07 ottobre 2021

Siamo tutti dei salvati - 10/10/2021 - XXVIII Domenica tempo ordinario

 

Icona del 'giovane ricco'

Due cose mi colpiscono in questo brano.

La prima è la differenza tra la domanda di questo tale e quella dei discepoli: «che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?» dice lui, e «chi può essere salvato?» dicono loro.
Per questo tale il paradiso è un diritto che si acquisisce se si fa qualcosa. Col Signore si instaura un rapporto commerciale, un dare-avere per cui alla fine Lui è obbligato a darmi il paradiso. È il tentativo di diventare 'padroni' di Dio, di far si che lui si pieghi alla nostra volontà.
Invece i discepoli hanno capito che non siamo noi che 'ci salviamo', ma siamo tutti, ma proprio tutti, dei salvati. Non è la nostra più o meno grande bontà o onestà che ci salva, ma solo l'immenso amore di Dio è causa della nostra salvezza.
La salvezza non è la ricompensa che Dio ci elargisce alla fine della nostra vita, ma il dono che fa gratuitamente ogni giorno a tutti.

La seconda cosa è la frase di Gesù: «va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, [...] e vieni! Seguimi!»
Troppe volte interpretiamo 'quello che hai' con i soldi, la ricchezza materiale. In fondo rinunciare a un po' di soldi è abbastanza indolore. Forse affrontare il cammino della vita con qualche peso in meno potrebbe anche essere più facile.
Ma il Signore chiede qualcosa di più, e risulta chiaro dalla risposta che da a Pietro. Non si tratta di continuare sulla stessa strada con un bagaglio più o meno differente. Si tratta di cambiare strada. Si tratta di lasciare anche tante nostre idee su cosa sia importante e cosa lo sia di meno, sul fatto che la sicurezza non viene dai beni che possediamo, ma da ciò che non abbiamo perché lo abbiamo donato. E Dio ci assicura che la ricompensa non dobbiamo aspettarla un domani, ma l'abbiamo già oggi. Dio non firma dei pagherò, lui paga in contanti e pronta cassa.

Ma la cosa più difficile a cui dobbiamo rinunciare è, spesso, la nostra idea di Dio. Un Dio monarca che sta a misurare col bilancino le nostre azioni è molto più rassicurante di un Dio che cammina per la strada in mezzo a noi e vede i nostri cuori, conosce le nostre intenzioni. Col primo è facile sentirsi a posto: basta che io faccia un tot di buone azioni e Lui 'deve' ricompensarmi. Col secondo, con la sua unica richiesta 'ama!', non si è mai sicuri di aver fatto abbastanza. Si dipende in tutto e per tutto dal suo amore, si tratta solo di avere fiducia in Lui.

Gesù, in fondo, a questo tale, a cui non sapendo il nome possiamo tranquillamente dargli il nostro, chiede di passare dal professare una religione al vivere una fede.


(Sap 7,7-11; Sal 89; Eb 4,12-13; Mc 10,17-30)


2 commenti:

  1. Un passo non facile per me. Oscillo da una forte ricerca di senso alla narcosi della inquietudine. Grazie.
    Graziana Tocco

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    1. Grazie.
      In effetti ci sono delle pagine del Vangelo che ci sono particolarmente ostiche e incomprensibili. Anni di lotta, ma prima o poi arriva l'illuminazione e ciò che fino ad un attimo prima era nebuloso inizia a brillare.
      E se non dovesse arrivare questo momento ... amen.
      Sarà la prima cosa che ci spiegherà sorridendo.

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