Ogni primo giovedì del mese conduco l'ora di adorazione per le vocazioni. Non la praparo io, ma in piena autonomia un gruppo di laici (mi danno il foglietto con la traccia e le letture solo cinque minuti prima). L'ultima volta il brano che avrei dovuto commentare era Luca 5,1-11, quello con la prima pesa miracolosa e la chiamata dei primi apostoli.
Dovendo improvvisare un commento non è che si abbia la possibilità di andare molto a fondo. Tra le varie cose che ho detto, proprio alla fine mi sono soffermato sulla frase finale in cui "lasciato tutto lo seguirono". Ricordo di aver detto che incontrare Cristo vuol dire lasciare tutto, che per alcuni significa lasciare la propria famiglia per fondarne una nuova, e che per altri significa invece lasciare la propria famiglia per dedicarsi esclusivamente a Dio e ai fratelli. Ma che per tutti significa lasciare anche tante nostre convinzioni, tante nostre idee, tante nostre elucubrazioni, anche su Dio.
E poi ieri sera mi sono ritrovato con un gruppo di adulti che sto preparando per la Cresima. Sono persone che hanno chiesto la Cresima chi per sposarsi, chi per poter fare da padrino di Battesimo. In questi incontri insisto molto sull'amore di Dio.
Però tornando a casa pensavo una cosa: sono di quella generazione che ha fatto catechismo e i sacramenti dell'iniziazione prima del Concilio Vaticano II. Allora si puntava molto sul discorso della rinuncia, sembrava che il cristianesimo fosse la religione in cui la cosa principale fosse di dover rinunciare.
Invece il cristianesimo è la religione dell'incontro con l'Amore. Non si tratta di rinunciare, ma di scegliere ciò che è meglio. Chi di noi, se potesse scegliere tra un pezzo di vetro tagliato a diamante e un diamante vero sceglierebbe il vetro? E chi si sognerebbe, una volta fatta la scelta, di dire (e pensare) che ha dovuto rinunciare ad un pezzo di vetro? non direbbe (e penserebbe) invece che ha scelto un diamante?
In fondo Gesù ce l'aveva detto col discorso del tesoro e della perla. Siamo noi che tante volte e per troppo tempo ce ne siamo dimenticati.
Pace e benedizione
Dovendo improvvisare un commento non è che si abbia la possibilità di andare molto a fondo. Tra le varie cose che ho detto, proprio alla fine mi sono soffermato sulla frase finale in cui "lasciato tutto lo seguirono". Ricordo di aver detto che incontrare Cristo vuol dire lasciare tutto, che per alcuni significa lasciare la propria famiglia per fondarne una nuova, e che per altri significa invece lasciare la propria famiglia per dedicarsi esclusivamente a Dio e ai fratelli. Ma che per tutti significa lasciare anche tante nostre convinzioni, tante nostre idee, tante nostre elucubrazioni, anche su Dio.
E poi ieri sera mi sono ritrovato con un gruppo di adulti che sto preparando per la Cresima. Sono persone che hanno chiesto la Cresima chi per sposarsi, chi per poter fare da padrino di Battesimo. In questi incontri insisto molto sull'amore di Dio.
Però tornando a casa pensavo una cosa: sono di quella generazione che ha fatto catechismo e i sacramenti dell'iniziazione prima del Concilio Vaticano II. Allora si puntava molto sul discorso della rinuncia, sembrava che il cristianesimo fosse la religione in cui la cosa principale fosse di dover rinunciare.
Invece il cristianesimo è la religione dell'incontro con l'Amore. Non si tratta di rinunciare, ma di scegliere ciò che è meglio. Chi di noi, se potesse scegliere tra un pezzo di vetro tagliato a diamante e un diamante vero sceglierebbe il vetro? E chi si sognerebbe, una volta fatta la scelta, di dire (e pensare) che ha dovuto rinunciare ad un pezzo di vetro? non direbbe (e penserebbe) invece che ha scelto un diamante?
In fondo Gesù ce l'aveva detto col discorso del tesoro e della perla. Siamo noi che tante volte e per troppo tempo ce ne siamo dimenticati.
Pace e benedizione
... e vada per la "mano di bianco" al tuo blog!!!
RispondiEliminaPer quanto riguarda la rinuncia, è vero che è questione di scegliere il meglio, quello che ha più valore (ed è un bella fortuna, come trovare il tesoro, poterlo individuare, sperando che qualcuno ti indichi la strada) ed è pur vero che chi ama sceglie per il meglio...
Ma la nostra gente "ha scoperto" questo tesoro? E noi, se lo abbiamo veramente scoperto, come lo partecipiamo?
Io me lo chiedo spesso... come non mi nascondo (e cerco di capirlo nel senso giusto) che è anche vero quello che dice Gesù di chi vuole andargli dietro: "Chiunque non rinuncia a tutto quanto possiede non può essere mio discepolo".
Luigi
Molto giusto quello che dici, caro Gigi, e le domande che ti fai me le faccio pure io (specialmente la seconda, cioè quanto e come riesco a comunicare di quello che ho scoperto).
RispondiEliminaÈ anche vero che Dio, da Abramo in poi, ci chiede sempre di rinunciare, ma nello stesso tempo ci fa delle promesse, ci chiede di rinunciare per qualcosa di meglio e di più grande. E ci dice anche che ciò a cui rinunciamo lo riavremo centuplicato.
Ma quello che mi chiedevo io era ad un livello pastorale. Abbiamo tante, e forse a volte troppe, volte posto l'accento sul 'rinunciare' che rischiamo di dimenticare che la cosa più importante non è la rinuncia, ma la scoperta dell'Amore, della perla preziosa.
Pace e benedizione.
Ho letto il tuo post, ma questo commento mi è sorto venti minuti dopo la lettura, quando già pensavo ad altro.
RispondiEliminaVa bene, mi son detto, parla d'amore... belle cose... Poi sono andato a frugare un po' nel mio blog e l'occhio mi è caduto sui miei tag: ho visto che la parola "amore" compare, ma è piiiiiiccola piccola rispetto a tante altre parole... Sarà mica il caso di farla crescere?
Forse prima di farla crescere come parola, bisognerebbe falLO crescere nel nostro cuore.
RispondiEliminaCosa più facile a dirsi che a farsi.
Pace e benedizione
Sì, è vero: a livello pastorale alle persone molto spesso viene presentato un cristianesimo al negativo ("non fare questo, non fare..., ecc."), mentre non sempre riusciamo a presentare la "bellezza" di ciò che è, cioè amore... Scegli il bello e non pensi nemmeno a rinunciare a qualcosa che non ti piace...
RispondiEliminaTutto questo non ci esonera dalla sofferenza e dalla fatica, ma almeno cerchiamo di dare un senso a tutto, o almeno ce la mettiamo tutta...
E' tutta una questione di cuore!
Ciao!
Gigi
Sai che ci stavo pensando in quest'ultimo periodo sul fatto di scegliere nella vita il proprio percorso...
RispondiEliminaperò in questo periodo io penso e vorrei scegliere un cammino... ma quasi inconsciamente mi ritrovo su un'altra via... non è facile, scegliere purtroppo non è decidere..
Mi sono passate fra le mani queste parole di Tagore, che ti riporto:
RispondiElimina"La mia liberazione non è nella rinuncia, sento l'abbraccio della libertà in mille vincoli di gioia".
Gigi
Per amore può capitare di rinunciare a un pizzico di libertà, o alla carriera sul lavoro, o alla terra natìa. Ma se si vedessero solo le rinunce, chi mai vorrebbe innamorarsi ancora? Allora meglio dire che, se ho l'amore, lui ci sarà anche finito il lavoro, e quando sarò in pensione; al contrario, il lavoro finisce timbrato il cartellino. E il posto dove sto, è bello e felice solo se c'è l'amore, senza può solo diventare sterile e triste.
RispondiEliminaciao gz.
Bellissime parole le tue, cara Giulia.
RispondiEliminaLa frase:
"E il posto dove sto, è bello e felice solo se c'è l'amore, senza può solo diventare sterile e triste."
è da incorniciare.
Grazie.
Pace e benedizione
Molto bella questa riflessione, grazie!
RispondiEliminaGrazie anche del passaggio sul mio blog: le foto sono state scattate a Cassibile, Ragusa Ibla e a Modica. Posti splendidi!
Un caro saluto