Gesù cerca di spiegare la realtà, un po' misteriosa, del Regno di Dio. E lo fa attraverso le parabole, con una serie di immagini diverse tra loro: la seminagione, un pugno di lievito che fa fermentare una massa di farina, la scoperta di un tesoro nascosto, la ricerca di una perla preziosa, ecc ...
Di fatto nessuna di queste immagini corrisponde all'idea che noi abbiamo di un regno. Pensando ad un regno noi abbiamo in mente qualcosa di ordinato, di potente, di forte e ben organizzato. Qualcosa di fisso, di stabile. Che incute timore e rispetto.
Il Regno che ci presenta Gesù invece non è qualcosa da 'contemplare', qualcosa di già fatto e definito, messo li a nostra disposizione, soltanto da consumare.
Gesù ci presenta il Regno come una realtà dinamica, non statica. Una realtà che richiede che la cerchiamo, che camminiamo, che vuole che ci diamo da fare, scegliamo, decidiamo, ci impegniamo, sacrifichiamo anche qualcosa. Tutte cose di cui faremmo volentieri a meno.
Proprio le due parabole del tesoro nascosto in un campo e della perla di grande valore, mettono in evidenza alcune linee caratteristiche del Regno.
Il primo punto penso lo si possa individuare nel senso della scoperta. E la scoperta presuppone una ricerca, un'esplorazione, un'attenzione alla realtà che ci circonda.
La verità è offerta a tutti. Ma non ci viene messa a disposizione sotto il naso su di un piatto d'argento. Cercare costituisce la condizione essenziale per trovare. Bisogna avere il cuore e la mente aperti alla meraviglia, all'incontro inaspettato. Solo questo ci permette di 'scoprire' il grande tesoro nascosto.
Ed è una scoperta tutt'altro che marginale, si tratta di qualcosa di essenziale, che può cambiarmi la vita, determinare una svolta imprevista, dare un'impronta totalmente diversa alla mia esistenza.
È una conversione. È la scoperta di un tutto, capace di riempirmi la vita, non di un elemento accessorio, un nuovo ornamento da aggiungere agli altri.
Il secondo punto nasce proprio dalla scoperta, perché aver scoperto ci pone davanti una scelta precisa. E tanto è il valore della scoperta, tanto radicale deve essere la scelta.
Aver valutato di enorme valore il tesoro, la perla, ci porta ad una decisione precisa, ma che può essere, per certi aspetti, anche dolorosa, perché richiede dei sacrifici, delle rinunce, dei distacchi.
Se il Regno di Dio è tutto, a questo tutto occorre essere disposti a sacrificare ... tutto il resto.
La scoperta rappresenta l'occasione unica, la possibilità mai avuta prima e assolutamente da non lasciarsi scappare. Questo non significa disprezzare il resto, ma solo relativizzarlo, scoprirne i limiti e vedere che il suo valore è inferiore alla scoperta. È impossibile entrare nel Regno senza passare attraverso una fase di rottura, di rinuncia, di abbandono. Ma non è una rinuncia fine a sé stessa, è una rinuncia per un qualcosa di migliore e più grande. È una rinuncia per un possesso. Il cristiano non è uno che ha 'lasciato' che ha rinunciato. È uno che ha trovato.
Il cristiano non è uno che tende al sacrificio, alla rinuncia. È uno che tende alla gioia e alla pienezza di felicità. E perciò è disposto a pagarne il relativo prezzo.
E una volta che abbiamo acquistato la perla preziosa, il tesoro nascosto, l'amore di Dio ci restituirà ciò che abbiamo 'lasciato' per Lui dopo averlo trasformato da peso ad ali per volare tra le sue braccia.
(1Re 3,5.7-12; Sal 118; Rm 8,28-30; Mt 13,44-52)
Tesori d'azzurro,
che ogni giorno, in volo ripetuto,
porto alla mia terra! Polvere dalla terra,
che ogni giorno porto al cielo!
Quanto ricche le mani della vita,
tutte piene di fiori di cielo!
Quanto pura ogni stella,
nel bruciar pene della vita!
E quanto ricco io, nel regalare a tutti
tutto quello che raccolgo
e cambio coi miei sogni!
Che gioia questo volo quotidiano,
questo libero servizio,
dalla terra ai cieli,
dai cieli alla terra!
(Juan Ramón Jiménez
premio Nobel per la letteratura 1956)
premio Nobel per la letteratura 1956)