Per comprendere il Vangelo di oggi bisogna partire dal Discorso della Montagna, quello al cap. 7 dello stesso vangelo di Matteo, dove Gesù dice che non si può pretendere di togliere la pagliuzza che è nell'occhio del fratello, senza prima togliere la trave che è nel nostro occhio. Nel momento in cui una relazione tra fratelli, e tutte le relazioni umane sono tra fratelli, entra in crisi, non va dimenticato questo punto di partenza.
Gesù chiede che i problemi di relazione vengano risolti attraverso il dialogo, e non attraverso il giudizio o peggio ancora la condanna. "Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va'...". Ecco la cosa straordinaria! Andare! Non rimanere fermi nel rancore e nelle proprie ragioni. La base di ogni soluzione dei conflitti sta nel non dimenticare il punto di partenza: la consapevolezza dei propri limiti, prima che di quelli degli altri.
Un litigio, una ingiustizia, una incomprensione hanno rotto il 'noi', allora non bisogna stare fermi, ma bisogna far in modo di 'guadagnare il fratello'. La riconciliazione è sempre un guadagno, mai una perdita. Si tratta di rinunciare a qualcosa per guadagnare molto di più. L'una o l'altra parte si devono muovere, e Gesù, sempre coraggioso e provocatorio, dice che è proprio la parte 'offesa' a doversi muovere per prima. E il fine non è una semplice giustizia umana, ma quella divina, cioè ritrovare quella sinfonia perduta.
Gesù nell'uso delle parole (e qui bisogna andare all'originale greco per cogliere questa sfumatura) usa la parola 'sinfonia' quando dice "se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo". L'idea di una comunità come di una sinfonia di strumenti diversi è davvero unica. Se uno strumento suona male o fuori tempo, non lo si deve cacciare ma semmai correggere, perché per quanto piccola possa essere la sua parte nella musica, quello strumento è fondamentale. Dio è in questa sinfonia della comunità, e si mostra proprio nell'armonia continuamente cercata e custodita.
E proprio questo è il punto di arrivo: "Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro". La consapevolezza che una comunità di credenti si regge non sugli sforzi personali del singolo, ma sul nome di Gesù. È il mettere al centro della comunità non la propria persona, il proprio senso di giustizia, il proprio onore, ma sempre e solo Gesù che permette a una comunità di superare tutti i conflitti.
E in questo cammino di riconciliazione, tra il punto di partenza e quello di arrivo, c'è una strada da seguire, ed è quello che Paolo ci indica nella seconda lettura: 'La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità'.
E se una frattura tra due persone della comunità diventa insanabile? Gesù è preciso nel dire che "sia per te come il pagano e il pubblicano". Per te, non per tutta la comunità. Non ci sono scomuniche e allontanamenti definitivi. Quelli spettano a Dio e al suo giudizio finale. A noi rimane l'insegnamento di Gesù di 'amate i propri nemici' che va tenuto presente di fronte a ogni rottura. Gesù amava tutti, la sua famiglia e i suoi amici che lo ricambiavano, ma amava anche i più lontani e li amava per primo anche senza ricevere il contraccambio. Ecco cosa significa 'sia per te come il pagano e il pubblicano': anche se non riesci più a sentire l'altro come fratello, almeno amalo come farebbe Gesù, cioè sempre e comunque.
Sulla correzione fraterna segnalo anche questo mio post del 2007
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