In questa prima domenica di Quaresima cerchiamo prima di ogni altra cosa di cogliere il senso vero e profondo di questo tempo liturgico.
Quando pensiamo alla Quaresima, il nostro pensiero va subito verso la penitenza, il digiuno e la rinuncia. Pensiamo a visi tristi; pensiamo a quaranta giorni come quelli che Gesù ha passato nel deserto, in solitudine e digiuno, o ai quarant’anni che il popolo di Dio ha passato nel deserto del Sinai camminando verso la Terra Promessa.
Tutte cose vere e giuste, ma che rappresentano solo la punta dell'iceberg, la parte più visibile, ma non la maggiore né la più importante.
La Quaresima non è un tempo di austerità o di tristezza, né un periodo per coltivare la colpa fissando il nostro sguardo su di noi, sulle nostre colpe e le nostre mancanze. È soprattutto un momento per cantare la gioia del perdono. I quaranta giorni quaresimali sono il periodo che Dio ci dona per prepararsi a riscoprire le piccole primavere delle nostre esistenze.
Quando, all’inizio del Vangelo di san Matteo, Giovanni Battista proclama «pentitevi!», egli vuol dire «volgetevi verso Dio!». Sì, durante la Quaresima, noi dovremmo volgerci verso Dio per accogliere il suo perdono. Cristo ha vinto il male e il suo costante perdono ci permette di rinnovare la nostra vita interiore. È alla conversione che siamo chiamati: non a volgerci verso noi stessi in una introspezione o in un perfezionismo individuale, ma a cercare la comunione con Dio e la comunione con gli altri.
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