12 agosto 2020

16 agosto 2020 - XX domenica del tempo ordinario

Gesù, come uomo, ha dovuto imparare tutto proprio come noi. Ma ha anche dovuto imparare come vivere il suo essere "vero Dio e vero uomo". E ha fatto fatica, c'ha messo tanto tempo. Tutti noi ricordiamo l'episodio di Gesù nel tempio a dodici anni (era l'età in cui gli ebrei maschi diventavano legalmente adulti). Poi durante i tre anni di vita pubblica, dapprima ritiene che il suo messaggio sia rivolto solamente al popolo ebraico. Ma un po' alla volta la sua azione si allarga, inizia a predicare e operare anche in mezzo ai pagani e ai samaritani. Ci sono alcuni episodi che lo spingono a capire che il Padre vuole raggiungere tutti gli uomini. E quello del Vangelo odierno è uno di questi.

C'è questa donna. Ma per un ebreo del tempo ha tre disgrazie: è donna, è pagana, è cananea. In pratica la feccia della feccia. Un cane randagio, insomma. E proprio 'cani' venivano chiamati i pagani dagli ebrei. Ma questa donna ha un grande dolore, ma non per sé, lo ha per sua figlia. Non chiede per sé, chiede per un'altra persona. Lei non avrebbe nessun titolo, nessun diritto di rivolgere la parola al rabbì ebreo, ma è tanto l'amore che ha nel cuore, che osa. L'amore porta ad osare, a superare le convenzioni e le usanze, anche i propri limiti e le proprie paure.

Ma noi di fronte alla sofferenza, di fronte alla disperazione, spesso non sappiamo cosa dire, né cosa fare. Arriviamo anche a non sopportarla. E reagiamo con fastidio. Come gli apostoli, che in pratica dicono a Gesù: "dagli qualcosa così finisce di rompere e ce la leviamo di torno".

E Gesù, che alla donna non rispondeva (non era bene che un rabbì rivolgesse la parola ad una donna in pubblico, neanche a sua moglie!), ai discepoli ribatte che lui è venuto solo per gli ebrei.

Ma la donna non si arrende. Gli si prostra davanti come di fa con un dio, e gli dice semplicemente "Signore, aiutami". Nel Vangelo di domenica scorsa era Pietro a implorare "Signore, salvami". E davanti alle invocazioni di aiuto Gesù non rimane indifferente, risponde. Solo che le sue risposte non sono quasi mai quelle che cerchiamo noi. Perché le sue risposte non vogliono solo risolvere un problema, ma vogliono anche farci crescere, farci fare un passo avanti, farci diventare sempre più esseri umani.
E la risposta di Gesù alla donna le fa prendere coscienza di tutto il suo amore.
E la risposta della donna fa capire a Gesù che per il Padre non ci sono figli e cani. Per il Padre tutti sono figli.

E succede una cosa molto particolare. Nel Padre Nostro Gesù ci insegna a dire "sia fatta la Tua volontà". Ma adesso è lui, il Figlio di Dio, che dice alla donna "sia fatta la tua volontà"! Veramente, come diceva Origene, "le nostre preghiere sono padri e madri di ciò che accade nel mondo".
Gesù che all'invocazione di Pietro gli aveva detto che aveva poca fede, all'invocazione della donna pagana risponde che la sua fede è grande.

La donna scopre di avere una grande fede e che anche lei è figlia.
Gesù si rende conto sempre più che nel regno di Dio non ci sono figli e non figli, uomini e cani. Ma ci sono solo figli da saziare di amore, e che sono figli sono anche quelli che pregano un altro Dio.
Gli apostoli, e noi con loro, scoprono di non avere il monopolio della fede, anzi. Scoprono (e noi con loro) che anche l'ultimo degli infedeli può avere una fede più grande della loro. Scoprono che si può imparare da tutti, tutti hanno qualcosa da insegnarci, perché tutti sono figli di Dio e da Lui amati.

2 commenti:

  1. Una riflessione "molto" profonda che non posso non condividere con gli amici Grazie mille! Dio benedica te e la tua famiglia.

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  2. Grazie del commento, ma chi sei?

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