che ti prende le viscere,
la fede è una mano
che ti fa partorire
La conversione mi fa partorire buoni frutti, gesti d'amore e vicinanza.
Quando accogli Dio che ti si avvicina, la tua vita si trasforma e diventa generatrice di frutti di pace.
Letture:
Isaia 11,1-10
Salmo 71
Romani 15,4-9
Matteo 3,1-12
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 3,1-12)
In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».
E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Vedendo molti farisei e sadducèi venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: "Abbiamo Abramo per padre!". Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell'acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».
E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Vedendo molti farisei e sadducèi venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: "Abbiamo Abramo per padre!". Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell'acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

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