Il Vangelo di oggi si svolge tra un periodo di tempo, "12 anni", e un gesto, "toccare".
Nella Bibbia il numero 12 rappresenta la totalità (le 12 tribù di Israele che sono tutto il popolo israelita). Quindi dire che la prima donna del brano di oggi era ammalata da dodici anni, è come dire che era ammalata da sempre: da dodici anni era considerata impura, era emarginata e costretta a evitare ogni contatto sia sociale che fisico. Possiamo ben capirla noi che per un solo anno e mezzo circa abbiamo dovuto evitare non solo gli abbracci, ma anche una semplice stretta di mano! Lei, per 12 anni, per la società e la famiglia, era come fosse morta.
Ma 12 anni era anche l'età che a quel tempo segnava l'ingresso nella vita sociale. I maschi diventavano adulti, e le femmine si sposavano. La figlia del capo della sinagoga invece di entrare nella vita era entrata nella morte.
Due donne entrambe colpite a morte, una quella sociale e l'altra quella biologica, quindi entrambe sono impure e intoccabili. Ma tutte e due vengono chiamate "figlie", ambedue vengono "guarite e salvate". Ma per farlo Gesù trasgredisce le leggi e le tradizioni. Quando Gesù deve scegliere tra la vita e la legge sceglie sempre la vita!
Gesù non ama la vita solo a parole, ma anche a gesti. E in questo brano del Vangelo c'è un gesto molto piccolo: toccare. Per quattro volte troviamo questo verbo e poi ancora si dice «vieni a imporle le mani» e che Gesù «prese la mano». Toccare è la forma primordiale di conoscenza, è percezione e superamento del limite di ciascuno, momento di comunione e comunicazione, esprime reciprocità, condivide e scarica le tensioni e le emozioni. È carezza, è sostegno, è consolazione.
La donna del Vangelo (di cui non si dice il nome, e quindi ci può rappresentare tutti, le possiamo tranquillamente dare il nostro nome) sente che Gesù è la sua unica speranza e si fa coraggio nel compiere un gesto che nella mentalità religiosa di quel tempo era una vera e propria trasgressione: anche se rischia di essere messa a morte perché come impura tocca un maestro e uomo, lei ci prova lo stesso. Sente che Gesù è capace di accoglienza, che sa comprendere il suo dolore. Con un lieve tocco è passata dalla religione alla fede.
Gesù si accorge di questo tocco anche in mezzo alla folla. "Sente" la donna anche di più di quanto senta i discepoli che gli sono vicini fisicamente. La donna nascosta non tocca solo il mantello, ma soprattutto tocca il cuore di Gesù, e Gesù non rimane indifferente a questa povertà e fiducia insieme.
E poi c'è la ragazzina dodicenne. Nelle icone della discesa agli inferi si vede Gesù che prende Adamo ed Eva per il polso e li porta in cielo. Il polso è dove si sente il battito del cuore, e quando Dio ti prende per il polso, quando ti prende per mano, ti richiama alla vita, ti dona la sua vita. In questo gesto di Gesù c'è anticipata, c'è ricapitolata tutta la sua vita, la sua missione: donare la sua vita e portare gli esseri umani alla vita piena.
Un'ultima cosa colpisce: né la donna né la ragazza vengono salvate per loro meriti. Dio non salva premiando i buoni, ma donando la sua grazia ai disperati. La grazia di Dio non è un premio per quelli che sono bravi, ma un rimedio per quelli che fanno fatica; se non fosse così, il paradiso sarebbe terribilmente e desolatamente vuoto.
(Sap 1,13-15; 2,23-24; Sal 29; 2Cor 8,7.9.13-15; Mc 5,21-43)