Maria di Magdala esce di casa quando è ancora buio, buio nel cielo e buio nel cuore. Non ha niente fra le mani, ha soltanto il suo amore, che si ribella all'assenza di Gesù.
Maria va al sepolcro e non ha paura. Scrive Meister Eckhart: "Non ha paura lei che è donna, mentre hanno paura gli uomini, perché lei gli apparteneva e il suo cuore era presso di lui. Dove era lui era anche il cuore di lei, perciò non aveva paura". L'amore profondo riesce a vincere anche la paura.
Non a caso chi si reca alla tomba in quell'alba sono coloro che hanno avuto più forte l'esperienza dell'amore di Gesù: le donne, la Maddalena, Pietro e Giovanni. Sono loro che capiscono che un amore come quello di Gesù non poteva essere annullato dalla morte, che un amore come quello di Gesù è più forte della morte.
«E vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro». Il sepolcro è spalancato, vuoto, risplendente nel fresco dell'alba, e fuori è primavera. È aperto come il guscio di un seme.
Qualcosa si accende in Maria: un'urgenza, un'ansia, un fremito che improvvisamente ribaltano il ritmo del racconto. «Corse allora da Pietro e dall'altro discepolo». Può correre, perché ora sta nascendo il giorno; deve correre, perché è la nascita di un universo nuovo, sono le doglie della vita.
E Maria senza saperlo dice parole che sono segno di fede profonda: «Hanno portato via il Signore ». Non dice che hanno preso 'il corpo' del Signore, ma 'il Signore'. Ne parla come fosse vivo, come si parla di una persona viva. Perché per lei è vivo. "Amare è dire: tu non morirai!" dirà qualche secolo più tardi il filosofo Gabriel-Honoré Marcel (1889-1973) e lei lo urla con tutto il suo cuore.
«Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro ». Tutti corrono al mattino di Pasqua! Corrono sospinti da un cuore in tumulto, perché l'amore ha sempre fretta. Chi ama si sente sempre in ritardo sulla sua fame di abbracci, si sente sempre assetato della gioia dell'incontro.
Ma l'altro discepolo, quello che Gesù amava, corre più veloce e arriva per primo al sepolcro, cioè arriva per primo a capire la risurrezione e a credere in essa. Perché chi ama e sa di essere amato capisce di più, capisce prima, va più a fondo. "Si vede bene solo con il cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi" (Antoine de Saint-Exupéry)
Pasqua è il tema più bello e più arduo di tutta la Bibbia. La risurrezione di Cristo fu un evento talmente inaudito che gli evangelisti, per raccontarla, non trovarono una parola specifica, ma usano verbi come svegliarsi e alzarsi, usano i verbi del nostro mattino.
E allora è bello pensare che la Pasqua è raccontata con i verbi di ognuno dei nostri mattini, quando ci svegliamo e ci alziamo. È bello pensare che ogni mattina sia la nostra piccola risurrezione quotidiana.
Io auguro a noi occhi di Pasqua
capaci di guardare
nella morte fino alla vita
nella colpa fino al perdono,
nella divisione fino all'unità,
nella piaga fino allo splendore,
nell'uomo fino a Dio,
in Dio fino all'uomo,
nell'io fino al tu.
E insieme a questo, tutta la forza della Pasqua!
Io auguro a noi occhi di Pasqua
capaci di guardare
nella morte fino alla vita
nella colpa fino al perdono,
nella divisione fino all'unità,
nella piaga fino allo splendore,
nell'uomo fino a Dio,
in Dio fino all'uomo,
nell'io fino al tu.
E insieme a questo, tutta la forza della Pasqua!
Klaus Hemmerle, vescovo di Aquisgrana (1929-1994)
Letture:
Atti 10,34a.37-43
Salmo 117
Colossesi 3,1-4
Giovanni 20,1-9