24 ottobre 2024

Moltiplicare la vita all'eccesso - 27/10/2024 - XXX Domenica Tempo Ordinario

 
Guarigione del cieco di Gerico
mosaico - Basilica di Sant'Apollinare Nuovo (Ravenna)

 
La guarigione del cieco di Gerico è l'ultimo miracolo di Gesù raccontato da Marco nel suo Vangelo. Sebbene sia un racconto scarno, è molto vivo, pieno di movimento, di tanti piccoli particolari apparentemente trascurabili, ma che invece ne arricchiscono la bellezza ed il significato.
 
Uno di questi particolari è il mantello gettato via. Viene da fare il paragone col ricco di due domeniche fa. Il ricco ha tante cose, ma non lascia niente. Il mendicante Bartimèo non ha niente, con tutta probabilità quel mantello era casa, letto, riparo per il freddo. Tutto il suo mondo e la sua vita era in quel mantello. Ma quando Gesù lo chiama, lui lo getta via. Il ricco non abbandona nulla, il povero getta tutto ciò che ha.
Ma quel mantello rappresenta anche lo spazio in cui l'hanno sistemato, relegato: tu sei cieco e allora stattene lì, ma non intralciare troppo, occupa solo lo spazio di un mantello. Che assolutamente non ti venga in mente di 'allargarti' e intralciare i nostri affari, i nostri passi.
 
Ma Gesù lo chiama, e allora balza in piedi e irrompe al centro della strada. Rompe lo sbarramento della folla, i cordoni delle abitudini, rifiuta la parte impostagli. Tutto per aprirsi un varco verso Gesù. La Grazia è anche questo: uscire dai nostri piccoli orizzonti per spingersi verso il centro, verso la verità di noi stessi, verso colui che ci chiama.
C'è da notare che Gesù non chiama direttamente Bartimèo, ma dice alla folla «Chiamatelo!». E ancora oggi a tutti noi Gesù rivolge questo invito: ricordati che tutti gli uomini sono figli di Dio, ricordati che Lui chiama per nome e con amore tutti quanti. A noi che cerchiamo di essere suoi discepoli Gesù rivolge l'invito ad essere suoi angeli, cioè portatori dell'annuncio che Dio ti ama e ti cerca.
 
E la folla risponde con tre parole: "coraggio, alzati, ti chiama".
Coraggio! Prima di tutto incoraggiare, cioè donare speranza, infondere quel coraggio frutto della fiducia in Dio. E fare questo con tutti quelli che gridano dolore.
Alzati! Rimettere in piedi, aiutare a ripartire, ma soprattutto mai gettare a terra nessuno, mai demolire nessuno. Ireneo di Lione scriveva: "La gloria di Dio è l'uomo vivente" (Contro le eresie, 4,20,5), rimettere in piedi un essere umano, ridargli forza e dignità, è rendere realmente e pienamente gloria a Dio. E se troppo spesso non so come farlo, e davvero non lo so, questo racconto mi aiuta: annunciare la compassione di Dio equivale a confortare la vita, a rimettere in piedi.
Ti chiama! Cioè Dio ha ascoltato il tuo grido e ora pronuncia il tuo nome. È Lui che può dare luce, dare occhi che vedono. Che vedono il cuore di Dio e il senso della vita.
 
Con poche parole Marco ci offre una delle sintesi più belle di cosa sia l'azione pastorale, non compito di esperti ma missione di ogni discepolo: coraggio, alzati, ti chiama. Ed ecco che la vita fiorisce, anzi, esplode: Bartimèo non parla, grida; non si toglie il mantello, lo getta; non si alza in piedi, balza. La fede è moltiplicazione di vita all'eccesso, un eccesso bello e travolgente; è vita in pienezza.
 
 

 
Letture:
Geremia 31,7-9
Salmo 125
Ebrei 5,1-6
Marco 10,46-52
 
 

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