La sera dopo cena, quando i figli o studiano, o guardano qualche film, o sono fuori con gli amici, e mia moglie guarda la tv, porto in cucina (dove c'è la cara amica radio) il portatile e un po' giochicchio e un po' cerco di scrivere qualcosa.
Ieri sera dovevo iniziare a preparare la scheda per il prossimo incontro di catechesi coi giovani.
Ho notato che man mano che passa il tempo, il preparare queste schede mi riesce sempre più difficile. Non è perché il tavolo è completamente occupato da libri, fogli di appunti e ammenicoli vari. Il fatto è che quando 4 anni fa questa avventura è iniziata cercavo solo di spiegare bene quello che volevo dire. Adesso invece quelle che all'inizio erano solo delle facce, sono delle persone. Non si tratta più di spiegare in generale, ma si tratta di spiegare a delle persone ben precise. E allora per ogni frase mi scopro a pensare: "questo concetto A lo capirà, ma come lo posso esprimere perché anche B (o C, o D) lo possa capire?"
Ieri sera era particolarmente difficile, e come sempre capita quando non riesco ad andare avanti, la mente ha iniziato a divagare. E ho iniziato a pensare a tutti questi ragazzi e ragazze, a quello che abbiamo affrontato in questi anni. Hanno più o meno l'età dei miei figli. E ho scoperto di essermi affezionato ad ognuno di loro, ognuno di loro mi è entrato nel cuore.
Non so cosa e quanto abbia loro dato in questo periodo, ma so che loro hanno dato a me tanto.
Una cosa non mi importa: quanti sono. In un'epoca in cui quello che sembra contare sono i numeri, il successo misurato solo sull'audience, a me non interessa. Sarei infinitamente felice se anche solo uno avesse raggiunto una più profonda amicizia con Dio. Questo sarebbe l'unico successo che vorrei avere.
Ieri sera dovevo iniziare a preparare la scheda per il prossimo incontro di catechesi coi giovani.
Ho notato che man mano che passa il tempo, il preparare queste schede mi riesce sempre più difficile. Non è perché il tavolo è completamente occupato da libri, fogli di appunti e ammenicoli vari. Il fatto è che quando 4 anni fa questa avventura è iniziata cercavo solo di spiegare bene quello che volevo dire. Adesso invece quelle che all'inizio erano solo delle facce, sono delle persone. Non si tratta più di spiegare in generale, ma si tratta di spiegare a delle persone ben precise. E allora per ogni frase mi scopro a pensare: "questo concetto A lo capirà, ma come lo posso esprimere perché anche B (o C, o D) lo possa capire?"
Ieri sera era particolarmente difficile, e come sempre capita quando non riesco ad andare avanti, la mente ha iniziato a divagare. E ho iniziato a pensare a tutti questi ragazzi e ragazze, a quello che abbiamo affrontato in questi anni. Hanno più o meno l'età dei miei figli. E ho scoperto di essermi affezionato ad ognuno di loro, ognuno di loro mi è entrato nel cuore.
Non so cosa e quanto abbia loro dato in questo periodo, ma so che loro hanno dato a me tanto.
Una cosa non mi importa: quanti sono. In un'epoca in cui quello che sembra contare sono i numeri, il successo misurato solo sull'audience, a me non interessa. Sarei infinitamente felice se anche solo uno avesse raggiunto una più profonda amicizia con Dio. Questo sarebbe l'unico successo che vorrei avere.
Il rapporto tra numero e singolo è strutturale alla religiosità. La Chiesa stessa spesso riposa sulla statistica, materia che si basa sulla filosofia per cui: tanti i battezzati, tanti i cristiani.
RispondiEliminaLa storia sacra è storia della relazione di singoli uomini con Dio, ma "noi", se non abbiamo la sala piena di persone, non siamo contenti.
Il numero è la deriva della religione.
Io penso che Dio sappia contare solo fino a 1. E per quell'uno lascia i 99 e si mette in cammino per ritrovarlo. Per quell'uno scende sulla terra e si mette a camminare per le strade della Palestina. Quell'uno lo trova sulla riva di un lago a riparare reti. Quell'uno lo trova nascosto tra le fronde di un sicomoro. Ma ancora non gli bastava e allora quell'uno lo va a cercare su di una croce. E per trovarlo ci si fa inchiodare sopra. Si, quella di Gesù non è stata una vita fallimentare perché dal Padre non è tornato da solo, ma con uno.
RispondiEliminaCerto che noi, con la nostra mentalità, ci saremmo contati. E con solo 12 persone avremmo detto: "Ragazzi, siamo troppo pochi, non se ne fa niente, tornate a casa! Mi dispiace, è stato bello finché è durato, ma purtroppo bisogna essere realisti. Sarà per un'altra volta."
Ma siccome Dio sa contare solo fino a 1 per fortuna non è andata così.
Pace e benedizione
Julo d.