Tutti noi a casa abbiamo delle fotografie. E quelle di alcuni momenti felici o di persone care, soprattutto se lontane o scomparse, le incorniciamo e le teniamo in vista. E quando le guardiamo è un po’ come rivivere quei momenti, come riallacciare il rapporto con quelle persone, ce le fanno sentire nuovamente vicine.
Un’altra cosa. Quando nasce un bambino più o meno tutti si impegnano a trovare a chi assomiglia. Ma quando poi cresce, quando inizia a sviluppare il proprio carattere, la ricerca della somiglianza allora passa al carattere. E allora ecco tutto un fiorire di: in quel comportamento è come il papà, in quell’altro è come la mamma, … e così via.
La Bibbia ci dice che quando Dio ha creato l’uomo, l’ha creato a ‘immagine e somiglianza di Dio’.
Immagine, cioè guardando l’uomo ci ricordiamo di Dio, entrando in relazione con l’uomo entriamo in relazione più profonda con Dio.
Somiglianza, cioè l’uomo è in grado di comportarsi come Dio.
I Padri della Chiesa ci dicono che col peccato originale abbiamo perso la somiglianza, cioè la capacità, la possibilità di comportarci come Dio. Ci è rimasta l’immagine, ma senza la somiglianza è un po’ come una vecchia foto, cioè sbiadita, non più nitida come appena fatta.
Gesù, incarnandosi, ci restituisce la somiglianza, cioè la capacità di comportarci come Dio.
Dal momento che Dio si è fatto uomo, in ogni essere umano possiamo contemplare il volto di Dio. E nei suoi confronti abbiamo la capacità di comportarci come si comporta Dio, cioè di amarlo.
Il Figlio, incarnandosi, ci restituisce la capacità di amare come ama Dio. L’amore umano cerca di possedere, di trattenere, di fare proprio. L’amore divino è un amore che dona, che libera, che si fa dono fino alla morte.