Tutti noi stiamo facendo del nostro meglio per Haiti (come l'abbiamo fatto e continuiamo a farlo per L'Aquila). Oggi leggevo queste parole di Richard (le scrive il 21 gennaio) un giovane haitiano:
"La notte, la vita, la morte, non vedo alcuna differenza.
Da martedì 12 gennaio, da quando il paese è immerso in una profonda sofferenza, ho visto decine di anni assorbiti da cinque secondi di scosse. La speranza è svanita; non ci sono più soldi, non c’è più lavoro, decine di migliaia di persone senza riparo, senza acqua, senza cibo, senza elettricità.
Lo stato, prima, era assente, ora si può dire che è fuggito.
Sotto le macerie i cadaveri sono in decomposizione dopo nove giorni. C’è un odore terribile in quasi tutti i quartieri, si dorme all’aperto accanto alla spazzatura, all’odore di urina e alle feci. Arriveranno epidemie di tipo sconosciuto.
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Provate a immaginare per un attimo: una generazione che non ha avuto quasi alcuna formazione per quanto riguarda le catastrofi naturali è smembrata da questa. Non sapevo che, dopo un terremoto, le scosse di assestamento potessero essere così forti, per tutta la notte durante il sonno soffro di palpitazioni e quando si verifica una scossa di assestamento mentre sto sonnecchiando, rimango senza fiato."
Richard chiude la sua lettera con una richiesta che giro a chi la vorrà accogliere: di pregare il 12 di ogni mese e per 12 mesi per il popolo haitiano. Per lui è molto importante.
Qui potete trovare la sua lettera insieme ad altre di giovani di Haiti
Grazie, Julo, di quanto hai riportato e delle varie riflessioni a cui rimandi. C'è da meditarci sopra, accogliere col cuore e ...darci da fare!
RispondiEliminaGigi