Sarà perché è il primo Natale senza uno dei figli (è in Marocco), sarà perché oggi ho finalmente sentito la mia nipote preferita (anche perché è l'unica, gli altri sono maschi, ma soprattutto perché è stata la prima e l'ho fatta saltare tante volte sulle ginocchia...) che è in ospedale da più di un mese e il Natale non potrà vedere i figli perché immunodepressa. Sarà per questo o per altro, ma oggi mi è tornato in mente il Natale del 1959, l'unico della mia infanzia che ricordo molto vivamente.
Avevo cinque anni, e quaranta giorni prima mi ero rotto una caviglia. Siccome ero scarnificato fino all'osso non era stato possibile ingessare e così dovetti stare tutto quel tempo a letto immobile. Il primo giorno che avrei potuto finalmente alzarmi era proprio il giorno di Natale. Lo aspettavo con un'ansia che non avevo mai provato: i regali di Natale e potersi alzare, camminare, correre, saltare, non essere più obbligato a letto!!!
Quella mattina però quando arrivò il momento di alzarsi per andare a scartare i regali... non riuscivo a stare in piedi. Ricordo ancora il pianto disperato, non mi fregava niente dei regali. Ricordo che uno dei doni era un fortino per giocare con i cowboy e gli indiani. Al pomeriggio, dopo che mi ero un po' calmato, giravo per casa a quattro zampe trascinandolo. Solo alla sera, con molta fatica riuscivo a tirarmi in piedi sorreggendomi al muro, ma con le gambe che tremavano e che dopo pochi secondi si piegavano.
Nonostante tutte le mie paure dopo pochi giorni correvo e saltavo quasi come prima.
Ma bando alla tristezza. Tra poco uscirò per andare alla Veglia e alla Messa di mezzanotte. Vedrò i parrocchiani, persone che nel corso degli anni mi sono state vicine nelle gioie e nei dolori. Persone che mi danno forza e sostegno. Persone che mi sono care come e forse più di parenti.
Rideremo, ci faremo gli auguri e festeggeremo il Natale prima con la Messa e poi con una bicchierata in piazza con spumante e vin-brulè per combattere il freddo. Ma l'amore scalda più di ogni altra cosa.
A tutti auguro un Natale pieno di affetti e di amore, quello vero.
Pace e benedizione
Avevo cinque anni, e quaranta giorni prima mi ero rotto una caviglia. Siccome ero scarnificato fino all'osso non era stato possibile ingessare e così dovetti stare tutto quel tempo a letto immobile. Il primo giorno che avrei potuto finalmente alzarmi era proprio il giorno di Natale. Lo aspettavo con un'ansia che non avevo mai provato: i regali di Natale e potersi alzare, camminare, correre, saltare, non essere più obbligato a letto!!!
Quella mattina però quando arrivò il momento di alzarsi per andare a scartare i regali... non riuscivo a stare in piedi. Ricordo ancora il pianto disperato, non mi fregava niente dei regali. Ricordo che uno dei doni era un fortino per giocare con i cowboy e gli indiani. Al pomeriggio, dopo che mi ero un po' calmato, giravo per casa a quattro zampe trascinandolo. Solo alla sera, con molta fatica riuscivo a tirarmi in piedi sorreggendomi al muro, ma con le gambe che tremavano e che dopo pochi secondi si piegavano.
Nonostante tutte le mie paure dopo pochi giorni correvo e saltavo quasi come prima.
Ma bando alla tristezza. Tra poco uscirò per andare alla Veglia e alla Messa di mezzanotte. Vedrò i parrocchiani, persone che nel corso degli anni mi sono state vicine nelle gioie e nei dolori. Persone che mi danno forza e sostegno. Persone che mi sono care come e forse più di parenti.
Rideremo, ci faremo gli auguri e festeggeremo il Natale prima con la Messa e poi con una bicchierata in piazza con spumante e vin-brulè per combattere il freddo. Ma l'amore scalda più di ogni altra cosa.
A tutti auguro un Natale pieno di affetti e di amore, quello vero.
Pace e benedizione
Caro Julo
RispondiEliminaauguro di cuore un Buon Natale e tanta felicità a te e a tutta la tua famiglia!
Sara
Buon Natale!
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