In questo ultimo periodo mi sono spesso imbattuto sia in libri che parlano di scrittori che in persone che scrivono.
Tutto è cominciato circa un anno fa quando ho letto 'La sovrana lettrice'. Il finale mi era piaciuto anche se non mi trovavo d'accordo con la tesi espressa: un forte lettore alla fine diventa scrittore.
Io sono un lettore da non meno di 60 libri l'anno (per cui per le statistiche italiane sarei un forte lettore) ma ho sempre avuto un rapporto teso con l'arte della scrittura. Da una parte non nego che a volte mi abbia attratto, ne abbia sentito il richiamo. Ma dall'altra le volte che ho dovuto scrivere qualcosa sono stati per me momenti di sofferenza e tensione.
Non è solo il 'blocco da foglio bianco', ma anche e soprattutto la tensione nervosa. Siccome per motivi di tempo potevo scrivere solo alla sera, le volte che dovevo farlo significava che accumulavo tanta tensione nervosa che poi passavo la notte in bianco.
Eppure mi è sempre piaciuto 'inventare' storie, immaginare trame e personaggi. E tante volte (e ultimamente sempre più spesso) mi viene in mente che potrei anche scriverle. Non limitarmi a pensarle per me ma condividerle con qualcun'altro.
Però è anche questo ultimo aspetto che costituisce un problema. Avendo fatto studi tecnici, non ho gli 'strumenti tecnici' né la preparazione teorica. Sento che la mia scrittura è povera, retorica (nel senso peggiore). Sinceramente: ogni volta che ho iniziato a scrivere qualcosa, quando l'ho riletto non mi è piaciuto e quindi non sono andato avanti.
Quello che mi piacerebbe sapere è: ma voi che scrivete, come fate?
;-)
Infatti non è assolutamente vero che un forte lettore alla fine diventa scrittore. Mio marito, fisico convertito all'informatica, è sempre stato un forte lettore ma detesta scrivere, a scuola odiava i temi, non ha fantasia nell'inventare storie e neanche terrebbe mai un blog.
RispondiEliminaChi tiene un blog è facile che ami scrivere (al di là dei risultati). A me piace moltissimo scrivere però non ho mai pensato di diventare scrittrice (forse non ho nemmeno io la tecnica, avendo fatto il tecnico). Quando ero piccola (tipo nove anni) ho scritto qualche semplice poesia e poi ho scritto per tutta l'adolescenza diari. Il racconto di cui accennavo nel post è stato un caso. Non mi ricordo neanche più di cosa parlava. Scrivere è un piacere per me e basta.
(Invece come lettrice sono scarsuccia)
A me invece non facevano poi così schifo i temi. A volte, dipendeva dai titoli, mi piaceva. E poi mi piace inventare storie. Siccome soffro di difficoltà a prendere sonno, prima leggo, ma una volta a letto, per addormentarmi mi invento storie. Forse temo che se un domani dovessi riuscire a scriverle avrebbero lo stesso effetto sui lettori ;-)
RispondiEliminaSinceramente neanche io ho mai pensato di diventare scrittore. Solo che a volte mi capitano dei periodi in cui mi viene voglia che quelle storie non rimangano solo nella mia testa, mi piacerebbe leggerle su di un foglio di carta. E se anche un giorno riuscissi a farlo, non so proprio se le farei leggere a qualcuno.
È un po' come con la musica. C'è stato un periodo della mia vita in cui, stanco di ascoltarla e di suonare pezzi di altri (magari arrangiandoli a modo mio, ma sempre di altri) ho iniziato a scrivere io la mia musica (mi ero anche fatto un piccolo studio di registrazione). Ho gettato gli spartiti, ma ho ancora le registrazioni. E quando le musicassette hanno iniziato a scomparire dal mercato, ho ritirato fuori il registratore 4 piste e ho riversato tutto su cd. Lo ascolto in macchina quando sono da solo.
Ecco, con la musica, anche se l'ho studiata solo da autodidatta, mi sento 'padrone' del linguaggio, della tecnica. Con la scrittura invece mi sento in un paese completamente sconosciuto. C'è molta differenza tra immaginare una storia e scrivere la stessa storia.
Pace e benedizione
E allora dai, provaci, Julo! Infischiatene dell'eventuale apprezzamento dei lettori. Fallo per te, solo per tua soddisfazione personale.
RispondiEliminaIo invece scrittore lo volevo diventare. Penso che sia uno dei vezzi di chi studia materie umanistiche. Un libro viene visto un po' come il parto intellettuale frutto di una lunga gestazione.
RispondiEliminaNel mio caso il vezzo vanaglorioso è stato superato e la scrittura è diventato uno dei mezzi attraverso cui esprimere un contenuto.
Ben inteso che sono pure legato alla retorica classica, per cui, una buona espressione, deve avere implicita una piacevolezza estetica.
Caro Paolo, certamente certe figure retoriche classiche hanno una carica ANCHE estetica molto forte. Ma secondo me l'importante è il senso e soprattutto la chiarezza.
RispondiElimina"Chiarità è carità"
Pace e benedizione