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| Collina delle Croci Šiauliai (Lituania) Foto Miriam Ferrarin |
Da un punto di vista umano, Gesù è nel momento del fallimento totale: condannato a morte, torturato, deriso. Eppure in questo contesto ci sono due persone che riescono a vedere la realtà regale e divina di Gesù. E colpisce molto che non siano né dei seguaci di Gesù né degli apostoli (che d'altra parte erano tutti scappati), ma siano un centurione romano (cfr. Lc 23, 47) e un delinquente confesso (che rimane l'unico santo canonizzato direttamente da Gesù).
Quest'ultimo dà una grande definizione di Dio: «è condannato alla stessa nostra pena». Dio è dentro la nostra sofferenza. Dio viene crocifisso in tutti i crocifissi della storia. Dio sceglie di entrare nella morte perché là entra ogni suo figlio.
Dio ci mostra che il primo dovere di chi ama è di essere insieme all'amato.
«egli invece non ha fatto nulla di male» In queste parole è racchiuso il segreto dell'autentica regalità: niente di male in quell'uomo, un'innocenza mai vista prima, nessuna ombra di odio o di violenza o di vendetta. Dio non fa il male, a nessuno, mai. Dio fa esclusivamente il bene. "Dio non può che amare" (fr. Roger).
Ecco il nostro Re: uno che ha la forza regale e divina di dimenticare sé stesso dentro la paura e la speranza dell'altro.
«ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». E Gesù fa di più, lo porta con sé. Come il pastore con la pecorella smarrita, se lo carica in spalla e lo porta a casa: «sarai con me». Mentre tutto il nostro mondo ragiona per esclusioni, per separazioni, per respingimenti alle frontiere, il Regno di Dio avanza per inclusioni, per accoglienze, per abbracci.
«Ricordati» chiede il condannato. Non sarà solo ricordo, sarà soprattutto abbraccio che avvolge per sempre, che porta l'amato al cuore e nel cuore per l'eternità.
A tutti i crocifissi dalla vita, i rifiutati dalla storia, gli esclusi dai benpensanti, Gesù ripete ogni momento «oggi con me sarai nel paradiso».
Letture:
2Samuele 5,1-3
Salmo 121
Colossesi 1,12-20
Luca 23,35-43
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 23,35-43)
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c'era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c'era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

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