25 febbraio 2013

Scoperte commoventi.


Progettare, ma anche solo sognare un viaggio a piedi è una cosa molto diversa dal farlo se il viaggio avverrà in modo 'normale'. 
In quest'ultimo caso ci si preoccupa non tanto del viaggio in sé (se non per quanto riguarda eventuali orari di treni/aerei/traghetti) quanto di come arrivare all'albergo, di cosa vedere una volta arrivati a destinazione.

In un viaggio a piedi invece la maggior parte dello studio va al viaggio in sé. E questo anche perché un viaggio a piedi non è fatto tanto per andare in un posto (anche se questo ha la sua importanza) quanto per il gusto e il piacere del viaggio in sé stesso. Inoltre quando si va a piedi ogni chilometro viene sudato (e in media significa circa un quarto d'ora) e il tipo di strada è molto importante: lo sterrato è molto piacevole (sempre che non sia fango) mentre l'asfalto, specie se assolato, è un vero e proprio inferno. Quindi un buon studio preparatorio è una conditio-sine-qua-non per poter godere del viaggio.

Ed è uno studio che è già un viaggiare, è già divertimento, ma è anche scoperta e istruzione. Si inizia cercando diari e testimonianze di chi quel viaggio l'ha già fatto. Si studiano, prendendo nota di ogni indicazione, di ogni nome di paese o di punti caratteristici. Poi punti si riportano su di una mappa, e si cerca la strada migliore per collagarli. E migliore non sempre significa più breve. Se l'indicazione è un nome di un paese o di una città la cosa è semplice. Ma se è l'indicazione di un monumento, di un palazzo, la cosa diventa più complessa. Si tratta di fare ricerche in rete, sui libri, in ogni posto. E qui si possono fare scoperte che colpiscono.

Una di queste è relativa alla cittadina bretone di Morlaix, la cui più famosa 'attrattiva' è un maestoso viadotto ferroviario (costruito tra il 1861 e il 1863) che sovrasta tutta la città. In un diario ho letto che hanno incontrato degli amici presso la 'Cappella degli angeli' (il vero nome è "Cappella di Nostra Signora degli angeli"). Una ricerca in rete mi ha portato ad una scoperta molto commovente: gli angeli a cui è dedicata la cappella non sono i cherubini o i serafini, ma hanno tutti un nome e un cognome. Durante la guerra, il 29 gennaio 1943 alle 14,15 due bombardieri sganciarono 46 bombe per abbattere il viadotto. Solo tre di queste lo colpirono, facendogli lievi danni, ma 150 edifici furono distrutti e 74 persone persero la vita. Uno di questi edifici era l'asilo-scuola elementare. Tra i morti c'erano 19 bambini e la loro maestra. Sono loro gli angeli, e una targa li ricorda tutti. 


Finita la guerra gli abitanti vollero costruire questa cappella proprio sul posto dove c'era la scuola e nel 1957 venne consacrata.

24 febbraio 2013

Seconda domenica di Quaresima (Dio Padre e Madre)


L’altra volta abbiamo visto che la nostra fede è solo nel Dio rivelatoci da Gesù.

Occorre ripartire proprio e solo da questo Dio. Non da un dio senza un nome e senza una vita, ma dal Padre di Gesù che dona il proprio Spirito per entrare in rapporto vivo con noi, con ciascuno di noi, e portarci alla salvezza. Questa è la buona e lieta notizia, questa è la fede da riscoprire, vivere e annunciare a tutti.

Ed è questa fede vissuta come relazione d’amore con il Padre, il Figlio e lo Spirito che realizza pienamente l’essere umano, gli conferisce un’identità forte e dona un senso chiaro alla sua vita.

Questa fede come relazione  d’amore con il Padre, il Figlio e lo Spirito genera l’uomo nuovo che rende nuove tutte le cose, che si apre alla speranza sul futuro, che lo libera dall’angoscia. È questa fede che ci rende uomini di speranza e testimoni capaci di rendere ragione della speranza che è in noi.

Il salmo 131 dice che “io sono tranquillo e sereno come un bimbo svezzato in braccio a sua madre”. 

È solo questo rapporto d’amore con Dio che ci può donare questa serenità. È questa fede che ci fa riscoprire che Dio non è solo il Padre che ci prende per mano e ci guida per le strade della vita, ma è anche la madre che ci culla e ci abbraccia, che ci consola e ci accarezza, che ci bacia e accarezza.

È solo in questa relazione d’amore con il Padre, il Figlio e lo Spirito che scopriamo che Dio è il genitore, il padre e la madre, che sacrifica tutta la sua vita per noi e per la nostra felicità e la nostra gioia. 

23 febbraio 2013

Leggenda/leggende


Etimologicamente parlando "leggenda" significa "che deve essere letto". Basti pensare alla leggenda di un'illustrazione: è ciò che ci permette di capire, di decifrare, di dare un senso e un significato all'illustrazione medesima.

E allora perché abbiamo questa fobia per le leggende? perché di fronte ad un fatto insolito ci domandiamo "ma è leggenda o relatà" dando alla prima parola una connotazione negativa?

Non sarà invece che le leggende ci aiutano a capire, a decifrare la nostra storia e noi stessi? 

17 febbraio 2013

Prima domenica di Quaresima


Ogni domenica durante la Messa noi diciamo: “Credo in Dio”. E lo diciamo e pensiamo anche altre volte nel corso delle giornate.

Ma la sofferenza, e quella dei piccoli e degli innocenti in particolare, ci fa scandalo, e tante volte mette in crisi la nostra idea di Dio. Ma Dio non esiste in modo astratto. Se Dio rimane solo un nome (per quanto bellissimo), un’idea (per quanto sublime), un principio morale (per quanto elevato e nobile), allora rimane muto e impotente di fronte alla sofferenza e alla morte. Ma un dio così non ha niente da dire all'uomo, un dio così è realmente l’oppio dei popoli, è realmente una costruzione umana. Ma un Dio così non esiste. Dobbiamo avere la forza di ammetterlo a noi stessi per primi  e il coraggio di proclamarlo al mondo: un Dio così non esiste.

È Gesù di Nazareth, vivo per sempre, che mi svela il vero volto di Dio, che mi fa conoscere chi è veramente Dio: Dio è il Padre, è suo Padre, è il Padre che lo ha generato come Figlio prediletto attraverso il dono di tutto il suo Spirito di amore e di vita.

Solo così esiste Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo; una relazione d’amore fra tre persone vive così forte e totalizzante che ne fa una sola identità, una sola volontà. 

Gesù, lungo tutta la sua vita, ha chiamato Dio proprio così: Abbà. Cioè papà, il termine affettuoso, intimo, con cui un figlio di rivolge al proprio genitore. E Dio era il suo vero Papà, ed è per questo che era ed è il Papà vero di tutti, il Papà che ama il suo Figlio e attraverso Lui tutti i figli, donando loro il suo Spirito di amore e di vita.

11 febbraio 2013

Esempio (ovvero: coerenza, questa sconosciuta)

Coerenza, questa sconosciuta!

Tutti i politici italiani lodano e apprezzano la decisione di Benedetto 16° di dimettersi.

Perché però nessuno ne segue l'esempio?