Il vangelo di Marco (3, 31-35) ci narra un incontro mancato tra Gesù e sua madre: quello del “chi sono mia madre e chi sono i miei fratelli?”
Ma adesso, sulla via dolorosa, sul cammino verso il Calvario, in mezzo ad una folla non più osannante ma ostile e assetata di sangue, l’incontro avviene.
Il “si” di Maria all’Annunciazione era stata una firma su un assegno in bianco. Ed ora scopre la cifra su quell’assegno. Adesso scopre fino in fondo cosa significa “lasciar fare a Dio”. Ma come c’è coluto il suo “si” per la nascita del Figlio. Ora ci vuole il suo “si” per la sua morte.
E in questo incontro sulla via per la Croce sembra quasi che Maria abbia voluto rassicurare il figlio che poteva sempre contare su quel “si” iniziale. In mezzo agli innumerevoli “no” del rifiuto, Lui poteva contare su quel “si” per la salvezza del mondo.
Gesù affronta la morte nella spogliazione più totale. Tutto ciò che di concreto riceve (sputi, insulti e aiuto nel portare la croce, percosse e spugna imbevuta di aceto) lo riceve dagli altri. Anche l’ultimo bacio non è quello di sua madre, ma quello di un amico che lo tradiva.
Questo incontro sulla strada che porta al Golgota significa proprio questa comune consapevolezza di un sacrificio illimitato, questo reciproco assenso al distacco più lacerante. Perché non c’è dolore più grande di quello di una madre che vede morire il proprio figlio.
È l’ultimo “si”, l’ultimo “fiat”. Ma questa volta è un “fiat” capovolto. Da “sia fatto secondo la tua parola” adesso diventa “sia fatto secondo la volontà della malvagità umana”. E adesso il Cristo può riprendere la sua strada.