Più che un'amichevole pacca sulla spalla, quella dello Spirito, assomiglia alla pedata nel fondo-schiena che l'istruttore di paracadutismo da agli allievi al loro primo lancio.
L'azione dello Spirito avviene subito dopo il battesimo di Gesù.
Lo Spirito non tiene al calduccio il credente,
non gli assicura un clima favorevole.
Non è aria condizionata;
a volte è un soffio, un alito di vento leggero,
ma a volte è una di quelle raffiche di bora che sconquassano tutto.
Ci caccia fuori dal tepore della nostra pietà superficiale,
dai nostri schemi collaudati che escludono ogni avventura,
dalle nostre strutture tutte tese all'autoconservazione (anche a scapito della vita).
Ci scaraventa nel deserto dove si vive il rischio della fede e si è schiaffeggiati dalla vita reale.
Lo Spirito non ci protegge, ci fa uscire allo scoperto;
non ci dispensa dalle difficoltà, ci butta dentro.
Dopo l'immersione nell'acqua ci immerge nelle ambiguità, nelle contraddizioni, nei pericoli della vita quotidiana.
È il battesimo nell'umanità!
Lo stesso Spirito che ci ha fatto diventare figli di Dio, adesso ci fa diventare fratelli di tutto gli uomini.
Ci unisce verso l'alto e verso il basso.
E il deserto diventa il punto in cui si saldano le due dimensioni: quella divina e quella umana.
La vita nello Spirito non produce "anime belle", ma persone che imparano il mestiere di uomini in mezzo agli altri uomini.
La vita nello Spirito è cammino, è itinerario da scoprire e inventare giorno dopo giorno.
Un cristiano che se ne sta rintanato in chiesa, tra i suoi, non è uno che è "al sicuro" dal male,
è uno che è fuggito allo Spirito, che si è sottratto alla vita.