Ma alla luce di tutte le cose dette nei precedenti post (servizio di unità nella carità, unione col vescovo, autonomia nel mandato) come si colloca oggi il diacono?
Una prima indicazione ci viene da un fatto. Tutti i documenti insistono che il diacono permanente si deve mantenere col suo lavoro, che non può chiedere nessun compenso per l’opera che svolge.
Qui è necessario aprire un inciso. I documenti ufficiali stabiliscono quanto detto sopra, però aggiungono anche che in caso ad un diacono venga affidato un incarico che non gli concede la possibilità di avere un lavoro, la diocesi presso cui è incardinato, e che gli ha affidato questo incarico, deve assicurargli uno stipendio che permetta a lui e alla famiglia di vivere in modo decoroso. Solo che la convenzione Italia-CEI, quella che ha stabilito il Fondo per il sostentamento del clero, dà la possibilità di ‘stipendiare’ solo i preti. Quindi una diocesi che dovesse pagare un diacono dovrebbe farlo di tasca propria e non potrebbe ricorrere a detto fondo (anche se i diaconi sono clero). All’estero la situazione è un po’ diversa, dipende da stato a stato. In Inghilterra tutti i diaconi ricevono un compenso per il lavoro svolto in parrocchia proporzionato al servizio che fanno e al tempo che passano in servizio. In Francia invece ricevono un rimborso spese a seconda del tipo di servizio che svolgono.
Il fatto quindi di lavorare come tutte le persone, oltre ad avere, almeno nella maggioranza, una famiglia, ci pone realmente come ponte tra il clero e il popolo. È proprio su questo versante che proprio il nostro essere costruttori di unità può trovare il campo privilegiato.
Pace e benedizione
Una prima indicazione ci viene da un fatto. Tutti i documenti insistono che il diacono permanente si deve mantenere col suo lavoro, che non può chiedere nessun compenso per l’opera che svolge.
Qui è necessario aprire un inciso. I documenti ufficiali stabiliscono quanto detto sopra, però aggiungono anche che in caso ad un diacono venga affidato un incarico che non gli concede la possibilità di avere un lavoro, la diocesi presso cui è incardinato, e che gli ha affidato questo incarico, deve assicurargli uno stipendio che permetta a lui e alla famiglia di vivere in modo decoroso. Solo che la convenzione Italia-CEI, quella che ha stabilito il Fondo per il sostentamento del clero, dà la possibilità di ‘stipendiare’ solo i preti. Quindi una diocesi che dovesse pagare un diacono dovrebbe farlo di tasca propria e non potrebbe ricorrere a detto fondo (anche se i diaconi sono clero). All’estero la situazione è un po’ diversa, dipende da stato a stato. In Inghilterra tutti i diaconi ricevono un compenso per il lavoro svolto in parrocchia proporzionato al servizio che fanno e al tempo che passano in servizio. In Francia invece ricevono un rimborso spese a seconda del tipo di servizio che svolgono.
Il fatto quindi di lavorare come tutte le persone, oltre ad avere, almeno nella maggioranza, una famiglia, ci pone realmente come ponte tra il clero e il popolo. È proprio su questo versante che proprio il nostro essere costruttori di unità può trovare il campo privilegiato.
Pace e benedizione