29 novembre 2007

Dai numeri alle persone

La sera dopo cena, quando i figli o studiano, o guardano qualche film, o sono fuori con gli amici, e mia moglie guarda la tv, porto in cucina (dove c'è la cara amica radio) il portatile e un po' giochicchio e un po' cerco di scrivere qualcosa.
Ieri sera dovevo iniziare a preparare la scheda per il prossimo incontro di catechesi coi giovani.
Ho notato che man mano che passa il tempo, il preparare queste schede mi riesce sempre più difficile. Non è perché il tavolo è completamente occupato da libri, fogli di appunti e ammenicoli vari. Il fatto è che quando 4 anni fa questa avventura è iniziata cercavo solo di spiegare bene quello che volevo dire. Adesso invece quelle che all'inizio erano solo delle facce, sono delle persone. Non si tratta più di spiegare in generale, ma si tratta di spiegare a delle persone ben precise. E allora per ogni frase mi scopro a pensare: "questo concetto A lo capirà, ma come lo posso esprimere perché anche B (o C, o D) lo possa capire?"
Ieri sera era particolarmente difficile, e come sempre capita quando non riesco ad andare avanti, la mente ha iniziato a divagare. E ho iniziato a pensare a tutti questi ragazzi e ragazze, a quello che abbiamo affrontato in questi anni. Hanno più o meno l'età dei miei figli. E ho scoperto di essermi affezionato ad ognuno di loro, ognuno di loro mi è entrato nel cuore.
Non so cosa e quanto abbia loro dato in questo periodo, ma so che loro hanno dato a me tanto.
Una cosa non mi importa: quanti sono. In un'epoca in cui quello che sembra contare sono i numeri, il successo misurato solo sull'audience, a me non interessa. Sarei infinitamente felice se anche solo uno avesse raggiunto una più profonda amicizia con Dio. Questo sarebbe l'unico successo che vorrei avere.

19 novembre 2007

Dio e i parcheggi

In genere vado a lavorare in autobus, ma a volte devo andare con la macchina. Il rientro è sempre un po’ problematico per il parcheggio perché è un’ora in cui non c’è molto ricambio. A volte mi tocca girare anche per quasi un’ora.
Normalmente quando trovo un parcheggio, appena sistemata la macchina, mentre spengo il motore, ringrazio sempre il Signore. Ma quando lo trovo dopo pochi giri il mio ringraziamento è molto più sentito e caloroso.
Però oggi pensavo: “Ma non è un po’ blasfemo pensare che Dio non abbia niente di meglio da fare che pensare al mio parcheggiare la macchina? Non c’è un fondo di superstizione?”
Ma poi pensavo che se credo, come credo, che la nostra vita sia nelle Sue mani, significa che TUTTA la mia vita è nelle Sue mani. I vecchi dicevano che non si muove foglia che Dio non voglia, e perché allora non si trova parcheggio che Dio non voglia?
Certo che c’è il rischio di cadere nel fatalismo, o nel negare la nostra libertà di figli o il nostro libero arbitrio. Ma come a me, siccome amo mia moglie, a volte mi piace farle dei doni anche senza un’occasione particolare, perché non posso pensare che a volte a Dio piaccia farmi dei doni senza motivo?
In fondo mia ha già donato la vita, senza un motivo. E mi ha donato la salvezza senza un motivo né soprattutto nessun merito da parte mia.

15 novembre 2007

Dare gloria a Dio

Nella Bibbia si legge spesso l’esortazione a dare “gloria a Dio”. Ma cosa significa concretamente, come si può, in pratica, dare gloria a Dio?
La parola ebraica che noi traduciamo con ‘gloria’ ha la stessa radice della parola che in ebraico indica ‘peso’. Questo ci dà un’indicazione: dare gloria equivale a dare peso a Dio. Maggior peso diamo a Dio nella nostra vita, maggior gloria Gli diamo.
Allora capiamo che non è un problema di parole, ma di fatti (“non chi dice Signore, Signore entrerà nel Regno, ma chi FA la volontà del Padre mio” Mt 7,21).
E allora, quale gloria diamo a Dio, cioè qual è il peso di Dio nella nostra vita, quale posto occupa nei nostri pensieri, nelle nostre azioni, nel nostro cuore?

14 novembre 2007

AVVISO

Sul mio sito è disponibile la seconda scheda di catechesi sulla Seconda lettera a Timoteo.

06 novembre 2007

L'insegnamento e la vita

Dai racconti dei padri del deserto:
Abba Poemen disse: “Un uomo che insegna senza fare ciò che insegna, è simile ad una fontana che dà da bere e lava tutti, ma non può purificare sé stessa

Se la nostra vita non è coerente, o almeno non cerca la coerenza, con ciò che insegnamo siamo solo una campana rotta, un sepolcro imbiancato.