"Dov'è Dio?" è la domanda che, soprattutto di fronte al dolore innocente, ci sorge spontanea. E altrettanto forte è la tentazione di vedere le disgrazie come una punizione di Dio per le nostre colpe.
Gesù prende le difese sia di Dio che delle vittime di disgrazie: non è Dio che arma la mano di Pilato o che abbatte torri. Dio non aggiunge sangue a sangue, non ha colpe da punire.
Dio è lì, è certamente presente in ogni sofferenza. Ma non si frappone fra vittima e carnefice, viene crocifisso con la vittima; non spezza le lance degli uccisori, ne è trafitto insieme; non fa da scudo ai detriti che precipitano, ne viene travolto insieme.
Ne sono certo: Dio si coinvolge, sempre! Potente come l'amore. Impotente come l'amore. Perché può solo ciò che può l'amore. Dio sta nel riflesso più profondo delle lacrime. Si fa confine alle mie lacrime per mezzo della speranza, della risurrezione. Perché ogni istante Dio è crocifisso nei suoi figli sulle infinite croci della terra.
«Se non vi convertirete, perirete tutti» La gente va da Gesù a porgli problemi di altri ed è invece richiamata a guardarsi dentro. Nelle varie disgrazie, nei vari sconvolgimenti che succedono, noi leggiamo solo degli eventi storici, eventi di altri, e non un appello alla nostra conversione.
Dov'è Dio? No. La vera domanda risuona fin dall'inizio ed è l'accorato appello di Dio: «Adamo, dove sei?» (Gen 3,9). Se l'uomo non cambia, se non imbocca altre strade, se non si converte in costruttore di alleanza, di libertà, di rispetto per la terra e la vita, questo mondo andrà in rovina perché fondato sulla sabbia della violenza e dell'ingiustizia.
L'ultima parabola mostra Dio che viene nella pazienza di un contadino. "Forse l'anno prossimo porterà frutto" in questo 'forse' c'è il miracolo della fede di Dio in noi. Lui crede in me prima ancora che io dica sì. Il tempo di Dio è l'anticipo, il suo amore previene, la sua misericordia anticipa il mio pentimento, la pecora perduta è trovata e raccolta mentre è ancora lontana e non sta tornando, il padre abbraccia il figlio prodigo e lo perdona prima ancora che apra bocca.
L'infinito amore di Dio è anche la sua infinita pazienza. Perché l'amore ha bisogno della pazienza per non lasciar spegnere la fiamma. Un proverbio arabo dice che "il deserto fiorisce nella pazienza", e l'amore è un contadino capace di attendere.
Letture:
Esodo 3,1-8.13-15
Salmo 102
1Corinti 10,1-6.10-12
Luca 13,1-9
In occasione delle Ceneri ho chiesto ai miei figli di partecipare al rito. E sono venuti, per amore della mamma.
RispondiEliminaI due (il terzo è fuori città per lavoro) mi studiano, studiano la mia fede sempre ardente, ne sono attratti, prendono atto delle sue conseguenze sulla mia e sulla loro vita e su quella di quanti incontriamo... ho spesso l'impressione che desiderino "arrendersi" e camminare con me...
Ma poi si risolve in cedimenti, più grandi o più piccoli... e si ricompongono in una postura scettica. Rispettosa, ma guardinga.
Io aspetto, Dio aspetta.
Complici...
Grazie. È il destino di noi genitori. Possiamo solo suggerire, proporre, cercare di mostrare con l'esempio. Ma poi non possiamo fare altro che affidarli al Signore e pregare per loro. Seguire l'esempio di santa Monica, madre si sant'Agostino, e di tante altre madri e padri che ci hanno preceduto.
EliminaE soprattutto abbiamo l'esempio del Padre