Trieste(da
Trieste e una donna,
1910-12)
Ho attraversata tutta la città.
Poi ho salita un'erta,
popolosa in principio, in là deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
termini la città.
Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all'ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa.
Intorno
circola ad ogni cosa
un'aria strana, un'aria tormentosa,
l'aria natia.
La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva.
(
Umberto Saba)
Trieste è la città dove vivo. Non è la mia città, non sono nato qui. Ci arrivai 35 anni fa', molto malvolentieri.
Mentre ieri scattavo, col cellulare, le foto che sono nel post precedente, pensavo a questa città che volente o nolente è il posto in cui vivo, in cui sono nati i miei figli.
È una città particolare, piena di contraddizioni, un po' indolente e brontolona. Penso che quello che dice Umberto Saba sia proprio vero.
Però il vederla così dall'alto, un po' in distanza, nel suo dispiegarsi e distendersi tra il Carso e il golfo, ti permette anche di raggiungere quel distacco, anche emotivo, che ti dà modo anche di prendere coscienza dei tuoi sentimenti.
E devo dire che a dispetto delle ritrosie, della voglia di lasciarla, delle arrabbiature che tante volte mi procura, in fondo questa città mi è entrata nel cuore.
Tutti dovrebbero amare il posto in cui vivono. Amare è l'unico modo serio, concreto, per far crescere sia l'amante che l'amato.
Pace e benedizione
NB. Nell'illustrazione una foto di Saba e la statua a lui dedicata nei pressi della sua libreria. La pipa della statua è stata rubata due volte, e il Comune ha deciso di non rimetterla più