Anni fa vi proponevo di andare a lezione di teologia dagli asini (chi fosse interessato vada qui, invece quest’anno vi propongo di andarci da un uomo: Simone di Cirene, più conosciuto come il Cireneo.
A tutti noi, quando capita qualcosa di brutto, viene da esclamare: “Ma guarda cosa mi è capitato!”. Il Cireneo ci insegna che ci è captata l’occasione di essere contemporanei alla Passione di Cristo.
Quando scopriamo, viviamo, questo allora la croce, da sofferenza personale e faticosa, diventa sofferenza partecipata. Allora ogni circostanza dolorosa da qualcosa che “mi capita” diventa qualcosa che “ci” capita. Questo perché non siamo più noi a portare la nostra croce, ma ci scopriamo ad essere coloro che aiutano Gesù a portare la sua croce.
Perché a Gesù è capitata nello stesso nostro momento la stessa nostra cosa. Quando c’è di mezzo la croce, ogni croce, lui c’è già, lui è già sotto quel peso, l’ha già portato e lo porterà fino alla fine del mondo.
Una sola cosa gli manca: la mia presenza accanto a lui.
Ma il Cireneo ci insegna anche che ogni croce la posso, la debbo portare per un tratto più o meno lungo, ma poi alla fine è Lui che ci sale sopra e mi sostituisce. E sale sulla mia croce. Gesù mi chiede di sollevare e di portare la mia croce e di andargli dietro fino al momento in cui Lui ne prenderà possesso con i chiodi, e la farà sua definitivamente.
È proprio per questo che noi non siamo dei condannati, ma dei graziati.
A tutti noi, quando capita qualcosa di brutto, viene da esclamare: “Ma guarda cosa mi è capitato!”. Il Cireneo ci insegna che ci è captata l’occasione di essere contemporanei alla Passione di Cristo.
Quando scopriamo, viviamo, questo allora la croce, da sofferenza personale e faticosa, diventa sofferenza partecipata. Allora ogni circostanza dolorosa da qualcosa che “mi capita” diventa qualcosa che “ci” capita. Questo perché non siamo più noi a portare la nostra croce, ma ci scopriamo ad essere coloro che aiutano Gesù a portare la sua croce.
Perché a Gesù è capitata nello stesso nostro momento la stessa nostra cosa. Quando c’è di mezzo la croce, ogni croce, lui c’è già, lui è già sotto quel peso, l’ha già portato e lo porterà fino alla fine del mondo.
Una sola cosa gli manca: la mia presenza accanto a lui.
Ma il Cireneo ci insegna anche che ogni croce la posso, la debbo portare per un tratto più o meno lungo, ma poi alla fine è Lui che ci sale sopra e mi sostituisce. E sale sulla mia croce. Gesù mi chiede di sollevare e di portare la mia croce e di andargli dietro fino al momento in cui Lui ne prenderà possesso con i chiodi, e la farà sua definitivamente.
È proprio per questo che noi non siamo dei condannati, ma dei graziati.
In un'esistenza mediamente tranquilla e serena posso anche capire che nei momenti di difficoltà spiritialmente ci si rivolga a Colui che ha già vissuto la sua passione...ma ...ci sono delle persone (e fino ad ora ne ho incontrate diverse) che è da quando sono nate che vivono un'esistenza di passione perenne. Sembra proprio che il destino si sia accanito contro di loro e stranamente sono persone molto credenti. Non riesco a spiegarmi questo modo di affrontare le difficoltà.Quelle volte che mi sono capitate delle cose negative ho sempre reagito con umana "rabbia",con profonda difficoltà nell'accettare il destino avverso.Carla
RispondiEliminaProprio sabato commentavo con mia moglie di quanto io predichi bene e razzoli male (e questo me lo ha fatto notare lei).
RispondiEliminaMi sono scoperto che proprio su una difficoltà che sto vivendo in quest'ultimo periodo, mi riesce molto difficile fare come ho detto ;-)
E il bello è che neanche me ne accorgevo!
Anch'io stavo reagendo con rabbia. Ma la rabbia mi stava esaurendo.
Il destino avverso, le difficoltà, non sempre sono da accettare passivamente. Dobbiamo fare quanto è in nostro potere per superarle. Ma sempre con la coscienza che rimane qualcosa che è oltre le nostre possibilità, le nostre capacità. E che comunque anche in quello che possiamo fare, non siamo da soli, e non dobbiamo neanche pretendere di fare tutto da soli.
Pace e benedizione
Lasciami dire che le mogli sono più preziose di quanto credano i mariti...compreso il mio!
RispondiEliminaE' che più ci penso, più la 'indago', più cerco di pregarla e di adorarla, ormai da tanti anni, la croce diventa sempre più ...oscuramente luminosa. Cioè la sua incomprensibilità, a poco a poco, mi si è fatta amica, consolante, insomma: nel luogo del cuore. Poi, anch'io, come Julo, scalcio sulla mia, di croce, la rifiuto, cerco di salvarmene, di dire'non sia mai'. Col passare del tempo e con l'aumentare (grazie a Lui) della confidenza con Gesù mi accorgo che 'le vie Crucis' della mia storia personale sono dono della Provvidenza: 'guarda' mi dico e diciamo insieme a mia moglie 'guarda come quel fatto, quel passaggio, quella vicenda che erano sbagliate e inaccettabili, adesso hanno un senso: il Signore si serviva del mio peccato per plasmarmi e così, di piccola morte in piccola morte, si risuscita'.
RispondiEliminaCome sarà bello, alla fine, quando la sua Croce avrà assorbito in sè tutte le mie croci e avrò compiuto ciò che Lui aveva progettato per me!
Sia Pasqua per tutti, di vero cuore!!
diac.Paolo
Per Paolo:
RispondiEliminagrazie del tuo commento. È quello che tante volte provo anch'io
Per Carla:
d'accordo al 101%. Il bello è che noi mariti lo sappiamo benissimo, solo che:
1 - non lo vogliamo ammettere
2 - troppo spesso ce ne dimentichiamo
Pace e benedizione
In quanto agli scatti di rabbia, penso siano normali...ieri ne ho avuto uno di quelli tremendi...poi..di scatto ho chiesto perdono rivolgendo gli occhi al cielo...
RispondiEliminaAvevo capito che stavo sbagliando nell'arrabbiarmi....che Dio mi aveva aiutato e...non mi era bastato!
Ecco qua un esempio delle tentazioni di cui parlo nel mio ermetico blog di stasera.
Gli impulsi di rabbia sono normali quando ti arriva qualcosa di negativo ..però..devi riuscire a frenarli subito, ragionando e pensando che c'è veramente il Signore che ti aiuterà a portare la croce e poi arriverà il momento che ti libererà per sempre!
Quanto fortunati siamo noi cristiani....peccato che pochi se ne rendano conto!
Un abbraccio Fiore
La croce ha un nome, il dolore ha un nome: è una Persona, Gesù!
RispondiEliminaDietro quel silenzio, scorgo Colui che non ha più parole ed è la Parola...
Dietro quel fallimento, scorgo il Fallito della storia...
Dietro quel buio, scorgo la Tenebre di un’Anima che più non vede e chiede “Perché…?”, Lui che ha detto di Sé: “Io sono la luce degli uomini”...
A ben guardare è Lui il mio “Cireneo”, perché ha addossato su di sé tutto il mio negativo…
Ha uno strano modo di presentarsi a me, o meglio di “nascondersi” ai miei occhi…
Si è “innamorato” dei miei peccati! Ed io come non posso non innamorami di Lui? Non Ti abbandona mai, perché il dolore è il nostro pane quotidiano.
Se lo vogliamo, possiamo averlo sempre in noi e con noi.
Il Lui il Cielo e la Terra si sono congiunti… e il non-senso ha preso senso.
D’ora in poi saprò da che parte guardare…
Gigi
E' da un pò che non ti visito poichè ho deciso di staccare un pò la spina per concentrarmi di più sulla quaresima.. e cercare di viverla più coerentemente. Non ci crederai ma in questo periodo mi trovo immedesimato proprio nel cireneo che tu (come al solito) riesci a descrivere in maniera diretta e profonda...
RispondiEliminaPer l'occasione ti auguro una felice e serena Pasqua a te e famiglia...
Grazie, caro sPunto, e contraccambio gli auguri a te e famiglia.
RispondiEliminaPace e benedizione.