04 novembre 2021

A scuola da una povera vedova - 7/11/2021 - XXXII Domenica tempo ordinario

Obolo della vedova - Sant'Apollinare nuovo (Ravenna)
 

La scena di questo brano del Vangelo avviene alla sera di un giorno che per Gesù è stato abbastanza pesante, pieno di dibattiti e dispute teologiche (le obiezioni sulla sua autorità, i tranelli dei farisei sui tributi a Cesare, le discussioni con i sadducei sulla resurrezione, e infine il dialogo con lo scriba sul comandamento più grande).

Una prima cosa mi colpisce: con gli uomini, grandi discussioni teologiche alla ricerca di una verità astratta, con questa donna nessuna parola, solo un piccolo gesto concreto. Ma un gesto che vale più di mille discorsi.
Mi viene in mente quel fico che non dava frutti. Gesù per tutto il giorno ha zappato, concimato il terreno attorno al fico. Alla sera si siede all'ombra del fico, ma il frutto viene da un'altra parte. Non dai dotti maschi, non dai sacerdoti né dai farisei, ma da una semplice donna, un'umile vedova indigente.

È significativo che con questo episodio termina l'insegnamento di Gesù al tempio. "Il luogo di incontro con Dio non passa attraverso il potere cultuale o istituzionale, ma attraverso il cuore povero, cioè totalmente aperto e disponibile a Dio" (Rinaldo Fabris).

Tanti hanno "gettato molto", ma la povera vedova ha dato "più di tutti". Gesù non guarda la quantità, guarda il valore. Chi ha dato molto in realtà ha dato ciò che per lui era in avanzo, ciò che aveva in abbondanza. Lei ha dato ciò che le mancava.
A dare ciò che si ha in più sono capaci tutti. Dare ciò che si ha in meno, ciò che non si ha, è una delle caratteristiche di quei «piccoli» che Gesù predilige.

Dopo una giornata di controversie teologiche, Gesù non conclude con una dichiarazione dottrinale. Lui lascia la parola ad una vedova. E lei si spiega con un gesto. Con tanti dotti lì attorno Gesù ci mette a lezione da questa povera analfabeta.
Sta a noi imparare la lezione.


(1Re 17,10-16; Sal 145; Eb 9,24-28; Mc 12,38-44)


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