08 marzo 2009

8 marzo (seconda domenica di Quaresima)

Quando pensiamo alle sofferenze e alle violenze patite da Gesù durante la Passione, pensiamo alle frustate, alla corona di spine, alla crocifissione, cioè alle varie torture fisiche.

Ma c’è un’altra forma di violenza che Gesù ha patito per tutte le ore che vanno da prima del suo arresto fino alla sua morte. È una forma di violenza sottile, ma amarissima, ed è quella della solitudine e dell’indifferenza degli amici più cari. Fin dall’inizio questi dormono nell’orto del Getsemani, insensibili al suo dramma.

Questo nome, Getsemani, è indicativo. In ebraico significa “frantoio delle olive”. E proprio in quest’orto inizia il tentativo da parte dell’uomo di spezzare la compassione di Dio, l’amore di Dio per l’uomo, il tentativo di spezzare, di frantumare Dio.
E lo fa, prima che con le torture fisiche, abbandonandolo, lasciandolo solo.

In questi ultimi tempi si è molto parlato dei malati allo stadio terminale. Leggendo le testimonianze di alcuni di essi e di persone che ne hanno assistiti alcuni, possiamo scoprire una cosa. È vero che alcuni di essi hanno ammesso che se fosse stata possibile l’eutanasia, ne avrebbero fatto richiesta, ma è altrettanto vero che tale desiderio era dettato da sconforto, dal sentirsi abbandonati da tutti. E quando hanno trovato qualcuno che gli è stato vicino, che gli ha dimostrato simpatia, affetto, ma soprattutto vicinanza e ascolto, tale desiderio è svanito.

Che questo tempo di Quaresima sia l’occasione per riavvicinarci a tutte quelle persone sofferenti e sole per fare in modo che non si sentano più abbandonate.

1 commento:

  1. Spero che l'appello non rimanga inascoltato.. specialmente in questo mondo ove sembra ormai che la vita non è più un dono ma un materialistico oggetto da usare e poi buttare quando non rende più...

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