17 ottobre 2024

La gioia del servire - 20/10/2024 - XXIX Domenica Tempo Ordinario

la gioia del servire


 
 
«Voi non sapete quello che chiedete»
Giacomo e Giovanni, insieme a Pietro, sono i discepoli più vicini a Gesù, sempre presenti nei momenti più importanti. Eppure anche loro 'non sanno cosa stanno domandando'.
Teniamolo presente nella nostra preghiera: il più delle volte la nostra preghiera è proprio un cercare di piegare Dio ai nostri desideri, alla nostra volontà. Ci risulta molto difficile fare nostre le parole che lo scrittore C.S. Lewis (l'autore delle Cronache di Narnia), disse di fronte alla malattia dell'amata moglie: "non prego per piegare Dio alla mia volontà, ma prego perché mi aiuti ad accettare la Sua volontà".
Dobbiamo ricordarci che praticamente sempre, nella nostra preghiera, non sappiamo quello che stiamo chiedendo. Dobbiamo imparare a fidarci di Dio, ad essere certi del suo amore. Dobbiamo convincerci che c'è da fidarsi di ciò che ci chiederà il Signore, più che di quello che possiamo pretendere noi da lui. La sua richiesta è molto più vantaggiosa delle nostre domande, i suoi doni sono immensamente più grandi delle nostre richieste.
 
«Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti»
Gesù espone il progetto della comunità cristiana. Di fronte allo spettacolo di chi dà la scalata al potere, al successo, i discepoli devono capire che loro hanno l'obbligo di fare proprio l'opposto. Quell'affermazione al presente «non è così» non è un augurio o un comando. È la carta costituente di una comunità che voglia dirsi cristiana: ciascuno è il servitore di tutti!
C'è da notare il passaggio da «vostro servitore» a «schiavo di tutti». Ossia, la regola fondamentale del servizio si allarga oltre i confini della comunità. Il criterio dell'autorità, dunque, è il vantaggio che ne ricavano gli altri (tutti gli altri), non quello che ne possiamo ricevere noi!.
Gesù non si accontenta di abolire i gradi, di esortare genericamente all'umiltà, e neppure di fornire norme di comportamento pratico. Intende cambiare mentalità, convertire la 'libidine del potere' in gioia di scomparire e servire, sradicare completamente l'istinto del dominio dell'uomo su un altro uomo.
 
Ancora alcune considerazioni:
 
- Con la sua Passione e morte, Gesù conquista l'ultimo posto, cioè raggiunge la massima grandezza nel servizio, e ne fa dono alla sua Chiesa. Perciò da questo momento il fondamento della Chiesa non può che essere un'immagine capovolta del potere come normalmente pensato. Ma non deve essere sentito come comando, bensì vissuto come dono.
 
- Gesù presenta una 'comunità senza potere', non una 'comunità senza autorità'. Solo che la caratteristica dell'autorità non è la possibilità del comando, ma la realtà del servizio.
 
- È importante notare che gli annunci della Passione finiscano col verbo 'servire'. Questo ci dice che "la strada della croce non è 'soffrire', ma è prima di tutto 'servire'" (Jean Delorme).
 
- Il «dare la propria vita» rappresenta dunque il punto più alto, l'aspetto essenziale raggiunto dal servizio di Gesù in favore degli uomini. In tal modo, non solo la sua vita, ma anche la sua morte è «servizio» a vantaggio degli uomini. La grandezza, per noi, sta nel dono di sé. E questo non ha limiti.
 
 

 
Letture:
Isaia 53,10-11
Salmo 32
Ebrei 4,14-16
Marco 10,35-45
 
 

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