Nel Vangelo Gesù ci dice, insistendo, che mangiare la sua carne e bere il suo sangue ci fa vivere. La sua carne e il suo sangue, cioè la totalità della sua umanità. Gesù ci invita a mangiare il dolore, l'amore, la debolezza, la libertà che ha mostrato e vissuto nella sua vita. Gesù ci fa ricchi della sua umanità. Solo attraverso la sua umanità possiamo arrivare alla sua divinità. "Non si può amare la divinità di Cristo se non prima amando la sua umanità" diceva la mistica e poetessa medioevale Hadewijch di Anversa.
Attraverso il corpo e il sangue di Gesù noi entriamo in comunione con Lui, cioè veniamo inseriti nella sua stessa vita. Ma per mezzo dell'Eucarestia noi entriamo in comunione anche con tra di noi. Non c'è vera comunione con Dio se non c'è comunione tra di noi.
Con l'Eucarestia il cristiano scopre la sua vocazione di "essere comunionale", si rende conto che non si può vivere il cristianesimo in un'ottica individualistica. "In Paradiso ci si va in comunità, all'inferno ci si va da soli" dicevano i Padri. Partecipare alla Cena Pasquale, all'anticipo del banchetto celeste, vuol dire rinsaldare in ognuno di noi il rapporto con il Padre e con i fratelli. E questo nonostante a volte (per non dire spesso) le nostre opinioni, i nostri punti di vista, ci mettano in opposizione. Perché l'Eucarestia ci fa scoprire quanto le nostre divergenze e le nostre diversità si radicano nella stessa volontà di adesione al Vangelo, nell'ottica di uno stesso progetto. L'Eucarestia, se celebrata non come rito ma come avvenimento dell'incontro comunitario col Signore, fa sì che ci si ami nonostante le divergenze e i conflitti quotidiani. "Se vuoi essere cattolico devi essere unito nella diversità e diverso nell'unità" diceva il cardinale e teologo Yves Congar.
Quindi l'Eucarestia oltre ad essere il sacramento fondante l'unità serve anche a realizzare la diversità. Il Pane che riceviamo non produce a tutti gli stessi effetti, non produce un tipo standard di cristiano. Invece stimola, potenzia, favorisce e sviluppa le doti che ognuno di noi ha in maniera personale ed unica. La comunione prodotta da Gesù tra le persone avviene sottolineando e sviluppando le peculiarità e le diversità di ognuno di noi.
Ma se l'Eucarestia è tutto questo, allora "mangiare il pane a tradimento", in rapporto ad essa, significa non impegnarsi a realizzare la comunione nella diversità con tutti. I primi cristiani quando parlavano di "corpo di Cristo" pensavano alla Chiesa. E per evitare confusione specificavano: "il vero corpo di Cristo" per indicare il popolo di Dio, e "il corpo mistico di Cristo" per indicare il pane eucaristico. Quindi l'amen che diciamo quando prendiamo l'ostia non è una semplice dichiarazione che crediamo nella reale presenza di Gesù nell'ostia, ma anche la dichiarazione del proprio impegno a costruire questo corpo di Cristo nella comunione con i fratelli.
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