06 ottobre 2022

Ogni miracolo è solo l'inizio di una storia - 9/10/2022 - XXVIII Domenica tempo ordinario

 

Cristo e il lebbroso (part.)
Cripta chiesa di san Pio da Pietrelcina - San Giovanni Rotondo
(mosaico - Centro Aletti)



«Appena li vide» Subito, in fretta, senza quasi lasciarli parlare. Ma non è la fretta di chi cerca di sbolognare subito una rogna, di chi cerca di allontanare una persona inopportuna, molesta.
È la fretta dell'amore: "affrettiamoci ad amare, le persone se ne vanno così presto!" diceva il poeta e prete polacco Jan Twardowski. È la fretta di Maria che va da Elisabetta (Lc 1, 39). È la fretta di Dio che si china sulle sofferenze umane, pronto a consolare e asciugare le nostre lacrime (Ap 7, 17 e 21, 4). È la fretta del Padre che corre incontro al figlio che torna camminando a capo chino. È l'amore che previene, che riesce a sentire la sofferenza dell'amato perché è la sua stessa sofferenza.

«E mentre essi andavano, furono purificati». Non aspettano il miracolo per mettersi in cammino, ma con il loro camminare aiutano il miracolo. Il futuro inizia col primo passo, la promessa si realizza nel divenire. "La Provvidenza conosce solo uomini in cammino" (san Giovanni Calabria). Lungo il cammino, passo dopo passo, la guarigione si fa strada dentro di loro. Dio vuole servirsi dei nostri passi, fatti solo sulla fiducia nella sua Parola, per compiere i suoi miracoli, per donarci la salute, la gioia della guarigione.

E Dio, che ha provato il dolore della loro malattia, prova la gioia della guarigione dei dieci lebbrosi. Di tutti e dieci. E nove di loro ascoltano le parole di Gesù, le eseguono alla lettera.
Uno invece disubbidisce. Non va a presentarsi ai sacerdoti, ma torna indietro. "A volte bisogna andare contro la legge per esserle fedeli in profondità" (Dietrich Bonhoeffer). E Gesù lo loda.
Penso che a Dio facciano piacere, più che i ligi applicatori della legge, questi innamorati di Lui e della vita, che seguono il cuore, che fanno della legge la rampa di lancio per i loro slanci d'amore, che cantano la vita e vivono il canto.

Dieci sono stati guariti, uno solo è stato 'salvato'. Ogni miracolo è una storia incompiuta, un inizio di storia. Perché l'essere umano è più del proprio corpo. Ha bisogno di più, di una sorgente di vita, di quella fonte inesauribile che è Dio.
E allora capiamo che lo straniero disprezzato che torna, non è salvato perché è tornato a ringraziare. Viene salvato perché è entrato in comunione. Ha riallacciato la relazione con il proprio corpo, con il cielo, con Dio: gli ha abbracciato i piedi e ha cantato alla vita.


(2Re 5,14-17; Sal 97; 2Tm 2,8-13; Lc 17,11-19)


Nessun commento:

Posta un commento

È buona cosa firmare sempre i propri messaggi. I commenti anonimi vengono accettati, ma preferirei sapere con chi parlo.