Quella dei farisei, «è lecito o no a un marito ripudiare la moglie?», è una domanda trabocchetto. Loro conoscono bene la Legge, sanno però che esiste un conflitto tra norma e vita, sanno, anche se non se ne curano, che c'è molto dolore per le donne ripudiate. Mettono alla prova Gesù cercando di infilarlo nella strettoia tra la regola e la vita, tra il sabato e l'uomo. Si schiererà con la legge o con la persona?
Ma Gesù non si lascia intrappolare, risponde cercando di portarci più in alto. Ci porta subito oltre il lecito e l'illecito, oltre le strettoie di una vita immaginata come esecuzione di ordini, obbedienza a norme. Ci porta a respirare un sogno, l'aria degli inizi, prima della durezza del cuore. Ci porta al respiro di Dio, che non può essere ridotto a norma. Riparte da parole folgoranti: «non è bene che l'uomo sia solo» (Gen 2,18, prima lettura di oggi).
Il male originale, prima di qualsiasi peccato, è la solitudine, difatti al momento della tentazione Eva era sola. Perché non c'è nessuno che basti a se stesso, nessuno può essere felice da solo. Neanche il paradiso basta. Per questo Dio esclama «voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». 'Aiuto' è parola bellissima, ne sono pieni i salmi, sovrabbonda nelle profezie, viene gridata nel pericolo, invocata nel pianto, indica una salvezza possibile e vicina.
Eva per Adamo ed Adamo per Eva sono benedizione possibile e vicina, un 'aiuto simile', cioè una salvezza che cammina fianco a fianco, insieme con uguale dignità e uguale responsabilità. In principio, nel sogno di Dio, prima della durezza del cuore, era così. Dopo questa premessa, Gesù entra nella distanza tra il sogno di Dio e il cuore dell'uomo: "per il vostro cuore duro Mosè scrisse la legge del ripudio".
Gesù ci porta con sé a respirare l'aria dell'inizio, ad assumere il punto di vista di Dio non quello giuridico. In principio c'è il sogno che l'amore è per sempre. E nonostante la facilità a tradire, nonostante le crisi e la fatica che tante coppie incontrano nel donarsi felicità, nonostante tutto, il matrimonio rimane sacramento di salvezza possibile e vicina, salvaguardia del sogno di Dio. Ogni uomo e ogni donna che camminano insieme dovrebbero regalarsi, reciprocamente, la parola e l'esultanza con cui Dio benedice Eva: tu sei per me salvezza al mio fianco. Ogni coniuge è strumento e via di salvezza per l'altro, il matrimonio è un santificarsi a vicenda.
L'amore ti porterà a vivere due vite, cioè ad assumere la vita dell'altro come parte dolce e forte della tua storia. L'amore non è solo perdersi per l'altro, alla fine è anche pienezza, dilatarsi fino a 'diventare due', a vivere come tuoi la vita, i sogni, i deserti, la creatività, la felicità del tuo uomo, della tua donna.
«Ciò che Dio ha unito, l'uomo non separi». Gesù ci assicura che Dio ha la passione di unire, per sempre. Dio-che-unisce, questo è il suo nome. Il nome del nemico invece è sempre colui-che-separa, il Divisore, il padre della solitudine.
«Gli presentavano dei bambini... ma i discepoli li rimproverarono. Gesù... s'indignò». È l'unica volta, nei Vangeli, che viene attribuito a Gesù questo verbo duro. L'indignazione è un sentimento grave e potente, proprio dei profeti davanti all'ingiustizia o all'idolatria.
I bambini non sono più buoni degli adulti, sono anche egocentrici, impulsivi e istintivi. Però sanno aprire facilmente il cuore ad ogni incontro, non hanno maschere, sono spalancati verso il mondo e la vita.
I bambini sono maestri nell'arte della fiducia e dello stupore. Loro sì sanno vivere come i gigli del campo e gli uccelli del cielo, si fidano della vita, credono nell'amore.
L'amore non è già fatto, si fa
Non è un vestito già confezionato,
ma stoffa da tagliare, preparare e cucire.
Non è un appartamento chiavi in mano,
ma una casa da concepire, costruire, conservare e, spesso, riparare.
Non è una vetta conquistata,
ma scalate appassionanti e cadute dolorose.
Non è un solido ancoraggio nel porto della felicità,
ma è un levar l'ancora, è un viaggio in pieno mare.
Non è un sì trionfale che si segna fra i sorrisi e gli applausi,
ma è una moltitudine di "sì" che punteggiano la vita,
tra una moltitudine di "no" che si cancellano strada facendo.
Non è l'apparizione improvvisa di una nuova vita,
perfetta fin dalla nascita,
ma sgorgare di sorgente e lungo tragitto di fiume
dai molteplici meandri, qualche volte in secca,
altre volte traboccante,
ma sempre in cammino verso il mare infinito.
Non è un vestito già confezionato,
ma stoffa da tagliare, preparare e cucire.
Non è un appartamento chiavi in mano,
ma una casa da concepire, costruire, conservare e, spesso, riparare.
Non è una vetta conquistata,
ma scalate appassionanti e cadute dolorose.
Non è un solido ancoraggio nel porto della felicità,
ma è un levar l'ancora, è un viaggio in pieno mare.
Non è un sì trionfale che si segna fra i sorrisi e gli applausi,
ma è una moltitudine di "sì" che punteggiano la vita,
tra una moltitudine di "no" che si cancellano strada facendo.
Non è l'apparizione improvvisa di una nuova vita,
perfetta fin dalla nascita,
ma sgorgare di sorgente e lungo tragitto di fiume
dai molteplici meandri, qualche volte in secca,
altre volte traboccante,
ma sempre in cammino verso il mare infinito.
Michel Quoist
Letture:
Genesi 2,18-24
Salmo 127
Ebrei 2,9-11
Marco 10,2-16
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