È il destino di tutti noi, di ogni cosa, di tutto l’universo: essere riconsegnati nelle mani di Dio.
Il libro della Genesi ci racconta che Dio con le sue mani plasmò l’uomo dalla terra, e che poi vi alitò il suo Spirito. Alla fine ognuno di noi ritornerà a quelle mani che lo hanno plasmato con tanto amore per restituire quello spirito che ci è stato donato.
Ma a quelle mani accoglienti non torneremo con le nostre mani vuote. In quell'abbraccio accogliente non si scioglierà solo il nostro corpo, ma troverà compimento tutta la nostra vita.
Riconsegneremo al Padre tutti i nostri gesti d’amore. Da quelli talmente piccoli e nascosti che neanche noi riusciamo a vedere, a quelli che ci hanno richiesto un grosso sacrificio, una morte interiore dolorosa.
E Lui che è l’Amore prenderà i nostri atti d’amore e togliendogli tutte le scorie del nostro egoismo, dei nostri limiti, li farà risplendere di quella luce d’eternità che sempre avevano, ma che i nostri occhi limitati non riuscivano a cogliere.
Si, Gesù sulla croce, nel momento di compiere il dono più alto, ci ricorda che tutto ci viene da Dio e che tutto a Lui ritorna. Ma ogni cosa che riceviamo dobbiamo restituirla non come l’abbiamo ricevuta, ma deve recare le nostre impronte, il nostro marchio. Ogni dono di Dio non dobbiamo seppellirlo nella terra per restituirlo intatto, ma dobbiamo maneggiarlo, usarlo, sporcarlo con le nostre mani, ammaccarlo con la nostra vita.
Solo così renderemo piena gloria a Dio e solo così la nostra vita sarà veramente realizzata e potremo entrare nella gioia senza fine.
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