«Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»
Frase famosissima, ma che a ben guardare più che essere una risposta, è una sorgente di domande.
La prima cosa da notare è che la domanda posta dai farisei parla di "pagare", e Gesù dice di "rendere". I farisei e gli erodiani, acerrimi nemici che si alleano contro Gesù, mettono tutto, anche il rapporto con Dio, sul piano commerciale, è tutto un dare-avere in cui si cerca di dare il minimo sperando di ottenere il massimo.
Gesù invece vive tutto sul piano del rapporto personale di amicizia, di amore, di dono. Per Dio tutto è dono, che per dare buoni frutti (cfr. i vangeli delle domeniche passate), per essere restituito, si deve condividere.
C'è da dire anche che questa frase non rappresenta una spartizione dei campi di influenza. Non è un trattato tra due potenze che si spartiscono territori e sudditi vari tracciando un confine rigido e guai a chi l'oltrepassa. E questo perché anche Cesare è di Dio, come di Dio è chi ha posto la domanda. Tutti siamo di Dio.
Quindi come facciamo a riconoscere le cose di Dio e le cose di Cesare? La frase di Gesù non risolve i problemi quando, come spesso succede, le due realtà si mescolano. Perché la realtà concreta è molto complessa, le situazioni storiche cambiano, gli equivoci sono sempre possibili.
Il cristiano non ha una soluzione prefabbricata, buona per tutte le stagioni. Sa però che ciò che torniamo al Padre deve avere il sapore del pane spezzato e condiviso, il profumo della libertà.
Ciò che dobbiamo tornare a Dio non lo dobbiamo cercare tra pietre preziose, vesti lussuose, monete o pergamene. Lo dobbiamo cercare tra le persone. Ogni essere umano porta, anche se sbiadita, corrosa, l'immagine di Dio (Gen 1, 26). Restituire a Dio la sua immagine impressa in ogni uomo e in ogni donna è sempre più urgente.
Ciò che si deve restituire a Dio comprende anche ciò che si deve restituire ai poveri, agli esclusi, alle vittime dell'ingiustizia, ai senza voce, ai dimenticati, agli schiacciati da tutte le forme di oppressione e sfruttamento, a tutti coloro che sono stati privati della dignità e della speranza.
Perché Dio non accetta i resi solo in chiesa, anzi. Lui spesso preferisce riscuotere agli sportelli dell'umanità.
(Letture:
Isaia 45,1.4-6; Salmo 95; prima Tessalonicesi 1,1-5; Matteo 22,15-21)
Isaia 45,1.4-6; Salmo 95; prima Tessalonicesi 1,1-5; Matteo 22,15-21)
Il sapore del pane spezzato e condiviso...Un paio di giorni fa, nella piatta monotona narrazione dell'attuale esacerbato conflitto in Medio Oriente, trilla, se posso dire così, squilla!...allarmante, urgente, degna di un'attenzione immediata e globale, la testimonianza di Edith Bruck: "...ma la vendetta non serve."
RispondiEliminaNon ci sarebbe altro da aggiungere, nulla da fare se non piegarsi, tutti, a questa parola ultima. Edith Bruck, che una volta "dall'altra parte" non ha odiato. Una volta liberata ha pensato a nutrire dei nazisti, a condividere con essi il suo cibo, ha nascosto dei fascisti.
Testimonianza che ha il sapore della libertà.
Grazie della visita e del commento
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